Il Conclave 2025: tra attese, speranze e il bisogno di un pontefice che ricomponga la Chiesa
- Postato il 5 maggio 2025
- Società
- Di Paese Italia Press
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“Chi ha una grande fede non ha bisogno di vedere miracoli. È egli stesso un miracolo.”
— Jean-Paul Sartre
Mentre le porte della Cappella Sistina stanno per chiudersi, e il mondo intero si prepara a volgere lo sguardo verso quel comignolo bianco nel cuore del Vaticano, il Conclave 2025 si apre in un clima carico di tensione, attese e necessità profonde. La Chiesa cattolica arriva a questa elezione attraversata da divisioni interne, ferite ancora aperte, scandali non del tutto sanati e un’identità da ritrovare. Dopo un pontificato segnato da forti cambiamenti ma anche da forti contrapposizioni, serve oggi più che mai un papa che unisca, che non parli solo di riforme ma incarni una guida spirituale riconoscibile e credibile.
Gli scenari possibili sono diversi. Il primo è quello della continuità, con l’elezione di un pontefice vicino alla linea di Francesco. Si fanno i nomi del cardinale Matteo Zuppi, italiano, presidente della CEI, noto per il suo stile pastorale e il dialogo, o dell’argentino Víctor Manuel Fernández, teologo e oggi a capo del Dicastero per la Dottrina della Fede, considerato il braccio teologico di Bergoglio. Un papa di questo profilo darebbe continuità alle riforme già avviate, proseguendo sulla strada dell’apertura pastorale e dell’attenzione agli “ultimi”.
Ma prende forza anche un’ipotesi diversa: un papa africano o asiatico, espressione di un cattolicesimo che oggi cresce più nelle periferie del mondo che in Europa. Il ghanese Peter Turkson o il filippino Luis Antonio Tagle rappresentano due figure molto apprezzate per la loro visione universale, la spiritualità profonda e la capacità di dialogo interreligioso. Un papa extraeuropeo sarebbe un segnale potente, ma anche un passaggio storico verso un vero decentramento della Chiesa.
C’è poi l’ipotesi più conservatrice, quella di un ritorno a un pontificato di forte radicamento dottrinale e liturgico, dopo anni di apertura percepita da molti come ambigua. Il cardinale Robert Sarah, guineano, è il nome che emerge con più forza in quest’area, stimato per la sua sobrietà spirituale e la sua intransigenza evangelica.
E poi c’è l’elemento imponderabile: la sorpresa. Un outsider che emerga nei primi scrutini come figura di sintesi, capace di non dividere. In passato accadde con Giovanni Paolo II e con Francesco stesso. Tra questi nomi possibili si fanno quelli del lussemburghese Jean-Claude Hollerich, gesuita, europeista e dialogante, e dell’austriaco Christoph Schönborn, pastore equilibrato e teologo raffinato.
Ma oltre agli schieramenti teologici e geografici, oggi si impone un’esigenza più urgente: un papa che affronti davvero e fino in fondo il dramma della pedofilia nella Chiesa. Non bastano gesti simbolici o parole di circostanza. Le ferite delle vittime restano vive, e la credibilità della Chiesa passa inevitabilmente da qui. Serve un pontefice che spezzi ogni forma di copertura e ambiguità, che metta al centro verità, giustizia e trasparenza. Solo così potrà iniziare una vera riconciliazione.
Dal punto di vista personale, molti auspicano un papa europeo o italiano, non per orgoglio nazionale, ma perché l’Europa – pur segnata dal secolarismo – resta la culla culturale del cattolicesimo e oggi ha bisogno di essere evangelizzata di nuovo. Un papa europeo potrebbe comprendere a fondo le sfide del nostro tempo: l’ateismo pratico, la crisi antropologica, la solitudine spirituale. Un pontefice di questo profilo potrebbe guidare con equilibrio, senza cedere né al conservatorismo ideologico né al populismo dottrinale.
Infine, anche se raro, resta aperta la possibilità di un papa non cardinale. Il diritto canonico lo permette: può essere eletto qualsiasi battezzato cattolico, maschio e celibe. In tempi straordinari, può servire una scelta straordinaria. Si parla allora di uomini di grande fede e spiritualità fuori dal Collegio cardinalizio:
- Mons. Enrico Dal Covolo, teologo e formatore
- Mons. Erio Castellucci, vescovo stimato per il suo equilibrio e lo spirito pastorale
- Padre Mauro-Giuseppe Lepori, abate generale dei cistercensi, contemplativo e profondo
- Fratel Alois Löser, priore di Taizé, simbolo di dialogo ecumenico
- Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, volto riconosciuto della spiritualità cattolica più autentica
Sarebbe una scelta di rottura, certo, ma anche un atto profetico, per riportare il baricentro della Chiesa sulla santità più che sulla politica.
Nelle prossime ore i cardinali entreranno in clausura. Il fumo bianco potrà salire dopo poche votazioni o richiedere giorni di confronto. Ma qualunque sarà il nome pronunciato, la Chiesa avrà bisogno di un uomo che sappia davvero guidarla nel tempo difficile che viviamo: un padre, un pastore, un uomo di Dio.
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