Come spiegare ai bambini la morte? I consigli dell’esperta per guidare i più piccoli nell’elaborazione di un lutto
- Postato il 5 novembre 2025
- Libri E Arte
- Di Il Fatto Quotidiano
- 2 Visualizzazioni
Come educare i bambini al tema della morte? Parlare di morte ai bambini non è un argomento semplice e se fatto male può comportare l’insorgenza di veri e propri traumi. La morte è un concetto complesso da spiegare, ma allo stesso tempo non va nascosto, perché è controproducente. Essere sinceri con i bambini non significa ricorrere a spiegazioni troppo dure, pertanto è bene accompagnarli in questo percorso con molta semplicità e verità. Bisogna tener presente che i bambini sono in grado di gestire la realtà molto meglio di quanto immaginiamo, a volte anche più degli adulti. Come guidare i bambini ad elaborare un lutto? Ogni bambino è diverso da un altro, pertanto occorre approcciarsi secondo la sua sensibilità. Molti hanno bisogno di vedere con i propri occhi cosa sta accadendo all’interno della famiglia, con un linguaggio appropriato alla sua età, gli si deve dire come stanno le cose, lasciandogli del tempo per comprendere e metabolizzare l’accaduto. Metabolizzare la perdita di un genitore o di una persona cara richiede tempo, i libri possono essere dei veicoli per parlarne, esprimere le proprie emozioni, come la rabbia e la tristezza. Un esempio è il libro Adesso per sempre scritto da Chiara Lorenzoni edito da Kite.
L’autrice racconta con estrema delicatezza la storia commovente di Olivo e del suo papà che si trovano improvvisamente a ridisegnare la loro vita senza la mamma. Un albo dotato, grazie alle illustrazioni di Marco Somà, di una delicatezza disarmante. Sfogliando le pagine si respirano sentimenti di angoscia e tristezza, ma anche di speranza, alla ricerca di una serenità perduta. Il papà di Olivo ha costruito una casetta sull’albero dove continuare a vivere “adesso e per sempre”: uno spazio vuoto e segreto dove esprimersi e ritrovare parole nuove e curare le ferite. Ritrovando presto quella serenità perduta, sapendo che “anche se adesso erano in due, lui e il suo papà, loro due e basta, nell’adesso e nel sempre sarebbero stati in tre. Loro tre. Per sempre”.
Qualora tutto questo non bastasse, è sempre bene rivolgersi ad un esperto in materia per comprendere al meglio gli strumenti da adottare. Ne abbiamo parlato, per una guida più consapevole, sul tema affrontato con la dott.ssa Francesca Brandolini, psicoterapeuta responsabile dell’area psicologica di Vidas, associazione che offre assistenza completa e gratuita alle persone affette da malattia inguaribile, al loro domicilio o nell’hospice Casa Vidas e in Casa Sollievo Bimbi, il primo hospice pediatrico della Lombardia.
Come affrontare il tema della morte con i bambini e da che età poterne parlare?
Nella mia pratica quotidiana di psicologa in cure palliative mi capita purtroppo molto spesso di incontrare genitori che non hanno mai parlato della morte ai propri bambini. Per molti si tratta ancora di un tabù sul quale si cerca di sorvolare, con la comprensibile quanto controproducente intenzione di proteggere i propri figli. In realtà l’esperienza ci dice che prima se ne parla, meglio è, senza attendere che in famiglia si verifichi un evento luttuoso. Naturalmente occorre utilizzare un linguaggio semplice e adeguato all’età del bambino, prendendo magari spunto dai cicli della natura o dalla morte di qualche animale, ma aiutare i nostri figli a comprendere che la fine della vita rientra nell’ordine naturale delle cose permette loro di capire che l’essere umano è da sempre dotato di risorse per attraversare la perdita. Bisogna fidarsi dei propri bambini e della loro capacità di comprendere, elaborare e far propri anche concetti impegnativi, se spiegati in maniera onesta.
