Fdi e Lega insieme per il taglio delle prestazioni socio-assistenziali ai malati gravissimi. Le opposizioni: “Prestazioni a rischio, favore ai fondi privati”

  • Postato il 16 marzo 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La Lega va avanti per la strada del taglio retroattivo delle prestazioni socio-assistenziali ai malati gravissimi. Con il pieno sostegno di Fratelli d’Italia. Salvo interventi della commissione Bilancio, il testo del ddl 1241 intitolato – ironia dei nomi – Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie, uscirà dalla commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato e arriverà in aula in settimana così com’è. Incluso un emendamento della senatrice del Carroccio Maria Cristina Cantù, già assessore lombardo alla famiglia nella giunta Maroni con delega, tra il resto, ai servizi sociosanitari. Il testo della senatrice è dedicato a un tema molto caro all’ente guidato dal leghista Attilio Fontana: il costo dei servizi di cura alla persona che nei malati gravissimi possono avere valenza sanitaria, come per esempio la nutrizione del paziente che si alimenta con il sondino, ma anche la mobilizzazione di malati neurologicamente compromessi o l’igiene di persone allettate con piaghe. Il fatto che per alcuni malati servizi socioassistenziali di questo tipo, a causa della loro gravissima patologia e/o disabilità, siano indissolubilmente connessi con le prestazioni sanitarie, è una previsione di legge spesso dibattuta nelle aule dei tribunali dove si verifica se è stata rispettata o meno e se il loro costo è stato o meno indebitamente caricato su malati e famiglie, invece che sulla Regione e, a cascata, sulle strutture per anziani e disabili che erogano i servizi per conto delle regioni. Non a caso l’emendamento Cantù si propone di fare piazza pulita dei procedimenti giudiziari in corso.

COME CAMBIEREBBE LA LEGGE – Il testo così come approvato nella sua ultima formulazione, prevede che all’articolo 30 della legge 730 del 1983, le parole: “Sono a carico del fondo sanitario nazionale gli oneri delle attività di rilievo sanitario connesse con quelle socio-assistenziali”, siano sostituite da: “Sono a carico del fondo sanitario nazionale esclusivamente gli oneri delle attività di rilievo sanitario anche se connesse con quelle socio-assistenziali”. E poi aggiunge: “Conseguentemente, nell’ambito della quota a carico del servizio sanitario nazionale per l’erogazione delle prestazioni di assistenza sociosanitaria residenziale e semiresidenziale, di cui all’articolo 30 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, recante definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, salva la ripartizione ivi contemplata elevabile al 70 per cento nei casi di alta complessità assistenziale, sono a carico del fondo sanitario nazionale esclusivamente gli oneri delle prestazioni di rilievo sanitario, secondo quanto rilevato nell’ambito della valutazione multidimensionale per la presa in carico dell’assistito, anche se connesse con quelle socio-assistenziali in termini di specifica efficacia terapeutica. Le disposizioni di cui al primo comma si applicano anche agli eventuali procedimenti giurisdizionali in essere alla data di entrata in vigore della presente legge”.

In pratica l’intervento della senatrice leghista si propone come una specie di interpretazione autentica di una legge che così com’è ha già campato oltre 40 anni e, nel farlo, non prende in considerazione i pazienti cosiddetti 100%, quelli cioè che soffrono di una patologia talmente grave che il sanitario e il socio sanitario non si possono distinguere e, quindi, richiedono una copertura totale da parte del sistema. Ma se il testo rimarrà immutato, saranno spesati solo per il 50 per cento del prezzo reale delle cure. E il riferimento ai casi di “alta complessità assistenziale” spesabili al 70%, per le leggi vigenti vale solo per i disabili gravi, non per gli anziani pur con patologie gravi. Non solo. Secondo alcuni osservatori l’emendamento crea il presupposto per cui un lontano domani si potrà andare a scorporare tutto ciò che non è strettamente sanitario dal sanitario e si finirà con il pagare il conto dei pasti consumati in ospedale. Ma nell’immediato non si prende la briga di dettagliare cosa è esclusivamente sanitario e cosa non lo è.

