“Volevano l’audio del momento in cui Timothy e la sua compagna vengono sbranati dall’orso bruno, ma non gliel’ho fatto sentire”: il racconto scioccante sul doc Grizzly Man
- Postato il 12 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Timothy Treadwell, ambientalista statunitense, ha vissuto per tredici estati tra gli orsi grizzly del Parco Nazionale di Katmai, in Alaska. Senza armi, né protezioni. Si sentiva parte del branco, convinto che il rispetto potesse essere un linguaggio sufficiente per convivere con animali selvatici. Il 5 ottobre 2003, la sua convinzione si è trasformata in tragedia: Treadwell e la sua compagna Amy Huguenard sono stati sbranati da un orso bruno maschio nei pressi del loro accampamento.
La loro morte è stata documentata da un nastro audio, registrato accidentalmente dalla videocamera accesa durante l’attacco. Jewel Palovak, produttrice esecutiva del documentario “Grizzly Man” e amica di Treadwell, è l’unica persona ad aver sentito quella registrazione. “Quando abbiamo iniziato la produzione, tutti coloro che erano coinvolti, tranne me, volevano usare almeno un po’ della registrazione audio nel film”, ha scritto Palovak su Reddit.
Palovak è anche l’erede legale del patrimonio di Treadwell, e questo le ha permesso di imporre un vincolo preciso su ogni progetto postumo: “E ogni contratto per ogni progetto che ho realizzato dopo la sua morte conteneva una clausola secondo cui il ‘nastro della morte’ non sarebbe stato incluso in nessuna produzione”. Nonostante le pressioni, ha mantenuto ferma la sua posizione, e i motivi sono due: il rispetto alla memoria dell’amico e la brutalità del contenuto. “Ho accettato di farlo sentire a Werner perché, come regista, ritenevo che fosse importante per la sua percezione”, ha spiegato, riferendosi al regista Werner Herzog, autore del documentario del 2005 “Grizzly Man”.
Secondo Palovak, Treadwell era consapevole dei rischi della sua scelta di vita, ma aveva forse abbassato la guardia. “Dopo tutti gli incontri ravvicinati con gli orsi, anno dopo anno, è stato ucciso fuori dalla sua tenda, sotto la pioggia, senza scarpe e occhiali, e non mentre scattava fotografie da vicino sul campo”.
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