In orizzonte di tempo il Casanova nel terzo centenario della nascita nel libro a più voci per Solfanelli editore
- Postato il 18 aprile 2025
- Antropologia Filosofica
- Di Paese Italia Press
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Pierfranco Bruni
“Nelle grandi imprese ci sono sempre dei particolari decisivi, che, se si vuole riuscire, si devono curare di persona”. E fu una grande impresa quella di Giacomo Casanova non solo nella fuga dai Piombi, ma in tutta la sua peregrinazione di uomo che cercò nella bellezza e nella seduzione un tempo diventato sempre più viaggio e memoria.
Da Venezia a Parigi, da Napoli al castello di Dux. Settantatré gli anni. Le corti furono le sue case, i salotti le sue sfide, gli amori il suo voler vincere la solitudine, la leggenda un mito oltre ogni storia, le ragioni del cuore ogni oltre ricerca di ragione. Insomma Giacomo Casanova non fu solo un personaggio di un Settecento troppo mitizzato, ma una personalità che capì la disgregazione che stava creando la Rivoluzione Francese intorno ai valori e ai concetti di sentimento di tempo di mistero.
Un contesto di superstizioni e di barocchismi superati, ma anche di rivolte pre e post giacobine e anticipatrici di massoniche visioni risorgimentali e ricchi di romanticismo. Giacomo è un uomo di quella temperie ma con molte “spanne” in più rispetto sia a Voltaire che a Rousseau e mai violento o ideologicamente deformato e vittima della pazzia di Robespierre.
Insomma un fantasioso e alchimista del pensiero che sapeva capire la teologia ma accettava il mistero. I suoi amori? Una lezione di Bellezza e di seduzione anche alla corte di Caterina. I suoi viaggi? Una inquietante bisogno di isola oltre la sua Venezia dalla quale era stato allontanato. Il bibliotecario di Dux?
Il bisogno di solitudine ma anche di sconfiggere la solitudine e il vivere l’attesa come necessità di speranza. Henriette? Una leggenda un mito una verità nel segreto e nella trasposizione del fantastico in vita. Giacomo Casanova scrisse di filosofia al pari dei filosofi del Settecento. Anche se si vuole disconoscere o negare Casanova ebbe un pensiero profondo che non servi alcuna causa ideologica ma soltanto il legame tra il mistero e il tempo sino a toccare il sentimento di morte. È ciò che abitò sino alle ultime riflessioni.
Casanova un anticipatore. Di cosa? Di un uomo che seppe vedere e sentire la rivolta di un’epoca attraverso una visione antropologica della cultura settecentesca non solo in Italia ma in tutta Europa. Una antropologia del costume. Un antropologia del pensiero. Introdusse una pedagogia della seduzione nella antropologia della vita. Il saggio, in distribuzione tra qualche giorno da Solfanelli editore, il cui progetto verrà presentato il 26 aprile prossimo a Chieti, dal titolo “In orizzonte di tempo. Una vita da Casanova: a trecento anni dalla nascita” a cura di Franca De Santis e il coordinatore scientifico di Pierfranco Bruni, pone all’attenzione proprio un viaggio nella vita e nell’opera di Giacomo. Un percorso a tutto tondo che pone al centro proprio i punti qui sottolineati. Casanova fu non solo un interprete ma un protagonista ed è proprio anche lui a rendere leggibile un antropos che è quello definito forse ingiustamente il Secolo dei Lumi.
Ebbe a scrivere il mio Giacomo:
“Un uomo nato a Venezia da poveri parenti, senza beni di fortuna e senza nessuno di que’ titoli che nelle città distinguono le famiglie dalle ordinarie del popolo, ma educato, come piacque a Dio, nella guisa di quelli che sono destinati a tutt’altro fuorché a mestieri coltivati dal volgo, ebbe la disgrazia, nell’età di ventisett’anni, di incorrere nell’indignazione del governo; e, nell’età di vent’otto, ebbe la fortuna di fuggire dalle sacre mani di quella giustizia, della quale non soffriva di buona voglia il castigo. Fortunato è quel reo che può in pace soffrire la pena che meritò, aspettandone il termine con rassegnata pazienza; infelice è l’altro che, dopo aver errato, non ha il coraggio di compensare le sue colpe e cancellarle, soccombendo puntualmente alla sua condanna”.
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