Vicino l’accordo tra Trump e TikTok: “Pronta una app parallela per gli Usa”. Quote di maggioranza ad aziende americane

  • Postato il 11 luglio 2025
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Un braccio di ferro tra Donald Trump e il governo di Pechino per il controllo di TikTok. E 160 milioni di utenti sul piatto: è il numero di cittadini statunitensi iscritti alla piattaforma, tra creator e consumatori di contenuti. Dapprima le minacce e una legge ad hoc approvata sotto l’amministrazione Biden ed entrata in vigore a gennaio di quest’anno: il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act dispone la censura delle applicazioni controllate da governi “nemici” – qualificati come tali dalla Casa Bianca, sulla base di considerazioni strategiche e geopolitiche. ByteDance, la società cinese che gestisce il social, è obbligata a cederne la proprietà ad aziende statunitensi, altrimenti TikTok chiuderà i battenti: il governo Usa spegnerà l’interruttore, rimuovendolo dagli appstore nazionali e oscurando definitivamente, su tutto il territorio, la piattaforma di condivisione video più popolare del mondo. Adesso, dopo lunghe trattative, l’accordo sembra però vicino.

Anche se la legge in teoria è già operativa da diversi mesi, Donald Trump, a suon di ordini presidenziali, ne ha prorogato più volte l’applicazione, fissando come termine definitivo il 17 settembre del 2025: l’obiettivo del tycoon era guadagnare il tempo necessario per poter negoziare un accordo. Il 4 luglio i cronisti a bordo dell’Air Force One avevano raccolto una dichiarazione del presidente: «Sono fiducioso che raggiungeremo un’intesa». E ora, dopo mesi di trattative sottobanco (attraverso canali ufficiali e non), il governo Usa sarebbe riuscito a chiudere la partita: lo rivela il The Information incrociando fonti di alto livello. ByteDance, sostengono, sta lavorando alla creazione di un’app “gemella”, parallela alla piattaforma cinese e riservata ai consumatori statunitensi. Il programma, identificato internamente con il nome in codice “M2”, dovrebbe essere lanciato sul mercato il 5 settembre 2025 – dunque a ridosso dei termini previsti dall’ultima proroga concessa da Trump. La transizione sarà graduale. TikTok continuerà a funzionare regolarmente fino a marzo 2026 per permettere il travaso di utenti da un’app all’altra: sicuramente l’operazione, tenendo conto del numero dei profili coinvolti, richiederà molto tempo.

Nell’homepage dei cittadini americani comparirà un alert che li inviterà a migrare sull’app “clone”, con tanto di countdown a indicare la data di chiusura della piattaforma originaria. Dovranno scaricare manualmente M2 (il nome ufficiale non si conosce ancora) che già a partire da settembre rimpiazzerà TikTok negli store digitali nazionali. Ma dopo aver effettuato l’iscrizione gli utenti recupereranno automaticamente followers, contenuti e dati: una garanzia che entrambe le parti hanno preteso, anche per tutelare l’ecosistema di professionisti e di creators che è maturato in questi anni tra le pieghe del social. E che per molti è diventato una fonte di sostentamento, prima ancora che una “semplice” occasione di business.

ByteDance manterrà delle quote di partecipazione: dunque, resterà nella proprietà seppur da azionista di minoranza. M2 verrà rilevata da un’azienda (o un consorzio di società) made in Usa. L’operazione è condizionata all’approvazione del governo cinese, ma le trattative sarebbero già in corso: nel turbinio dei potenziali acquirenti si avviluppano conglomerati come Oracle, Blackstone, SoftBank. E persino la start-up Perplexity AI. Un vasto bacino d’utenza, un ricchissimo patrimonio di dati: è comprensibile che TikTok, che negli ultimi anni ha spopolato soprattutto tra i giovanissimi, faccia gola a Big Tech. E anche a Donald Trump che ha già gli occhi puntati sulle elezioni di midterm, soprattutto ora che il tycoon ha perso il sostegno di Elon Musk. Il presidente, del resto, si trova nella condizione (privilegiata) di poter selezionare investitori o cordate di imprenditori gradite alla fazione che regge il potere a Washington.

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