Vita da rider, sotto il sole a 34 gradi. “Noi trattati peggio degli animali”. E sul bonus: “Vengano loro a lavorare”
- Postato il 4 luglio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Gli animali stanno meglio di noi, noi siamo trattati peggio”. Y. è un rider di 49 anni. Aspetta la notifica di una consegna da fare sotto l’arco di corso Garibaldi, a Milano. Il termometro segna 34 gradi. E sono solo le 13.30 Nel tardo pomeriggio sono previsti oltre 36 gradi. È in giro dalle undici del mattino ma ha effettuato soltanto tre consegne. “Ieri sono stato per strada undici ore, dalle undici del mattino alle dieci di sera” racconta al Fatto.it. Il bottino? Venticinque euro, lordi. I rider in città sono tanti e con il free login è sempre più difficile ottenere delle corse. E così bisogna stare per strada, senza potersi fermare per poter guadagnare abbastanza per sopravvivere. “In Spagna almeno hanno il contratto e se non ci sono consegne sei pagato ugualmente, qui no” commenta amaramente. E quando gli si chiede del bonus di pochi centesimi per il caldo prima introdotto e poi ritirato in fretta e furia da uno dei colossi del delivery ci scherza su: “Glieli darei io due centesimi per venire a lavorare con me sotto il sole”.
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