Velasco: “Mi arrabbio se mi dicono che sono un guru. Moratti mi pagò per non lavorare”

  • Postato il 11 settembre 2025
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Julio Velasco, fresco del trionfo mondiale con l’Italvolley femminile, tiene a chiarire la sua immagine pubblica e a smontare alcuni luoghi comuni che gli vengono attribuiti. “Quando mi dipingono come una specie di guru mi rompo i c… di quel me stesso. Tante frasi che mi hanno attribuito non le ho mai pronunciate, c’è addirittura chi è convinto che io sia l’autore del libro Il codice Velasco, invece non ne so nulla. Io sono semplicemente un allenatore di pallavolo, questo è ciò che so fare”.

Il tecnico argentino ci tiene a sottolineare il suo approccio: “Sono pragmatico, non ideologico: insistere su un’idea anche quando non funziona è sbagliato. Andando oltre idee, metodo e tattica penso che la parte più importante sia l’adattamento ai gruppi e al momento”.

Squadra, impresa e il paragone con Vasco Rossi

Parlando al Corriere dello Sport, Velasco mette in guardia contro il rischio di trasformarsi in personaggio: “Se la persona diventa personaggio e finisce per crederci allora arriva il declino. Se ci si sofferma sul personaggio si perde di vista il senso dell’impresa e dello sport. Bisogna giudicare la squadra, l’atteggiamento e le mie ragazze non hanno mai mollato”.

Il tecnico argentino richiama poi i concetti espressi alle azzurre durante il Mondiale: “Ho spiegato alle ragazze che l’oro di Parigi era stato un’eccezione, non la regola. Basta un attimo per trasformare un punteggio da positivo a negativo e viceversa. Io dico sempre di guardare a Vasco Rossi: tecnicamente non è il miglior cantante ma trasmette qualcosa di forte e comprensibile, per questo arriva a tutte le generazioni”.

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Velasco: “Mi arrabbio se mi dicono che sono un guru. Moratti mi pagò per non lavorare” (foto ANSA) – Blitz quotidiano

Tra pallavolo, calcio e vita privata

Dopo il clamore mediatico, Velasco ammette di volersi prendere una pausa: “Sparire per un po’, mi chiamano in tv ma voglio evitare la sovraesposizione di rompere i c… alla gente. Oggi qualsiasi cosa tu faccia finisce sui social e sei ovunque”.

Infine, torna con la memoria alla sua breve parentesi nel calcio: “Prima, alla Lazio, Cragnotti scelse me e Zoff forse perché eravamo figure pulite e spendibili ma poi mi resi conto dei problemi e rinunciai a quattro anni di contratto. All’Inter c’era confusione e poco dopo l’esonero di Lippi salutai, non ho mai capito cosa volesse Moratti da me e continuò a pagarmi per non lavorare”.

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Autore
Blitz

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