Ciuci: «il ponte sullo Stretto ha già fatto bene all’ambiente»
- Postato il 18 settembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Ciuci: «il ponte sullo Stretto ha già fatto bene all’ambiente»
Parla il presidente della Società dello Stretto Pietro Ciuci che si occupa della costruzione del Ponte di Messina: Dopo l’ok alla delibera Cipess partiranno le procedure degli espropri, poi i primi cantieri e un anno di progettazione. 50 milioni per gli aspetti ambientali.
Per la prima volta dopo l’approvazione del Cipess del 6 agosto scorso la Stretto di Messina S.p.a. ritorna sul territorio interessato dalla realizzazione dell’opera. «È una fase nuova – spiega l’ad Pietro Ciucci – Anche se l’efficacia chiede la convalida della Corte dei conti, ormai siamo in fase realizzativa e dobbiamo parlare in termini di cose concrete da fare». Ciucci ieri ha incontrato la sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, e nei prossimi giorni si confronterà anche con la prefetta di Messina, Cosima Di Stani e con quella di Reggio Calabria, Clara Vaccaro; «anche in questo caso per un aggiornamento sulle attività e per fare il punto sulla stipula del Protocollo di legalità, un passaggio importantissimo e una precondizione per l’avvio di qualsiasi attività» sottolinea l’ad.
CIUCI SUL PROTOCOLLO ESPOPRI PER IL PONTE DELLO STRETTO E L’INDENNITÀ PER GLI INTERESSATI
La questione degli espropri tornerà calda nei prossimi mesi, che indennità riceveranno gli interessati?
«Il protocollo espropri che programmiamo di stipulare con i due comuni fisserà, sulla base della normativa, tutti i criteri da applicare per ogni singolo esproprio. Voglio ricordare che in base alla norma di legge approvata lo scorso anno (Dl.89/24) si prevede di incentivare la cessione volontaria di questi beni con una maggiorazione del 15% dell’indennità, perché il nostro obiettivo – lo dico senza retorica – è affrontare questo passaggio delicatissimo in maniera il più possibile cooperativa, senza scontri. Anche perché ci rendiamo conto che si tratta di un passaggio che va a colpire la sensibilità delle persone. C’è poi un indennizzo ulteriore fino a un massimo di 40mila euro per far fronte a spese vive (trasloco e altri costi per trovare una soluzione alternativa)».
Quanto tempo avranno gli espropriandi per trovare un’altra soluzione abitativa?
«Tutto parte dopo l’efficacia della delibera Cipess, che tra le tante cose dichiara la Pubblica utilità del progetto, a quel punto partiranno le comunicazioni a tutti i soggetti coinvolti. Una comunicazione che serve per acquisire anche elementi ulteriori per la definizione di indennizzi e tempi. Gli espropri partiranno in base all’avvio del progetto. Noi partiremo con le opere anticipate, le attività di bonifica delle interferenze, le prime cantierizzazioni sulle due coste. Nel frattempo, partirà anche la progettazione esecutiva che si sviluppa in tre step e, quindi, gradualmente si partirà anche con i lavori che riguardano le opere di attraversamento vero e proprio (le torri e la campata unica).
Questa fase prevede 12 mesi di progettazione e l’avvio dei lavori sarà alla fine del prossimo anno. Tutto questo per dire che non sarà il giorno dopo dell’efficacia del Cipess che si darà il via agli espropri senza dare tempo per trovare soluzioni, i primi espropri partiranno da aree libere non occupate da abitazioni».
CIUCI IL RUOLO DELLA CORTE DEI CONTI E IL PIANO FINANZIARIO DEL PONTE
Lei è sempre cauto quando si parla di tempistiche, ma quando ci sarà l’avvio dei lavori?
«Non è che sono cauto, è che preferisco dare indicazioni puntuali e obiettivi molto sfidanti. Perciò direi che le prime attività partiranno entro fine ottobre o al massimo entro la fine dell’anno».
La delibera Cipess è ora al vaglio della Corte dei conti, ma cosa sta valutando esattamente?
«La legittimità. Quello della Corte dei conti è un controllo importantissimo di legittimità, cioè del rispetto della procedura della legge e non entra nel merito del progetto. Siamo sicuri di aver fatto tutto al meglio e aspettiamo fiduciosi che la corte sviluppi le sue attività di competenza».
Cosa ci dice, invece, del Piano economico e finanziario?
«È un documento che è stato allegato all’atto aggiuntivo alla convenzione firmata il 1 agosto e già approvato con decreto Mef e Mit ed è stato approvato anche dal Cipess. Il comitato doveva anche verificare che l’intero fabbisogno dell’opera fosse coperto da risorse già disponibili. Il Piano finanziario è semplice perché la parte di investimento è interamente coperta da contributi pubblici (i 13,5 miliardi), quindi il Piano deve coprire, attraverso i ricavi dei pedaggi delle autovetture, solo i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Il pedaggio a 7 euro (o anche 4 euro per utilizzo più frequente) serve solamente a questo e non deve coprire la quota di ammortamento dell’investimento. Il traffico è stimato con prudenza e prevede poco più di 4 milioni di veicoli nel primo anno».