Come comportarsi quando ad un bambino viene a mancare un genitore o un affetto caro?
I bambini che perdono un genitore o una figura di riferimento importante hanno innanzitutto paura per sé stessi. “Chi penserà a me?” è spesso la prima domanda che viene loro in mente, anche se difficilmente la traducono in parole. Occorre allora rassicurarli, cercare il più possibile di mantenere le routine, ma anche permettere che facciano domande su cosa è accaduto, affinché non si sentano in alcun modo responsabili. I genitori che chiedono un supporto per elaborare la perdita del coniuge ci dicono spesso che cercano di mostrarsi forti, di non piangere davanti ai loro bambini, di fare “come se nulla fosse”. Io invece consiglio loro di mostrare le emozioni, naturalmente mantenendo un atteggiamento accogliente e protettivo, affinché il loro bambino possa capire che è normale essere tristi, e anche piangere quando si perde una persona cara, e che il dolore va condiviso, perché in questo modo occupa meno spazio.
In che modo il bambino elabora il lutto?
L’elaborazione del lutto dipende non solo dall’età del bambino e dalle sue caratteristiche di personalità, ma anche dal modo in cui gli adulti intorno a lui gli consentono di fare domande e lo legittimano nell’espressione del dolore, che passa attraverso emozioni e comportamenti spesso contrastanti. I bambini sono fisiologicamente proiettati verso la vita, dunque possono alternare momenti di profonda tristezza, rabbia e chiusura ad altri di gioco, allegria e vivacità. Non spaventiamoci! Loro stessi hanno bisogno di prendere le misure con la novità che è accaduta nella loro vita. Anche in questo possiamo aiutarli, normalizzando quello che sentono, spiegando loro che la tristezza e le lacrime fanno parte di questa esperienza anche per gli altri membri della famiglia, ma che pian piano diminuiranno per lasciare sempre più spazio a una nuova normalità fatta anche, e soprattutto, di cose belle.
È giusto utilizzare metafore o la fantasia per spiegare il concetto della morte?
Le metafore sono uno strumento potentissimo, perché attraverso l’utilizzo di immagini concrete consentono di far riferimento a concetti astratti e spesso innominabili. Occorre però sceglierle con cura, non solo evitando eufemismi che possano confondere e spaventare (come il classico “si è addormentato per sempre”) ma anche attingendo al linguaggio e ai valori della famiglia. Ai genitori che ci chiedono supporto spiego sempre che nel momento del lutto i nostri figli hanno bisogno di coerenza tra il modo in cui spieghiamo la morte e i valori con cui abbiamo deciso di crescerli: le metafore della stella, dell’angelo, del viaggio, della trasformazione hanno un’efficacia e risultano rassicuranti nella misura in cui corrispondono al sentire e alle convinzioni della famiglia e non vanno mai improvvisate, altrimenti rischiano di essere confusivi.
I libri sono un valido strumento per intraprendere questo discorso?
Assolutamente sì! E penso soprattutto agli albi illustrati. A condizione però che non vengano semplicemente consegnati ai bambini, ma che prevedano un momento di lettura condivisa, così che – pagina dopo pagina – il bambino possa fare domande, ritornando più e più volte sugli stessi passaggi, e che l’adulto possa prendere spunto da quella immagine per fare qualche ancoraggio con l’esperienza concreta della famiglia o magari raccontare di sé quando era bambino. Le storie degli altri consentono a tutte le età di identificarsi in maniera cauta, senza essere direttamente protagonisti, ma anche di individuare le risorse fuori e dentro di noi, lasciandoci intuire che, in qualche modo, ce la faremo a superare anche le notti buie.
Adesso per sempre
di Chiara Lorenzoni
illustrazioni di Marco Somà
Editore Kite, Età di lettura: da 6 anni
L'articolo Come spiegare ai bambini la morte? I consigli dell’esperta per guidare i più piccoli nell’elaborazione di un lutto proviene da Il Fatto Quotidiano.