Vipera in pugno

  • Postato il 10 dicembre 2025
  • Di Il Foglio
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Vipera in pugno

Il ragazzino Jean, detto Teppa (in originale Brasse-Bouillon), vive con la nonna in una “specie di castello” senza impianto fognario che accoglie on and off gran parte della famiglia, insieme a suo fratello Ferdinand, il moscio. Come tutti i borghesi, “sembrano avere bisogno di un numero di stanze inutili direttamente proporzionale a quello degli ettari della loro proprietà”. In una zona della Francia dove vivono “servi per vocazione”, “storpi, spesso tubercolotici” che portano ancora “i baffi cascanti”, circondato da “un nugolo di zie e cugini negati in matematica ma prodigiosamente abili a enumerare le indulgenze”, i ragazzini sono piuttosto infelici. Ma è solo quando muore la nonna, e la loro madre dovrà tornare dalla Cina, che capiranno davvero cosa vuol dire essere vessati e maltrattati quotidianamente. Non appena arriva, lei che comunicava con cartoline prestampate con gli auguri di Natale, i ragazzi la abbracciano e lei li manda via, “che diamine!”. Ci sono anche il padre, “un signore annoiato” con “molta erudizione e poche idee, oppresso dal peso dei baffi”, e un nuovo fratello, Marcel, noto come Scricciolo. “Ecco dunque qui riuniti, tutti e cinque, sul set di un film con pretese di dramma tragico che potrebbe intitolarsi Atridi in flanella”, dice Jean, la voce narrante. Per lui e il fratello Ferdinad inizia un nuovo regime: sveglia alle cinque, messe nella cappella di famiglia, rigidi precettori e a tavola “parleremo solo inglese”. E così la madre viene ribattezzata, per usare le parole di Ferdinad, “la Bastarda! La merdosissima bastarda pazza!” (in originale, più sottile, è paragonata a una scrofa figlicida). 

 

Franco, crudele e amaramente divertente, "Vipera in pugno" è un manifesto del non-amore filiale, un manuale-invettiva sul come compilare un testo di estremo sfogo sulla famiglia disfunzionale e sul clericalismo sterile e, come scrisse il Monde, un romanzo che irrompe e “scandalizza i moralisti mettendo in pratica il sinistro dettame dell’immoralista: ‘famiglie, vi odio!’”. Un giorno che la sadica madre sviene mentre prega, Jean dice: “Volete proprio sentirmelo dire? Ebbene, da quando ha iniziato a respirare male, noi respiriamo molto meglio”, e va a letto cullando “un’ultima, sacrilega, speranza”, prima di arrivare a pensare di mettere addirittura in scena un matricidio. Affilatissima e provincialissima la penna di Bazin, scrittore morto nel 1996, e ricordato in Francia per questo libro che aveva fatto scandalo quando uscì nel 1948 (quando ancora i libri facevano scandalo!), fuori catalogo da tanto, viene riportato chez nous nella traduzione di Riccardo Fedriga in questa nuova costola di Gramma, i Grammatici, operazione di recupero di libri dimenticati. Di fronte al vuoto contemporaneo si fa bene ad andare indietro e ripescare tra le acque dove anche i minori appaiono, oggi, giganti.

    

Hervé Bazin
Vipera in pugno
Feltrinelli, 240 pp., 16 euro

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Autore
Il Foglio

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