Un errore di valutazione sulla capienza della diga Garcia. È questa la causa della nuova crisi idrica che in pieno autunno sta colpendo la provincia di Trapani, nonostante le piogge delle ultime settimane. Un errore che, secondo quanto risulta al fattoquotidiano.it, potrebbe essere stato commesso dal Consorzio di bonifica, l’ente pubblico regionale che si occupa dell’irrigazione dei terreni e dunque gestisce la diga, decidendo i prelievi d’acqua. Passaggi calcolati sulla base di una valutazione sbagliata: hanno stimato in due milioni di metri cubi l’acqua presente nella diga Garcia, il lago artificiale che serve l’acquedotto Montescuro, da cui si approvvigionano venti comuni del Trapanese.
Eterna siccità
Secondo i calcoli l’acqua era sufficiente fino a febbraio, ed è per questo motivo che è stata usata per uso irriguo, cioè in ambito agricolo. D’altronde è a questo scopo che era nata la diga, che dal Palermitano (si trova nei pressi di Corleone) serve Trapani, Misiliscemi e alcuni comuni della valle del Belìce. Nel tempo tuttavia è stata utilizzata anche per uso potabile. Gli ultimi prelievi per uso agricolo, concessi proprio perché basati su questo errore di valutazione, hanno però ridotto la presenza di acqua al punto che si è dovuto provvedere d’urgenza. La previsione adesso è che le scorte si esauriranno entro dicembre. Già da tre giorni l’erogazione idrica è stata interrotta a Trapani e negli altri comuni, per permettere a Siciliacque – la società che gestisce l’approvvigionamento idrico – di agganciarsi alle riserve dell’acquedotto della Bresciana.
L’inchiesta su Cuffaro
Resta il dubbio sull’errore di valutazione relativo alla capienza della diga: come è stato possibile commetterlo? E da chi è stato commesso? Interpellato sul punto dal fattoquotidiano.it, Fulvio Bellomi, commissario straordinario per l’emergenza idrica in ambito agricolo, ha preferito non rispondere. Sul direttore generale del Consorzio di bonifica, Gigi Tomasino, pende invece una richiesta di arresto della procura di Palermo, nell’ambito dell’inchiesta anticorruzione che ha Totò Cuffaro come indagato principale. “Nostro direttore del consorzio”, lo chiamava l’ex governatore, al quale Tomasino è molto vicino, stando alla richiesta di misura dell’ufficio inquirente guidato da Maurizio de Lucia. I pm accusano Tomasino di avere condizionato tramite “collusione e accordi occulti”, le procedure per affidare lavori pubblici, insieme a Cuffaro e all’imprenditore Alessandro Vetro. L’ipotesi è che quest’ultimo abbia consegnato una tangente da 20-25mila euro all’ex presidente, che avrebbe dovuto girarla a Tomasino. Durante l’interrogatorio preventivo, il direttore del Consorzio di bonifica ha negato ogni addebito. Sulle richieste di arresti domiciliari si esprimerà nei prossimi giorni la gip Carmen Salustro.
Il caso dei dissalatori
Ma i problemi dell’approvvigionamento idrico non si fermato qui. La scorsa estate, infatti, la Regione siciliana aveva attivato tre dissalatori, uno dei quali proprio a Trapani, precisamente a Marsala, al largo della Saline. Peccato, però, che l’impianto non avesse un aggancio a una rete elettrica, dunque finora ha funzionato grazie all’uso di gruppi elettrogeni. Negli scorsi giorni è stato finalmente attivato l’aggancio alla rete Enel: l’acqua arrivata dal dissalatore, però, non basta a garantire il fabbisogno dei comuni della zona. Nel Trapanese, dunque, per garantire l’approvvigionamento idrico si userà un sistema integrato: al dissalatore si affiancheranno gli acquedotti, con un sistema di bilanciamento tra la diga Garcia e la condotta Bresciana.
“Errore-orrore”
Nel frattempo, però, sono gravi i disagi della popolazione: “Un errore-orrore. Spero che la presidenza della Regione voglia andare a fondo per capire chi e perché ha creato quella che di fatto è un’interruzione di pubblico servizio”, dice Giacomo Tranchida, sindaco di Trapani. E continua: “Dobbiamo ringraziare la Protezione civile che con le autobotti ci ha permesso di tamponare la situazione, ma i disagi sono di certo molto gravi. Ci sono migliaia di case senza una cisterna sufficiente a sopperire alla mancanza di acqua: in centro storico abbiamo tre famiglie con una cisterna di 1500 metri cubi, faticavano con un’erogazione a singhiozzo ogni 48 ore, figuriamoci adesso con un’interruzione di addirittura 3-4 giorni”.