Archiviato il procedimento contro il sindaco di Moncalieri: era accusato di concussione
- Postato il 10 novembre 2025
- Cronaca
- Di Quotidiano Piemontese
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MONCALIERI – È lo stesso Paolo Montagna, sindaco di Moncalieri, a scriverlo sui profili social: il Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta del Pubblico Ministero, ha disposto l’archiviazione del procedimento a suo carico. Il primo cittadino era accusato di concussione, l’avviso di garanzia era arrivato nel novembre del 2021.
Ora Montagna ammette di sentirsi sollevato, ché ha sempre creduto nella giustizia, ma per lui quanto accaduto ha lasciato comunque una profonda ferita.
Queste le sue parole in un lungo post:
Care tutte e tutti,
dopo aver raccontato in questi anni le storie di molti di voi e della nostra Comunità, oggi sento il bisogno di condividere un pezzo della mia storia. Una storia che vivo con voi da 18 anni, di cui dieci come Sindaco di Moncalieri.Nel novembre del 2021, proprio da questa pagina, vi avevo informato di aver ricevuto un avviso di garanzia. Mi si accusava di concussione — un reato gravissimo, che significa abusare del proprio potere per costringere qualcuno, con minacce o pressioni, ad agire a proprio favore.
L’inchiesta nacque da un esposto anonimo, dopo una riunione di maggioranza con consiglieri e assessori. In quella riunione si discuteva delle elezioni del Consiglio Metropolitano, e secondo alcuni avrei minacciato ripercussioni politiche per chi non avesse seguito le mie indicazioni di voto.
Da subito dissi — e lo ribadisco oggi — che le minacce non fanno parte del mio modo di agire né di pensare. Ho sempre creduto nel confronto, anche duro, ma mai nella paura come strumento politico.
Oggi, dopo quattro anni, il Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta del Pubblico Ministero, ha disposto l’archiviazione del procedimento: quello che è successo è una “normale prassi pre-elettorale, il fatto non costituisce reato.”
Sono sollevato, sì. Anche se, dentro di me, non ho mai smesso un attimo di credere che la giustizia mi avrebbe reso giustizia.
Ma non posso dire che “tutto è bene quel che finisce bene”. Non sarebbe la verità.Questa vicenda mi lascia una ferita profonda, che mi ha cambiato per sempre.
Perché la certezza di aver agito correttamente, oggi finalmente riconosciuta anche dalla legge, non basta a cancellare i momenti duri: la perquisizione in casa, in auto, il sequestro del cellulare, i titoli dei giornali, i commenti infamanti di chi intendeva soffiare sul fuoco.
La cicatrice più dolorosa resta però un’altra: scoprire che qualcuno, tra chi mi conosceva come uomo e come Sindaco, ha scelto di gettare fango sulla mia onestà, nascondendosi dietro l’anonimato. E che altri, nella mia stessa comunità politica, hanno visto in questa indagine un’occasione per deridere, denigrare, sgambettare, isolare — invece di avere fiducia nella giustizia e nell’attesa dei suoi tempi.
Non provo rancore, né desiderio di rivalsa.
Piuttosto, sento il dovere di invitare tutti — chi ha ruoli nelle Istituzioni o nei partiti — a una riflessione profonda.
Quando la politica dimentica il rispetto delle persone e dei ruoli, e trasforma il confronto in fango, perde credibilità. Tutti la perdono, non solo qualcuno. E a pagarne il prezzo sono le nostre Comunità, sempre più deluse, forse non a caso sempre più lontane da tesseramenti e urne.
Due ultimi pensieri.Il primo è per chiedere scusa a mia madre, alla mia famiglia, ai collaboratori più stretti: sono stati travolti, loro malgrado, da un chiacchiericcio che non meritavano.
Il secondo è per dire grazie.
Grazie a chi mi è stato accanto, ai colleghi, ai cittadini e alle cittadine che non hanno mai smesso di credere in me. Il vostro affetto, la vostra fiducia, sono stati la mia forza nei giorni più bui.
Ora si riparte.Con la stessa determinazione di sempre, e con un cuore più consapevole.
Perché il viaggio per Moncalieri continua — e io intendo continuare a fare la mia parte, con onestà e passione.Vi abbraccio, uno per uno.
Paolo.
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