Viaggio alle origini della rivoluzione di Salvador Dalì
- Postato il 18 ottobre 2025
- Cultura
- Di Agi.it
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Viaggio alle origini della rivoluzione di Salvador Dalì
AGI - “La tradizione ha influenzato l’opera di Salvador Dalí ed è alla base della sua rivoluzione surrealista. Con questa mostra per la prima volta una narrazione inedita su Dalí racconta le influenze che ha subito soprattutto da tre artisti: Velázquez, Raffaello e Vermeer”. E' così che Franco Parasassi, presidente della Fondazione Roma, spiega in estrema sintesi l'importanza e l'origionalità della mostra ‘Dalí. Rivoluzione e Tradizione’ promossa dalla Fondazione Roma, in collaborazione con la Fundació Gala-Salvador Dalí, con il supporto organizzativo di MondoMostre e il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia, che sarà ospitata fino al 1° febbraio 2026 a Palazzo Cipolla, Museo del Corso - Polo museale.
Oltre sessanta opere tra dipinti, disegni, documenti e materiali audiovisivi portano a Roma l’universo visionario di Salvador Dalí (1904–1989), genio irriverente e maestro assoluto del Novecento. La mostra ne ripercorre l’intera traiettoria creativa: dagli anni dell’esplosiva adesione alle avanguardie europee al dialogo intenso e personale con i grandi maestri della storia dell’arte.
La mostra ‘Dalí. Rivoluzione e Tradizione’, sotto la direzione scientifica di Montse Aguer, direttrice dei Musei Dalí, e la curatela di Carme Ruiz González e Lucia Moni, si configura come uno degli appuntamenti culturali più attesi della stagione autunnale, e apre in concomitanza con la ricorrenza del centenario dalla prima mostra personale dell’artista spagnolo.
Le opere provengono dalla Fundació Gala-Salvador Dalí, che ha collaborato al progetto con un nucleo straordinario di capolavori, e da alcuni dei più importanti musei internazionali e italiani: il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía e il Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid, il Museu Picasso di Barcellona, le Gallerie degli Uffizi di Firenze.
Il percorso espositivo: tra tradizione e rivoluzione
Il percorso espositivo si apre con un’introduzione che delinea sin da subito la dialettica tra rivoluzione e tradizione, la tensione che ha segnato tutta la traiettoria creativa di Dalí, sospesa tra il desiderio di sovvertire e il bisogno di radicarsi nella grande pittura europea. Già nei suoi autoritratti giovanili, come ‘Autoritratto con il collo di Raffaello’ (1921), emerge la volontà di dialogare con i giganti del passato, accostando la propria immagine a quella di un maestro del Rinascimento.
Dalí e le Avanguardie: l'Influenza di Picasso
La sezione dedicata alla rivoluzione si concentra sul periodo in cui Dalí si confronta con le avanguardie e con Picasso, figura chiave nella sua formazione e nella sua emancipazione artistica. Il percorso si arricchisce con documenti, fotografie e opere che rievocano l’incontro tra i due e la loro relazione ambivalente, culminata nella celebre conferenza ‘Picasso y yodel’ 1951.
In mostra, anche opere emblematiche di questa fase come ‘Tavolo di fronte al mare. Omaggio a Erik Satie’ (c. 1926) o ‘Figure distese sulla sabbia’, visioni liriche e rarefatte, sospese tra sogno e coscienza.
Ritorno alla tradizione: Velázquez, Vermeer, Raffaello
La seconda parte del percorso è invece dominata dal ritorno alla tradizione: Dalí studia i classici, li assimila e li trasforma.
Con Velázquez, rielabora ‘Las Meninas’ in chiave personale e giocosa, come in ‘La perla. L’infanta Margarita d’Austria secondo Velázquez’ (1981).
L’omaggio a Vermeer passa per ‘La merlettaia’, simbolo di una perfezione matematica e cosmica che Dalí associa al corno di rinoceronte, emblema ricorrente della sua fase mistica.
Infine, con Raffaello, l’artista esplora l’equilibrio formale e spirituale: ‘La scuola di Atene / El incendio del Borgo’ (1979) è un’opera stereoscopica che fonde Rinascimento e modernità, visione e scienza.
Il percorso è arricchito da materiali documentari, fotografie e rare edizioni originali. Tra questi spiccano gli scatti di Francesc Català Roca e Juan Gyenes, che ritraggono Dalí immerso nello studio dei suoi maestri, intento a codificare la propria visione nei “segreti magici” della pittura.
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