De Luca, vita da direttore artistico: «Ci vuole passione e rigore»

  • Postato il 26 luglio 2025
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De Luca, vita da direttore artistico: «Ci vuole passione e rigore»

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ALFREDO De Luca si racconta all’Altravoce – Il Quotidiano, svelandoci i retroscena piacevoli e non del suo mestiere, quello di direttore artistico, fatto con passione, perché «se non c’è la passione si può abbandonare la nave da subito – dice De Luca – è un lavoro rigoroso, impegnativo, vincolante e di responsabilità». Ha iniziato da giovanissimo a farsi strada nel mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento, dapprima sul palco scenico poi dietro le quinte e adesso è tra i più giovani direttori artistici e cura numerose rassegne nella provincia di Cosenza, da Acri a Diamante passando per Rende, la sua città.

De Luca, da dove nasce questa passione?

«Nasce tutto dalla mia parrocchia, la Santissima Trinità di Rende. Facevamo i campi estivi e mettevamo in scena degli spettacoli. Io ero uno sportivo, giocavo a calcio, non facevo spettacolo, ma ce la misi tutta. Formammo poi una compagnia. Io ero il regista, scenografo, coreografo e produttore degli spettacoli. Recitammo anche al Teatro dei Ruderi e 10 anni dopo sono il direttore artistico».

Come hai intrapreso questo mestiere?

«Crescendo, per vari motivi, la compagnia si è sciolta. Io però non volevo lasciare quello che avevo costruito in questi anni. Ho pensato di chiamare altri artisti. Il primo, nel 2018, fu Angelo Duro, all’epoca conosciuto solo come iena e sicuramente non con la fama di adesso. Fu un affare. E al Teatro Garden di Rende fece circa 500 paganti. Non era il risultato che mi aspettavo ma fu comunque ottimo. E penso si ricorderà anche lui quella volta al Garden».

Come mai?

«È una cosa che non sa nessuno: Angelo Duro all’epoca era antisocial, gli spiegarono come funzionano dei miei amici. Iniziò ad usarli proprio da quella data di Rende diventando poi un fenomeno social».

Realizzare i primi spettacoli non è stato semplice, vero?

«Spesso ho pensato “quasi quasi torno a fare quello che facevo prima”. A fine 2018 però ho deciso di mettere insieme una vera e propria stagione teatrale ma con i nomi che riuscii ad accaparrarmi. Era la prima edizione del Rende Teatro Festival, ad oggi una delle programmazioni teatrali più seguite. All’inizio non andò bene ma ho pensato avesse del potenziale».

Ci credevi e hai deciso di andare avanti nonostante le difficoltà.

«Ci credevo ma non sono partito da zero. Sono partito da meno 5. Decisi poi di provare a realizzare spettacoli all’aperto. Iniziai a valutare l’Anfiteatro di Acri. L’ambizione che avevo a 25 anni mi ha portato a chiudere una data ad Acri con Alessandro Siani. Quella però è stata un’estate in cui andai gravemente in perdita. Ero demotivato e pensai di tornare a lavorare nell’azienda di famiglia».

Cosa che però a quanto pare non hai fatto.

«Ne sono uscito dopo un anno e mezzo, ho lavorato sodo per ripagare i debiti di quella stagione. In inverno mi dedicai poi alla seconda edizione del Rende Teatro Festival. In quella occasione venne Andrea Pucci che mi disse “Sei uno dei promotori dello spettacolo dal vivo migliori che abbia mai incontrato”. E questa per me è stata una grande motivazione. Anche perché, per fare questo mestiere, ho avuto un conflitto familiare durato almeno 3 o 4 anni. I miei genitori non volevano assolutamente. Ma io ci credevo».

E al Teatro dei Ruderi poi come ci sei tornato?

«Nel 2020, una delle stagioni più brutte essendo in periodo covid, partecipai a tre bandi. E a tutti e tre risultai primo in graduatoria. Tre erano impossibili, rinunciai alla gestione del Parco Acquatico Santa Chiara a Rende e mi concentrai sul mio mondo accettando il Teatro dei Ruderi di Cirella e l’Anfiteatro di Acri».

Una bella soddisfazione per il direttore artistico De Luca

«Certo. Soprattutto perché sudata. Essendo molto giovane mi sono dovuto anche conquistare la fiducia delle amministrazioni comunali».

Da lì hai spiccato il volo…

«Avevo anche l’ambizione di curare il Settembre Rendese, il festival della mia città. Partecipai alla manifestazione di interesse nel 2021 e ne diventai l’organizzatore. Ammetto non per meritocrazia ma perché gli altri partecipanti rinunciarono per mancanza di budget. E io mi ritrovai ad organizzare un festival del genere, per la prima volta, in pieno covid, con 30mila euro. Sono riuscito a trovare la quadra della situazione con Irene Grandi, Arisa e Joe Bastianich. È stato un bel risultato, meritato sul campo. E gli anni successivi è cresciuto sempre di più. Non solo, sono nate anche collaborazioni con Reggio Calabria, il concerto di Achille Lauro in piazza del Popolo. Gli ultimi due capodanni a Cosenza con Giorgia e Lauro li ho organizzati io. Bisogna crederci anche quando tutto gira storto».

