Alfred Eisenstaedt, il fotografo del celebre bacio del marinaio all’infermiera in mostra a Torino

  • Postato il 14 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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A volte uno scatto, lo scatto del secolo, ti dà l’immortalità e la fama, ma ti imprigiona. Così è successo, almeno per la massa, per il fotografo americano, Alfred Eisenstaedt, celebre per l’iconica immagine del marinaio che bacia l’infermiera, foto chiamata “V”. Una mostra per l’estate, in un luogo piacevolissimo e fresco, nel centro di Torino, un edificio scolastico riconvertito in parte a Centro Italiano di Fotografia nel 2015, che in questi anni – ad ottobre dieci per l’esattezza – ha saputo regalare immagini dei più grandi Maestri sotto la guida del critico d’arte Walter Guadagnini.

Alla fine di questa mostra, che si preannuncia come la più bella del suo genere dell’estate torinese e non solo, sarà infatti celebrato con una serie di festeggiamenti, e grandi imperdibili eventi, il decennale di Camera.

Visitabile fino al 21 settembre, offre un caleidoscopio di 170 foto dell’eclettico maestro, che passa dai ritratti di celebrità glamour, una stupenda Sophia Loren, una divina Marilyn ed una affascinante, elegantissima Jackie Kennedy, a foto più politiche e storiche: il primo incontro nel 1934 tra Mussolini e Hitler da cui traspare la sudditanza di quest’ultimo verso il Duce e un truce Goebbels. Ritratti di ballerine davanti ad una finestra che evocano Degas ma anche potenti immagini di lotte, lavoro e guerre.

Nel 1935, come molti ebrei, emigra negli Stati Uniti e già nel 1936 diventa il fotografo di punta di Life, la più importante ed autorevole rivista americana per cui scatta e firma un numero eccezionale di servizi – più di 2500 – e 90 copertine, le mitiche copertine di Life che introdussero ed iniziarono un modo nuovo di fare comunicazione e giornalismo moderno, una di queste suscitò scandalo nel 1966 con la nostra Sophia in lingerie.

Lo stesso scalpore che suscitò la foto del bacio “a tradimento” del marinaio di origini portoghesi ed ebbro e felice per la resa dei giapponesi e la ragazza, presa a caso tra la folla, una igienista dentale che dopo i primi momenti di smarrimento, tornò di tutta fretta, alle 17.30, allo studio medico.

A parte le più note ed iconiche come questa, molte sono inedite e portate in Italia per la prima volta dopo 25 anni e dopo il trentennale della morte di Alfred Eisenstaedt.

Uscendo da Camera in via delle Rosine, ci si può affacciare sull’aiuola Balbo, così chiamata dai torinesi perché rialzata rispetto alla strada ma in realtà un grande giardino di circa 11.000 mq risalente al 1874 ed una parte dei “Ripari”, aree verdi progettate per colmare il vuoto della demolizione delle mura napoleoniche, con alberi secolari, una fresca fontana centrale zampillante e due toret, i tipici dispensatori di acqua potabile e buonissima, meglio della minerale, in più arricchita da statue di diversi patrioti tra cui Daniele Manin, Luigi Kossuth ed appunto Cesare Balbo.

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Il Fatto Quotidiano

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