Il verde è curativo per la salute umana, lo dimostra la scienza: ma l’Italia lo ignora
- Postato il 8 ottobre 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Di Florida Nicolai, ARCA (Assieme per la Rigenerazione e la Cura dell’ambiente)
La relazione tra verde e salute umana ha superato la fase delle semplici correlazioni per approdare alla comprensione dei meccanismi eziologici e alla quantificazione dei servizi ecosistemici. I monoterpeni emessi dalle piante – come l’alfa-pinene e il limonene – agiscono come veri e propri principi attivi. Studi condotti nell’ambito della Medicina Forestale dimostrano la loro capacità di potenziare l’attività dei linfociti Natural Killer (NK), esercitare effetti antinfiammatori e modulare positivamente l’umore, riducendo i livelli di cortisolo. La Terapia Forestale rappresenta la prova più avanzata di come l’esposizione intenzionale agli ambienti boschivi, ricchi di monoterpeni, possa essere considerata una pratica di medicina preventiva e integrativa.
Neurogenesi e benessere cognitivo – L’esposizione agli ambienti naturali non si limita a rilassare: rigenera. È scientificamente provato che stimola la neurogenesi, contrastando il declino cognitivo associato a patologie come Alzheimer e Parkinson. Una passeggiata di 90 minuti in un ambiente naturale riduce significativamente la “ruminazione mentale”, mentre la semplice vista del verde da una finestra d’ospedale accelera i tempi di guarigione. Gli alberi sono un’infrastruttura a basso costo e ad alta resa: forniscono servizi di regolazione (assorbimento di CO₂ e inquinanti come il PM2.5, mitigazione dell’isola di calore fino a 9°C), di supporto (biodiversità) e culturali (benessere psicofisico). Un investimento globale di soli 100 milioni di dollari in nuovi alberi può offrire benefici a 68 milioni di persone, con un rapporto costi-benefici fino a 1:3. Per ogni euro investito, la comunità ne riceve fino a tre in ritorni economici, sanitari e ambientali.
Benessere verde dall’inizio della vita: gravidanza e infanzia- I benefici del verde urbano sono ancora più cruciali nelle fasi più vulnerabili e plastiche dello sviluppo umano: la gravidanza e l’infanzia. L’esposizione a spazi verdi durante la gravidanza è associata a esiti neonatali più favorevoli: riduzione del rischio di basso peso alla nascita e di parto pretermine. Per i bambini, il contatto con la natura non è solo un gioco, ma un nutrimento per il cervello. Le ricerche collegano l’esposizione al verde a: migliori esiti neurocognitivi (memoria di lavoro, attenzione); riduzione del rischio di sviluppare sintomi di ADHD; maggiore benessere emotivo generale.
Il caso di Toronto: la prova inoppugnabile – Uno studio, seminale, pubblicato su Nature Scientific Reports (Kardan et al., 2015) ha evidenziato che la presenza di soli dieci alberi in più in un isolato cittadino si associa a un miglioramento della salute percepita paragonabile a un ringiovanimento di sette anni o a un aumento del reddito di 10.200 dollari annui. Questo risultato, ottenuto incrociando dati satellitari e sanitari di oltre 30.000 residenti a Toronto, dimostra che il verde non è un lusso, ma un determinante reale di salute pubblica.
Progettare la salute: dalla psicologia ambientale ai suoli urbani – Perché il verde ha questo potere? Le neuroscienze e la psicologia ambientale spiegano che gli spazi naturali agiscono attraverso meccanismi di rigenerazione psicofisiologica ben identificabili, che devono poggiare su solide basi ecologiche. Riduzione della fatica attenzionale: gli ambienti urbani saturano la nostra attenzione volontaria, mentre il verde, con i suoi stimoli “affascinanti” ma non impegnativi, permette al cervello di rigenerarsi. Attivazione del sistema parasimpatico: il contatto con la natura favorisce lo stato fisiologico del “riposa e digerisci” (rest and digest), in cui l’organismo, sentendosi al sicuro, abbassa il cortisolo, la pressione e la frequenza cardiaca, migliorando digestione, riparazione cellulare e difese immunitarie.
Linee guida per spazi salutogenici – Accessibilità e percettibilità: il verde deve essere visibile e facilmente raggiungibile (entro 300 metri), anche negli spazi di cura. Complessità e biodiversità: alternanza di altezze e specie. I prati monocolore non bastano: servono ambienti boschivi strutturati. Suoli sani per alberi sani: compattazione e impermeabilizzazione sono i veri killer del verde urbano. Socialità e supporto: orti comunitari e aree d’incontro rafforzano la coesione sociale. Misurare ciò che conta: oltre al numero di alberi piantati, occorre valutare la canopy cover, parametro tridimensionale che misura i servizi ecosistemici forniti.
Il paradosso italiano: ignorantocrazia e l’assalto agli alberi vetusti – In netto contrasto con queste evidenze, l’Italia rappresenta un caso emblematico di miopia gestionale e, in molti contesti, di vera e propria ignorantocrazia: un sistema in cui l’incompetenza istituzionalizzata prevale sul sapere scientifico. Gestione opaca e incompetente. Si assiste a un’epidemia di abbattimenti di alberi sani e vetusti – i più preziosi per i servizi ecosistemici – giustificati da perizie agronomiche prive di indagini strumentali e spesso funzionali a logiche di cantiere. Pratiche barbare come la capitozzatura restano diffusissime. A dodici anni dalla legge 10/2013, molti Comuni non dispongono ancora di Piani del Verde vincolanti o dotati di indicatori misurabili. Le norme esistono, ma mancano controlli e sanzioni.
Disuguaglianze ambientali: quando l’assenza di verde uccide – Dati ISTAT e ISS confermano un nesso incontrovertibile tra povertà, degrado ambientale e peggiori esiti di salute. Gli effetti benefici del verde sono più pronunciati proprio per i gruppi più vulnerabili.
Negare il verde ai più fragili significa aggravare le disuguaglianze e minare il diritto alla salute. Superare questo stallo richiede un nuovo patto sociale basato su conoscenza, etica e partecipazione: un cambio di paradigma verso città climate-smart, capaci di unire mitigazione e adattamento. Il dovere delle amministrazioni:
a. Pianificazione obbligatoria e sanzionatoria: i Piani del Verde devono diventare strumenti vincolanti, con obiettivi quantitativi e qualitativi misurabili (es. copertura arborea).
b. Etica e competenza: gli Ordini professionali, in primis il CONAF, devono vigilare e sanzionare le condotte deontologicamente scorrette.
c. Il verde come farmaco e investimento: integrare la “prescrizione verde” nei percorsi di cura e considerare il verde un investimento ad altissima resa economica e sanitaria. Il diritto-dovere dei cittadini:
a. Educazione civica ambientale: promuovere una comprensione fondata sulla scienza.
b. Cittadinanza attiva e co-gestione: favorire orti urbani, adozioni di alberi e co-progettazione, trasformando i cittadini in custodi informati e responsabili.
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