Decollatura, il declino del Centro di salute mentale
- Postato il 9 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Decollatura, il declino del Centro di salute mentale
La struttura di Decollatura tenuta in vita solo da un’associazione di genitori. Un tempo era un fiore all’occhiello della sanità regionale
DECOLLATURA – Un tempo fiore all’occhiello della sanità regionale, un faro di speranza per chi lottava con i disturbi mentali, oggi il Centro di salute mentale (Csm) di Decollatura giace in uno stato di desolante abbandono. A rendere ancora più drammatica la situazione, si aggiunge la chiusura del centro diurno a Decollatura e lo smantellamento dell’ospedale a Soveria Mannelli. Resta solo l’ambulatorio con un solo psichiatra a giorni alterni. Le promesse di potenziamento, le rassicurazioni di dirigenti e politici, si sono infrante lasciando una comunità intera senza un punto di riferimento fondamentale per la salute mentale.
LA PARABOLA DISCENDENTE DELLA STRUTTURA DI DECOLLATURA
La parabola discendente del Csm di Decollatura racconta, in modo plastico e doloroso, lo stato attuale della riabilitazione della salute mentale in un territorio che sembra aver voltato le spalle ai più fragili. Il centro di Decollatura fu noto per la sua capacità di offrire supporto psicologico e terapeutico a numerosi pazienti. Puntò molto sulla riabilitazione precoce, coinvolgendo fin dall’inizio le famiglie e le associazioni locali.
DECOLLATURA, LA NASCITA DELL’ASSOCIAZIONE “NEW DAY”
Proprio in questo contesto nacque l’associazione “New Day”, un’unione di genitori, utenti e operatori del Csm, che trovò nel centro un luogo di incontro e di sostegno reciproco, portando avanti i propri problemi «senza vergogna». «Il problema non è mio – sottolinea il presidente dell’associazione “New Day” Antonio Mangiafave – come non è anche dei soci dell’associazione perché ci confrontiamo di più, ma il problema è più della società».
LE PAROLE DI MANGIAFAVE
«Nel corso degli anni – ricorda Mangiafave – non mancarono le promesse di potenziamento e miglioramento dei servizi da parte di vari politici e dirigenti dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. Addirittura, l’allora direttore generale dell’Asp, aveva dichiarato che non ci sarebbe stata alcuna chiusura o ridimensionamento del centro. La realtà, purtroppo, si è rivelata ben diversa. Nonostante le rassicurazioni, il centro vide una progressiva riduzione delle risorse e del personale, compromettendo inevitabilmente la qualità dei servizi offerti. Oggi, la struttura è quasi vuota. Le promesse di nuovi organici e infrastrutture migliori sono rimaste sulla carta creando un desolante deserto sanitario». Eppure «la Politica denunciò la chiusura del centro diurno, evidenziando il rischio di isolamento per le persone fragili e chiedendo soluzioni immediate».
Nonostante il progressivo abbandono, l’associazione “New Day” (che nacque proprio dall’incontro di persone che, pur con problemi individuali, scelsero di reagire insieme, trasformando una potenziale situazione di isolamento in una forza di mutuo soccorso), continua la sua attività, autofinanziandosi con iniziative come la vendita di manufatti, dimostrando una volontà di non arrendersi di fronte alle difficoltà.
IL DOTTORE ANTONIO LUCHINO
Caduta nel vuoto anche la proposta dell’ex responsabile del Csm del Reventino, il dottore Antonio Lucchino, che sottolineò l’importanza di un approccio alla salute mentale che andasse oltre la mera medicalizzazione, integrando attività riabilitative e il coinvolgimento di diverse figure professionali, come tecnici della riabilitazione ed educatori. Ora si urla all’urgente necessità di un cambio di rotta. Realtà come l’associazione “New Day” non possono essere l’unico baluardo contro questo smantellamento.
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