‘Vietato a sinistra’, dieci interventi femministi su temi scomodi che la sinistra non affronta
- Postato il 15 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Voglio segnalare la presentazione di un libro assai interessante e originale, Vietato a sinistra, dieci interventi femministi su temi scomodi, che si terrà martedì prossimo a Roma presso l’Archivio Centrale dell’Udi in via Penitenza 37. E’ un testo collettaneo con contributi di diverse autrici che affrontano varie questioni – La misura della parità, La cancellazione della madre attraverso la legge sull’affido condiviso, C’era un’assemblea civica sulla genitorialità sociale a Milano, Mercato libertà e censura del pensiero, Prostituzione, pornografia e libertà, La ‘rivoluzione gentile’ non è più gentile, I sessi sono due come oltraggio all’inclusività, Vietato dire donna, Il femminismo al tempo del RUNTS, ‘Per me le cose sono due’, la parola femminista tra svuotamento e risignificazione – edito da Castelvecchi, curato da Daniela Dioguardi e introdotto da Francesca Izzo, due nomi molto significativi del panorama del femminismo della differenza.
Il testo affronta argomenti sui quali è molto urgente il più ampio dibattito negli ambienti della sinistra, nei quali si rischia di perdere un patrimonio di elaborazione sotto l’incalzare di una cultura mainstream impregnata di neoliberismo, che spinge sui principi di libertà e parità finendo per abolire le differenze. Davvero il sesso biologico non conta niente? E la gestazione per altri rientra in una normale evoluzione delle relazioni umane o è una deriva mercantile della maternità, una mercificazione del corpo femminile e della relazione madre-creatura? Quando si arriva a parlare di ‘persone con utero’, oltre a negare l’identità femminile, non si sta affogando dentro un mare di ipocrisia isterica? È davvero normale somministrare ormoni che bloccano la pubertà a ragazzine e ragazzini adolescenti in crisi di identità?
Sono davvero tante le domande ineludibili su cui langue però il dibattito a sinistra, fortemente egemonizzato da visioni liberiste che ritengo solo apparentemente espressione di un orizzonte di libertà – essendo piuttosto frutto di rielaborazioni nelle quali si perde il senso primario delle identità e della uguaglianza, finendo per deviare la riflessione verso l’iper-parcellizzazione delle identità sessuale intesa come pre condizione di libertà: “Attenzione – ammonisce la direttrice d’orchestra Lydia Tár-Cate Blanchett nel film Tár, elegante e drammatica, finanche crudele riflessione sul senso dell’esser donna – quando si moltiplicano all’infinito le identità si finisce per andare dietro ai conformismi”.
Di tutto questo, si diceva, si discute troppo poco e chi tenta di farlo può trovare una navigazione burrascosa perché i luoghi che ospitano le presentazioni di questo libro sono stati bersagliati da mail di protesta da chi non tollera che si discuta a partire dal pensiero della differenza. In una precedente presentazione romana si dovette cambiare luogo, addirittura. Brutto segno di tempi confusi e difficili.
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