SEMPLIFICARE O COMPLICARE? – Questo, al lato pratico, invece di semplificarle, potrebbe finire con il complicare molto le cose per chi deve fare i conti e il saldo positivo non è scontato. Anzi: bisogna ricordare che la quota del 50% a carico del Servizio Sanitario per i ricoveri dei pazienti non autosufficienti, è una convenzione prevista proprio dalla legge del 2017 citata dalla Cantù, in base alla quale non si procede a dettagliare ogni singola voce di spesa che sia essa sanitaria o socioassistenziale, semplicemente si divide in due il costo del ricovero. Se però la norma prevede, come fa l’emendamento, una netta separazione tra servizi sanitari e socioassistenziali, allora bisognerà distinguerli ed elencarli in dettaglio. E adeguarli alla situazione di ciascun paziente. Per poi ri-adeguare la tipologia di prestazione di cui usufruisce il paziente allo specifico momento e stato di salute in cui il paziente si trova. Un po’ come un conto di un albergo che si aggiorna costantemente. Con tutte le difficoltà organizzative e progettuali che comporta. Sia per chi eroga le prestazioni, sia per chi le paga e deve pianificare la spesa, che si tratti della Regione o del paziente e della sua famiglia. Senza contare il numero di valutazioni multidimensionali (che pure cambiano di regione in regione) da aggiornare in continuazione.

“NON TURBATE L’OPINIONE PUBBLICA” – Eppure il senatore Ignazio Zullo (Fdi) durante le votazioni in commissione ha dichiarato, approvandolo, che l’emendamento “è teso a una maggiore chiarezza della disciplina vigente e non comporta alcuno stravolgimento dell’attuale assetto dei servizi. In particolare, resta garantito il complesso delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza”. Anche il presidente della commissione, Francesco Zaffini (FdI), ha dato parere positivo alla proposta della collega Cantù a suo dire “volta a porre ordine nella materia in seguito ad alcuni interventi giurisprudenziali in materia di servizi socio-sanitari”. E così, si legge nel resoconto sommario della votazione, ha invitato “a evitare di diffondere nell’opinione pubblica messaggi suscettibili di determinare incertezza, particolarmente grave qualora riguardante persone fragili”.

Non così la senatrice Sandra Zampa (PD-IDP) che ha rilevato “la difficoltà nella distinzione delle prestazioni di carattere meramente sanitario nell’ambito dell’assistenza socio-sanitaria”. E secondo la quale le disposizioni dell’emendamento rischiano “di comportare un ridimensionamento dei servizi, a svantaggio dell’utenza”. Zampa ha inoltre richiamato Zaffini “a una maggiore terzietà rispetto alle questioni di merito” e ha sottolineato “le difficoltà cui andrebbero incontro gli enti locali sul piano dell’erogazione dei servizi socio-assistenziali”. Con lei tra gli altri Barbara Guidolin (M5S) che ha invitato “a un ripensamento in merito alla proposta emendativa in votazione, la quale rischia di privare numerosi cittadini della necessaria assistenza, mentre ancora si è in attesa della riforma del sistema delle RSA“. Mentre Orfeo Mazzella (M5S) ha puntato il dito sul principio di retroattività che cancellerebbe con un colpo di spugna i procedimenti in corso e Tino Magni (Misto-Avs) ha evidenziato le “notevoli difficoltà relativamente alla capacità dei comuni di erogare servizi, con conseguenti ricadute negative sulle famiglie interessate”.

“INGRASSIAMO I PRIVATI?” – Giunti alla votazione, però, l’emendamento è stato approvato. E secondo Francesco Boccia, capogruppo del Partito democratico, “permetterà ai fondi sanitari integrativi di erogare prestazioni anche tra quelle parzialmente comprese nei livelli essenziali di assistenza. Praticamente significa la privatizzazione di quei servizi che non vengono più garantiti dallo Stato e questo per noi è inaccettabile”, come ha detto nei giorni scorsi sottolineando di avere “la sensazione che sia un tentativo di risolvere i problemi di una Regione in particolar modo. Ne dico una a caso? La Regione Lombardia. Speriamo che non sia così”. Invita a un ripensamento la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap secondo la quale “la salute e la tutela sociosanitaria delle persone con disabilità non possono essere messe in discussione con interventi normativi parziali e poco chiari. Chiediamo al legislatore di valutare attentamente gli impatti di questo emendamento e di aprire un confronto costruttivo, affinché si giunga a una riforma complessiva e coerente del sistema sociosanitario, che non intacchi i diritti delle persone più vulnerabili”, come dice il presidente, Vincenzo Falabella. I pensionati di Cgil, Cisl e Uil, poi, chiedono all’unisono che l’emendamento venga ritirato e si apra il confronto con il governo per l’attuazione della Riforma sulla non autosufficienza, sottolineando come “anziché intervenire anche alla luce di recenti ordinanze in materia della Corte di Cassazione, per alleviare il peso che già grava sulle persone più fragili e sulle loro famiglie, su penalizzano con costi aggiuntivi”.

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