Vinicius de Moraes, che altro? (Traduzione di Massimiliano Damaggio)
- Postato il 21 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Per prima cosa mi sono chiesto se fosse il caso di dire chi fosse Vinicius de Moraes. La risposta è stata “sì”, perché il tempo passa e il Brasile è un posto lontano. Poi mi sono chiesto cosa potessi dire su Vinicius. La risposta è stata “niente, o quasi”. Se non: Vinicius è stato più che un poeta, è stato una “ricetta di poeta”, un uomo che è vissuto “in” poesia, “per” la poesia, “con” la poesia. In modo umanissimo e umile, come solo nella povera quotidianità latino-americana si può ancora fare, lui che povero non era ma brasiliano sì, profondamente, totalmente.
Anche in questo, soprattutto, è stata la sua grandezza: l’aver traghettato una poesia gigantesca e indimenticabile, coltissima ma popolare, dal libro alla strada, al bar, alla canzone. Alla vita.
M.D.
Soneto da fidelidade
De tudo ao meu amor serei atento
Antes, e com tal zelo, e sempre, e tanto
Que mesmo em face do maior encanto
Dele se encante mais meu pensamento.
Quero vivê-lo em cada vão momento
E em seu louvor hei de espalhar meu canto
E rir meu riso e derramar meu pranto
Ao seu pesar ou seu contentamento.
E assim, quando mais tarde me procure
Quem sabe a morte, angústia de quem vive
Quem sabe a solidão, fim de quem ama
Eu possa me dizer do amor (que tive):
Que não seja imortal, posto que é chama
Mas que seja infinito enquanto dure.
*
Sonetto della fedeltà
Su tutto, al mio amore sarò attento
per primo, e con tal zelo, e sempre, e tanto
che pure di fronte al più grande incanto
di lui sia maggiore l’incantamento.
Voglio viverne ogni vano momento
ed in suo onore spargere il mio canto
ridere il mio riso, versare il pianto
alla sua gioia oppure al suo scontento.
Così, quando mi cercherà la morte,
ansia del vivo, o dalla solitudine,
destino di chi ama, io sia inseguito,
mi dica (dell’amore avuto in sorte):
che non è immortale, poiché è di fiamma,
ma fino a quando dura è infinito.
***
Soneto de separação
De repente do riso fez-se o pranto
Silencioso e branco como a bruma
E das bocas unidas fez-se a espuma
E das mãos espalmadas fez-se o espanto.
De repente da calma fez-se o vento
Que dos olhos desfez a última chama
E da paixão fez-se o pressentimento
E do momento imóvel fez-se o drama.
De repente, não mais que de repente
Fez-se de triste o que se fez amante
E de sozinho o que se fez contente.
Fez-se do amigo próximo o distante
Fez-se da vida uma aventura errante
De repente, não mais que de repente.
*
Sonetto di separazione
All’improvviso il riso si fa pianto
silenzioso e bianco come la bruma
e delle bocche unite si fa schiuma
e delle mani aperte disincanto
D’improvviso la calma si fa vento
che degli occhi disfà l’ultima fiamma
la passione si fa presentimento
e il momento immoto si fa dramma
D’improvviso, non più che in un momento
si fa triste colui ch’è stato amante
ed è solo chi prima era contento
Si fa l’amico prossimo distante
si fa la vita un’avventura errante
d’improvviso, non più che in un momento
***
Poema de Natal
Para isso fomos feitos:
para lembrar e ser lembrados
para chorar e fazer chorar
para enterrar os nossos mortos –
por isso temos braços longos para os adeuses
mãos para colher o que foi dado
dedos para cavar a terra.
Assim será nossa vida:
uma tarde sempre a esquecer
uma estrela a se apagar na treva
um caminho entre dois túmulos –
por isso precisamos velar
falar baixo, pisar leve, ver
a noite dormir em silêncio.
Não há muito o que dizer:
uma canção sobre um berço
um verso, talvez de amor
uma prece por quem se vai –
mas que essa hora não esqueça
e por ela os nossos corações
se deixem, graves e simples.
Pois para isso fomos feitos:
para a esperança no milagre
para a participação da poesia
para ver a face da morte –
de repente nunca mais esperaremos…
Hoje a noite é jovem; da morte, apenas
nascemos, imensamente.
*
Poesia di Natale
Per questo siamo fatti:
per ricordare ed esser ricordati
per piangere e far piangere
per interrare i nostri morti –
per questo abbiamo braccia lunghe per gli addii
mani per cogliere ciò che è dato
dita per scavare la terra.
Così sarà la nostra vita:
una sera sempre a scordare
una stella a spegnersi nella tenebra
un sentiero fra due tumuli –
per questo dobbiamo vegliare
parlar basso, camminare piano, guardare
la notte dormire in silenzio.
Non c’è molto da dire:
una canzone sopra una culla
un verso, a volte di amore
una preghiera per chi se ne va –
ma quell’ora non si scorda
ed è lì che i nostri cuori
si abbandonano, gravi e semplici.
Perché per questo siamo fatti:
per la speranza nel miracolo
per la partecipazione della poesia
per vedere la faccia della morte –
d’improvviso non attenderemo più…
Oggi la notte è giovane; dalla morte appena
siamo nati, immensamente.
Vinicius de Moraes (1913-1980) è stato un poeta, paroliere e diplomatico brasiliano. È noto per aver contribuito alla nascita della Bossa nova, collaborando con Tom Jobim. Tra le sue canzoni più celebri: Garota de Ipanema e Chega de Saudade. La sua poesia fonde lirismo, passione e spiritualità. Ha lasciato un segno profondo nella cultura brasiliana del XX secolo.
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