Guida pratica per insegnanti, il supplente francesino e la vita agra da scuola di provincia. Il film con Adele Exarchopoulos è tutto da gustare

  • Postato il 17 aprile 2025
  • Cinema
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Non mostrateci altri film francesi altrimenti espatriamo sul serio. La culla del cinema continua ad essere sempre anche fucina bruciante e attuale del presente. Visto Guida pratica per insegnanti (troppo Douglas Adams in italiano, ma fa niente) e non puoi vedere altro per qualche giorno, almeno.

Dopo averci mostrato che essere medico, fare il medico (di campagna o di famiglia è uguale, tanto non esistono più entrambi) è una questione di empatia e di vicinanza prima di tutto con i propri pazienti, Thomas Lilti, medico a sua volta, sceneggiatore e regista, si cimenta con l’insegnamento scolastico. E lo fa con una sconcertante ed inequivocabile umanità verso il gruppo sociale illustrato da lasciare gli occhi appiccicati allo schermo per un’ora e quarantuno di film.

Una scuola superiore dell’immensa infinita periferia di Parigi come migliaia di altre, una mezza dozzina abbondante di caratteri finemente sbozzati, una manciata di intrecci familiari degli e tra gli insegnanti e tra insegnanti e alunni, Guida pratica… fa suo l’obiettivo di mostrare limiti, fragilità, ostacoli di una vocazione professionale cruciale per la società relegata spesso al cinema o a grottesche macchiette (La Scuola) o a trituranti polpettoni educativi etici (La Classe).

Il supplente di matematica Benjamin (Vincente Lacoste), dottorando e in attesa di capire cosa sarà da grande, sembra un inutile punching ball tra chiassosi distratti alunni e i suoi nuovi colleghi già pratici di ordine e disciplina per farsi ascoltare in classe. C’è perfino chi, come la prof di scienze (Louise Bourgoin) suggerisce tutorial dal web o usa trucchi e strategie (capelli corti e indossare occhiali) per farsi rispettare dagli alunni e imporre le proprie lezioni in mezzo al caos. Insomma, stare in classe significa soprattutto controllare e sorvegliare. Anche se grattando oltre le prime dure apparenze Benjamin trova attorno a sé un corpo docenti sinceramente vicino e privatamente pieno di problemi: l’anziano, gioviale e disilluso prof di italiano (Francois Cluzet, sempre immenso), il giocherellone moderno e solitario prof di inglese (William Lebghil), la combattiva e solare Meriem (Adele Exarchopoulos).

Lilti rimescola continuamente il suo ricco mazzo di carte senza mai banalizzare svolte e apici. Perché appena tutto per Benjamin sembra andare per il verso giusto, ecco l’inconveniente che costa caro ad un alunno con lui troppo impulsivo. È lì che Guida pratica per insegnanti dipana tutto il suo serio, accorato, superbo valore drammaturgico. Un rapido carotaggio sui meccanismi devastanti degli istituti scolastici, un paio di primi piani su un ragazzino vittima di un meccanismo disciplinare più grande di lui e l’applauso è servito: si cade dentro al film di Lilti come in una amara nostalgica trappola autobiografica (nei titoli di testa d’antan ci siamo sicuramente anche noi spettatori/ex scolari e un qualche nostro prof).

Macchina da presa intrusiva, prossima, leggera per uno scorrimento veloce del racconto nel tempo (l’anno scolastico finisce e ricomincia) e lo sfarinamento progressivo della membrana che divide il concetto di autorità da quello di autorevolezza. Il coro degli attori, solido e brioso nel suo insieme, senza sovrastrutture inutilmente pop o alla moda, trasmette un’idea di lucida, diretta, credibile naturalezza anche se di lezioni vere e proprie in classe ne ascoltiamo a malapena qualche minuto. Potevano farci una serie ma ci hanno fatto un film. Evviva. Distribuisce Movies Ispired.

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