Vent’anni di Programma XX, il Mugello celebra la passione e la ricerca Ferrari

  • Postato il 27 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il rombo di decine di V12 ha risuonato sulle colline del Mugello per tre giorni consecutivi. Si sono concluse ieri le Finali Mondiali Ferrari, appuntamento che da oltre trent’anni unisce piloti, collezionisti e tifosi in una festa globale.

L’edizione 2025 ha avuto un significato particolare: ha celebrato anche i vent’anni del Programma XX, il laboratorio più esclusivo di Maranello, dove i clienti diventano collaudatori e ogni giro di pista diventa un passo avanti nello sviluppo tecnico.
Una cinquantina di vetture XX – sulle duecento costruite dal 2005 a oggi – hanno sfilato sul circuito toscano. Una scena che ha condensato vent’anni di evoluzione: dalla FXX nata sulla base dell’Enzo, alla 599XX con aerodinamica attiva, fino alla FXX K e all’attuale 499P Modificata, derivata dal prototipo che ha riportato Ferrari ai vertici del mondiale endurance.

La FXX ha inaugurato il metodo: V12 da pista, set-up dedicati, telemetria in tempo reale e debrief con gli ingegneri, a cui contribuì anche Michael Schumacher nei test di sviluppo, dettando la rotta su mappature e assetti. La 599XX ha portato in dote soluzioni da laboratorio: gestione attiva dell’aerodinamica, brake cooling evoluto, elettronica fine per stabilità e trazione; con il pacchetto Evo arrivò un’ala posteriore con DRS comandato dal volante e dall’elettronica, che regolava l’incidenza in base alle accelerazioni laterali e longitudinali.

La FXX K ha segnato lo spartiacque: powertrain ibrido HY-KERS con modalità di erogazione dedicate (Qualify, Long Run, Manual Boost, Fast Charge), aerodinamica a profili sovrapposti e un’elettronica capace di cucire la spinta del V12 con quella del sistema elettrico. L’evoluzione Evo ha ulteriormente affinato il carico e la precisione nei cambi di direzione.

Con la 499P Modificata, il dialogo con l’endurance si è fatto diretto: telaio, sospensioni e gestione energetica derivate dalla Hypercar, libertà di set-up da track day e un lavoro di fino su trazione e ripartizione della coppia per riportare su un’auto clienti la sensibilità da prototipo.

Il fascino del XX Programme sta qui, nell’equilibrio tra ricerca ed emozione. Le vetture restano a Maranello, seguite dal team che ne cura trasporto, preparazione e analisi: i clienti arrivano in circuito e trovano un ecosistema completo fatto di coach, meccanici e ingegneri. La telemetria scorre come in un box ufficiale e il cronometro è un dettaglio: conta la qualità della guida, la pulizia delle linee, la capacità di dialogare con l’auto e trasformare ogni feedback in progresso.

A garantire la sincronia dell’evento c’è il reparto Attività Sportive GT diretto da Antonello Coletta, la mente che da vent’anni orchestra tutte le attività clienti e sportive: dal Challenge alla F1 Clienti, dal Club Competizioni GT al WEC. Un ecosistema che unisce il mondo privato con quello ufficiale delle corse, scambiandosi dati, metodi e persone.
 Il Mugello ha abbracciato tutto questo con la sua luce d’autunno e le curve di San Donato e Casanova-Savelli a fare da quinta. Tra una pioggia improvvisa e un sole che asciuga l’asfalto, le XX hanno mostrato perché questo programma è diventato un riferimento: è la dimostrazione che, in un’epoca dominata dal software, l’anima dell’automobile resta nella meccanica che vibra, nel gesto del pilota, nel sussurro della telemetria che conferma ciò che le mani hanno già capito. Vent’anni dopo la prima FXX, il sogno continua: rosso, rumoroso, irripetibile.

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Il Fatto Quotidiano

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