Garlasco, le prossime tappe: le nuove tracce, il Dna e i nuovi dubbi sull’impronta 33

  • Postato il 15 settembre 2025
  • Di Panorama
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Ancora novità da Garlasco. Le otto impronte parziali — sei sul sacchetto con i cereali e due sul sacchetto della spazzatura — trovate tre giorni fa nel corso dell’incidente probatorio, sono state fotografate e riprodotte con una speciale strumentazione. Un fatto che potrebbe aprire nuovi scenari nell’indagine con cui la procura guidata da Fabio Napoleone ipotizza che a uccidere Chiara Poggi sia stato l’amico del fratello, Andrea Sempio, in concorso con altre persone.

La documentazione fotografica

Il passo avanti nell’accertamento è arrivato ieri grazie a Domenico Marchegiani, esperto dattiloscopista nominato dalla giudice. Alla presenza dei consulenti delle parti, ha realizzato la documentazione fotografica delle tracce papillari, utilizzando strumenti altamente performanti. Le immagini, ora agli atti, saranno trasmesse a un esperto della polizia scientifica di Torino incaricato di stabilire se possano essere utilizzate per una comparazione con le impronte già disponibili.

Il confronto riguarderà i profili di Chiara Poggi, prelevati in sede di autopsia, e quelli di chi frequentava la villetta prima dell’omicidio del 13 agosto 2007.

I tempi della nuova indagine

L’invio del materiale avverrà però solo dopo il 26 settembre, data in cui la gip pavese deciderà se prorogare l’incidente probatorio e stabilirà i prossimi passi. Resta irrisolto il nodo dei due profili di Dna trovati sotto le unghie della vittima. Secondo la difesa di Stasi e i consulenti della Procura uno sarebbe riconducibile a Sempio, ma i suoi difensori contestano la tesi: il materiale genetico raccolto sarebbe troppo scarso per un risultato attendibile.

Delitto di Garlasco, è guerra tra genetisti: lo scontro sull’impronta 33

Parallelamente, un altro fronte infiamma il dibattito: la cosiddetta impronta 33. Nel corso della trasmissione Ore 14dell’11 settembre, il genetista Pasquale Linarello, consulente della difesa di Stasi, ha ribadito che si tratterebbe di una traccia di sangue, lasciata presumibilmente dall’assassino. L’impronta, rinvenuta sul muro del disimpegno che conduce alla cantina, è infatti l’unica a reagire alla ninidrina, con una pigmentazione violacea che farebbe pensare a sangue o sudore.

Secondo Linarello, l’individuo potrebbe essersi “pulito frettolosamente le mani” prima di fuggire. Ma la controparte non è d’accordo: Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, ha bollato le conclusioni come “prive di base concreta”, ricordando che i test effettuati nel 2007 avevano dato esito negativo.

L’incidente probatorio e le nuove analisi

Il maxi incidente probatorio, avviato a giugno, ha riportato sotto i riflettori anche la misteriosa impronta 10, mai attribuita con certezza. Nonostante le tecnologie oggi più sofisticate, non è stato possibile estrarre profili genetici dalle impronte conservate su acetati.

Intanto, la difesa di Andrea Sempio ribadisce la totale estraneità del giovane, sottolineando che i dati finora emersi confermano la sua innocenza. In parallelo, gli avvocati di Stasi continuano a contestare la condanna definitiva, sostenendo che errori e lacune abbiano compromesso il processo.

Un giallo senza fine

Diciotto anni dopo, Garlasco resta teatro di una delle vicende giudiziarie più intricate d’Italia. Ora la scienza forense è chiamata a fare chiarezza su un dettaglio che potrebbe essere decisivo: la natura e la provenienza dell’impronta 33, possibile chiave per riscrivere ancora una volta la storia del delitto di Chiara Poggi.

Autore
Panorama

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