Wimbledon e Berlino, il mondo al contrario è quello di Vannacci

  • Postato il 12 luglio 2024
  • Di Il Foglio
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Wimbledon e Berlino, il mondo al contrario è quello di Vannacci

Al direttore - Vannacci considerato un estremista da Le Pen: what else?
Luca Marini

Sarà un fine settimana da incubo per il generale Roberto Vannacci. E non solo per essere riuscito a offrire al partito di Marine Le Pen una chiave per apparire per un istante moderato (Vannacci vicepresidente del nuovo gruppo dei Patrioti è troppo anche per i patrioti francesi) ma per tutto quello che vedrà nelle prossime ore tra l’Olympiastadion di Berlino, dove si giocherà la finale degli Europei di calcio, e il centrale di Wimbledon a Londra, dove si giocheranno le finali femminile (sabato) e maschile (domenica). Vannacci è stato graziato da Jannik Sinner, che avendo perso ai quarti di finale non ha offerto al generale nuove occasioni per dire quel che pensa sulle persone con i capelli rossi (secondo il generale, “non rientrano nella normalità”). Ma non è stato invece graziato dalla favolosa Jasmine Paolini, che ieri ha battuto in una partita epica al terzo set (10-8 al tie break) la croata Donna Vekic, che come Paola Egonu, negli standard di Vannacci sarebbe una delle tante sportive che, per le sue origini, “non rappresenta l’italianità”, avendo una madre per metà polacca e per metà ghanese e avendo persino la pelle non chiara come quella del generale. Spiace. Così come spiacerebbe molto se il generale Vannacci fosse costretto a vedere la finale di domenica sera, tra Spagna e Inghilterra, perché scoprirebbe che le stelle emergenti di questo Euro 2024, come ha notato sabato scorso sul Financial Times Gideon Rachman, sono, senza eccezioni, giocatori di razza mista o figli di immigrati. Jude Bellingham, Bukayo Saka e Trent Alexander-Arnold sono in parte di origine africana. Nico Williams, campione della Spagna, è figlio di richiedenti asilo, come lo erano anche il tedesco Ilkay Gündogan e il francese Eduardo Camavinga. Lamine Yamal, campione spagnolo che domani compie 17 anni, è di origine marocchina ed equato-guineana (Guinea Equatoriale) Ilkay Gündogan, capitano della Germania, è nato a Gelsenkirchen da genitori turchi. Spiace per Vannacci, ma il mondo al contrario è quello suo, non è quello che vedrà tra il centrale di Wimbledon e  l’Olympiastadion di Berlino.

 

Al direttore - Stupisce lo stupore per le proteste sinistre contro la nomina dell’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi. Nihil novi. Nel 2006 tutti avevamo capito che la stazione Termini di Roma si sarebbe chiamata d’allora in poi stazione “Giovanni Paolo II”. Avevamo capito male, a seguito dell’inevitabile protesta di parte il sindaco Walter Veltroni precisò che la cerimonia del 23 dicembre di quell’anno aveva “il significato di una semplice dedica, materializzata attraverso la posa di due stele”. Sulle stele c’era scritto: “Stazione Termini-Giovanni Paolo II”. E poi dicono che “scripta manent”.
Ubaldo Casotto

Al direttore - Apprezzabile la ferma posizione atlantista di Giorgia Meloni. Restiamo però l’unico paese della Nato, insieme a Spagna e Belgio, che continua a vietare a Zelensky l’uso delle proprie armi per colpire le postazioni militari in territorio russo. Se vale la motivazione ufficiale, cioè che non siamo in guerra con Putin, si tratta di una palese menzogna. Se invece vale soprattutto la preoccupazione di non inasprire il confronto con Salvini, si tratta di una poco lungimirante forma di ipocrisia politica (“la prudenza dei pusillanimi”, la chiamava Roberto Gervaso). La verità, come recita una delle “Massime” di François de La Rochefoucauld, è che siamo così abituati a essere ipocriti con gli altri, che finiamo per essere ipocriti con noi stessi.
Michele Magno

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Il Foglio

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