NON SOLO PONTE DELLO STRETTO MA ALTA VELOCITÀ E RICORSI LEGALI LE PRECISAZIONE DI CIUCI
L’Accordo di programma con Rfi prevede per l’Alta velocità la conclusione della linea fino a Praia a Mare e poi la tratta Gioia Tauro-Reggio Calabria. Cosa ci dobbiamo aspettare per l’Av tra Praia e Gioia?
«L’Accordo di programma riguarda quello che interessa al Ponte, ma l’accordo non doveva programmare tutti gli investimenti su quella tratta. C’è un impegno del governo a estendere l’Alta velocità con la modernizzazione in tempi brevi e sarà utile anche per il Ponte». Per questo si è detto tante volte che l’utilità del Ponte è connessa allo sviluppo dell’Alta velocità sia in Calabria che in Sicilia. «Indubbiamente sì. Per questo nell’Accordo di programma si fa riferimento a questi investimenti, così come si fa riferimento ai lavori sulla Salerno-Reggio Calabria. La validità del Ponte è chiaro che è ancora più evidente e straordinaria nel giorno in cui avremo tutta l’Av, ma già una modernizzazione, un’accelerazione dei tempi, se si arriverà a Messina o a Catania in 5 ore, diventerà un’alternativa ad altre soluzioni. Ma non potevamo mettere tutto nell’Accordo di programma, lo avremmo caricato di impegni eccessivi».
Ci sono una quantità di azioni legali di vario tipo contro il Ponte (ricorsi al Tar, diffide, segnalazioni ed esposti all’Ue, class action). Qualcuna di queste potrebbe fermare il progetto?
«Mi fa una domanda difficile. Abbiamo il ricorso al Tar di Villa San Giovanni e Reggio Calabria dove la prima udienza si è chiusa con un ritiro da parte del ricorrente e ci sono poi stati i motivi aggiunti, ma non c’è ancora una data per l’esame del ricorso; come non c’è per quello delle associazioni ambientaliste. Sulla class action c’è stata una sentenza a noi favorevole e il ricorso in appello riguarda soltanto le spese. Per quanto riguarda le attività sull’Europa non abbiamo segnali, il governo ha inviato tutta la documentazione. Non possiamo escludere che l’Ue possa chiederci approfondimenti o integrazioni ma non abbiamo nessun segnale contrario.
È singolare che si cerchi di bloccare investimenti di questa importanza con azioni legali che potrebbero solo portare a ritardare l’opera e a determinarne l’allungamento dei tempi di realizzazione – e quindi dei costi – salvo poi lamentarsi che i costi sono aumentati. Noi abbiamo fatto un lavoro molto rispettoso di tutte le norme e abbiamo investito una grande quantità di risorse sulla parte ambientale, che è spesso oggetto principale di questi ricorsi. Il contratto che abbiamo firmato sul monitoraggio ambientale vale più di 50 milioni di euro. Tutti gli studi che abbiamo fatto in questa lunga fase di preparazione della documentazione per la Valutazione di impatto ambientale e di incidenza ambientale hanno di fatto arricchito la conoscenza del territorio. Sono studi che non sarebbero mai stati fatti se non ci fosse stato il Ponte».
PONTE DELLO STRETTO, CIUCI: BENEFICI AMBIENTALI E TURISTICI
Insomma, il Ponte, anche senza esistere, ha già fatto del bene?
«Senz’altro sì sull’ambiente. Anche in termini di conoscenza e per tutte le opere compensative che portano a intervenire su un’area molto ampia. Quando parlo di monitoraggio ambientale, non parlo solo di quelli dentro i cantieri ma di un’area molto vasta, ed è un monitoraggio attento che permette di intervenire anche durante la realizzazione ove quanto previsto non dovesse essere del tutto performante. La nostra attenzione è altissima sull’ambiente così come lo è sull’aspetto ingegneristico, sismico, sul vento, sul rischio di infiltrazioni criminali».
«Noi abbiamo l’idea di poter avere nelle torri, intorno ai 250 metri di altezza, dei punti di osservazione privilegiati sullo Stretto di Messina. Si possono poi aggiungere altre attività su cui stiamo ragionando e lo faremo ancora in fase di progettazione esecutiva quando discuteremo dell’opportunità dell’uso “turistico” di queste torri, che è una cosa che abbiamo chiesto già ai progettisti di sviluppare. Stiamo parlando anche della possibilità di rendere l’opera percorribile con le biciclette, ma c’è un aspetto di sicurezza problematico. Gradualmente può nascere l’ipotesi di un museo sulla storia della realizzazione del Ponte stesso. È qualcosa che accade in tutto il mondo e di storia, per quanto riguarda il Ponte, ne abbiamo tanta».
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Ciuci: «il ponte sullo Stretto ha già fatto bene all’ambiente»