Tavares contro tutti: “Stellantis verso lo spezzatino, Tesla può sparire, i tedeschi non si adattano”

  • Postato il 28 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Tesla? “Potrebbe essere spazzata via da BYD”. Stellantis? “Spartita fra americani e cinesi”. I car maker tedeschi? “Rifiutano di adattarsi ai cambiamenti”. Ne ha proprio per tutti Carlos Tavares, ex numero uno di Stellantis, ormai ritiratosi dal mondo automotive. Sulle colonne del quotidiano francese Les Echos, il manager portoghese ha messo in dubbio la futura sopravvivenza della gioiello di Elon Musk: “Non sono sicuro che Tesla esisterà ancora tra dieci anni. Sono innovativi, ma verranno battuti dall’efficacia di BYD“.

La competitività cinese – sottolineata anche da molti analisti – potrebbe quindi mettere alle corde il colosso americano delle auto elettriche. E non solo: Tavares sottolinea pure come i tedeschi siano altrettanto a rischio, Volkswagen in primis, che “rappresenta il nostro mondo occidentale che rifiuta di adattarsi” alla nuova epoca dell’automotive. Anche se, va detto, la Volkswagen è stata la casa europea che maggiormente ha investito nella tecnologia elettrica, pur con ritorni commerciali molto modesti, dibattuti (internamente ed esternamente al gruppo di Wolfsburg) e alla base delle attuali riorganizzazioni manageriali dell’azienda.

Ma le critiche più dure, circostanziate e, probabilmente, più consapevoli sono proprio per Stellantis: “Mi chiedo quale sia oggi la loro strategia. Vedremo i risultati, in particolare, nel 2025, ma il problema di Stellantis è soprattutto quello di definire un piano: hanno rinviato di un trimestre la sua presentazione perché erano occupati a disfare ciò che io avevo realizzato. Guadagnare un po’ di tempo, spiegando che tutto ciò che è stato fatto va corretto non è un dramma, ma un giorno servirà un piano”.

Già nei giorni scorsi Tavares, parlando di Stellantis, aveva evocato il rischio che il gruppo possa in futuro subire un processo di “disaggregazione“, una sorta di “spezzatino” tra le varie attività industriali: “L’equilibrio fra Italia, Francia e Stati Uniti potrebbe rompersi”, determinando la creazione di società separate. “Uno scenario possibile, e ce ne sono molti altri, potrebbe essere che un giorno un produttore cinese faccia un’offerta per il business europeo, mentre gli americani si riprendono le attività in Nord America”, sostiene Tavares, citando la General Motors (che ormai da anni si è “ritirata” in Nordamerica) come potenziale interessato. La sopravvivenza del gruppo? Legata alle capacità dei manager di mantenere l’unità del sodalizio franco-italiano, senza cedere alle pressioni regionali delle singole divisioni.

Anche se poi è lo stesso Tavares ad ammettere, indirettamente, di essere stato egli stesso vittima delle istanze delle singole parti: “Con la mia partenza da Stellantis, non sono sicuro che gli interessi francesi che ho sempre avuto a cuore – che ci crediate o no – saranno difesi altrettanto bene”. Una propensione a favore della Francia che era evidente. Ma che oggi, dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, non è più possibile, come testimoniano i fatti: Stellantis ha già annunciato investimenti record negli USA, dove saranno messi sul tavolo 13 miliardi di dollari. Il target è quello di potenziare la produzione del 50% con cinque nuovi modelli e, nei prossimi quattro anni, assumere oltre 5.000 nuovi dipendenti negli stabilimenti in Illinois, Ohio, Michigan e Indiana.

“Questo investimento negli Stati Uniti stimolerà la nostra crescita, rafforzerà i nostri impianti produttivi e porterà più posti di lavoro americani negli Stati che consideriamo la nostra casa”, aveva dichiarato Antonio Filosa, il nuovo Ceo di Stellantis: “Accelerare la crescita negli Stati Uniti è stata una priorità assoluta fin dal mio primo giorno. Il successo in America non è solo un bene per Stellantis negli Stati Uniti, ma ci rende più forti ovunque”. Ovunque ma non in Italia, dove la crisi degli impianti Stellantis è non meno che drammatica: rispetto al già difficile 2024, infatti, nei primi nove mesi dell’anno che si avvia a conclusione sono state realizzate appena 265.490 unità tra auto e veicoli commerciali, con un calo del 31,5% rispetto al medesimo periodo del 2024.

In altri termini, la produzione è crollata di un terzo: in particolare, quella di auto è scesa del 36,3% a 151.430 unità, mentre quella di veicoli commerciali del 23,9% a 114.060. Con tutti gli stabilimenti italiani che hanno fatto registrare dati in flessione rispetto al 2024 e perdite comprese tra il 17% e il 65%. Per il segretario generale Fim Cisl, Ferdinando Uliano, “le previsioni per la chiusura dell’anno restano fortemente negative: poco più di 310.000 unità complessive, con le autovetture che scenderanno sotto le 200.000. Attualmente, quasi la metà della forza lavoro del gruppo è interessata da ammortizzatori sociali”. Secondo la Fim, le nuove produzioni – la Fiat 500 ibrida (in partenza a novembre) e i modelli di Melfi (DS8 già in produzione e Jeep Compass da ottobre) – potranno dare risultati significativi solo nel corso del 2026. Si spera.

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Il Fatto Quotidiano

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