Attualmente curi rassegne di successo e sempre molto partecipate. Per la scelta degli artisti come fai? È un lavoro meticoloso o semplice intuizione?

«È un mix di cose. L’artista viene sempre scelto dal pubblico, in base al seguito e alle richieste. Però non è neanche tutto oro quello che luccica. Bisogna che sia l’unica data nella regione, che il pubblico sia nelle condizioni di venire in questa data e non in un’altra. Ci sono le produzioni. Bisogna anche arrivare primi. I fattori sono veramente tanti».

De Luca, con il tuo lavoro hai una mission o è solo passione?

«Valorizzare con gli spettacoli dal vivo, le bellezze del nostro territorio. Stiamo abituando le persone che un grande evento sia solo lo stadio e che tutto quello che si fa in un’area archeologica come quella del Teatro dei Ruderi di Diamante o in una piazza storica come quella sulla quale si affaccia il Teatro Rendano di Cosenza sia un evento minore. Negli stadi è tutto ingigantito, dal palco ai ledwall ma si perde la bellezza dello spettacolo dal vivo. Mentre in situazioni, sicuramente più piccole, come queste, hai un clima suggestivo già di per sé e riescono ad essere valorizzate grazie al concerto e allo spettacolo. Questa combo credo faccia centro, non lo stadio».

Parliamo degli appuntamenti. Domani (oggi; ndr) Lazza in concerto a Cosenza, tra gli eventi più attesi.

«Un concerto di 5000 persone in piazza XV Marzo, un sold out con persone da tutta la regione e da oltre regione. Lazza è tra gli artisti più influenti del momento. Ad aprire il suo concerto, un altro artista molto amato, Paky. È grande amico di Lazza ed è stato lui stesso a proporsi come opening».

Ci spostiamo poi all’Anfiteatro di Acri.

«È un festival molto semplice e al contempo molto interessante. Tre gli artisti: il 9 agosto Kid Yugi, rapper amatissimo dai giovani. Il 16 agosto ci spostiamo sul nazional popolare con Nek e chiudiamo il 17 agosto con l’artista internazionale Manu Chao, ciliegina sulla torta».

Nel mentre si va al Teatro dei Ruderi di Cirella.

«Grazie a questa combo venue – spettacolo dal vivo, è una delle rassegne più importanti del Mezzogiorno, riconosciuta anche da Assomusica. Ci saranno nomi che abbracciano un pubblico ampio: si parte il 4 agosto con Anna Pepe, una delle rapper più ascoltate negli ultimi anni, idolo delle giovani donne. Poi sarà la volta delle due date record di Brunori Sas, il 7 e l’8 agosto, l’unico artista nella storia del Teatro dei Ruderi ad annunciare la doppia data: l’8 già sold out, il 7 in dirittura d’arrivo. Il 12 agosto il grande capitano Gigi D’Agostino, poi Sal Da Vinci, reduce dal successo di “Rossetto e caffè”. Dopo Ferragosto il cantautorato puro: Fiorella Mannoia in “Fiorella Sinfonica”; il 18 agosto Umberto Tozzi con una tappa di “Notte rosa final tour”; Il 19 toccherà all’amatissimo giovane Alfa. Poi Luché, rapper campano molto apprezzato e in fine i Coma Cose e i loro “Cuoricini”».

Dopo andrai in vacanza?

«Mi piacerebbe dirti di si ma continuerò a lavorare. Sono stato nominato direttore artistico del Festival del Peperoncino di Diamante che si terrà dal 10 al 14 settembre. Il maestro Enzo Monaco ha voluto affidarmi il passaggio del testimone. Sarà un’edizione completamente diversa con artisti nazionali come Mauro Repetto (883), i Neri Per Caso, i Patagarri, Tonino Carotone con Giulio Wilson, Sarafine e Roberto Ferrari (Radio Dj) con Manuela Arcuri madrina del festival. E ci saranno dei talent chef noti sui social come Chef Ruben, Federico Fusca, Francesco Aquila (vincitore di Masterchef). Stiamo cercando di dare una linea innovativa ad un festival già forte di suo».

Dunque poi si riparte con la stagione invernale?

«Si, ma prima ci sarà il Settembre Rendese, che quest’anno giunge alla sessantesima edizione. In questi giorni ci stiamo vedendo con la nuova amministrazione comunale che sta facendo degli sforzi notevoli assieme a me affinché si faccia un grande festival e penso che nei prossimi giorni uscirà il palinsesto dei nomi».

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