Una sterzata all’arte italiana lunga vent’anni: il ritorno di Giovanni Segantini, il campione del divisionismo

  • Postato il 19 novembre 2025
  • Cultura
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 6 Visualizzazioni

A dieci anni dall’ultima mostra, torna in Italia un’esposizione che segue il percorso di Giovanni Segantini, artista nato in Trentino, formatosi a Milano, una vita spesa tra la Brianza e la Svizzera, uno dei massimi esponenti del Divisionismo. La grande antologica è allestita fino al 22 febbraio al Museo Civico di Bassano Del Grappa, in provincia di Vicenza, ed è curata da Niccolò D’Agati. Si tratta di un evento artistico di particolare suggestione, che racconta la corrente artistica i cui aderenti erano accomunati dalla tecnica pittorica che prevedeva l’accostamento di colori puri, stesi sulla tela in pennellate regolari, al fine di ottenere la massima luminosità delle tinte, la cui sintesi cromatica si attua nella rètina dell’osservatore. Da lontano quei dipinti sembrano quasi tridimensionali, ma se osservati da vicino rivelano tutta la loro difficoltà di esecuzione e, di conseguenza, la maestria di chi li aveva concepiti e realizzati.

In soli 20 anni di attività artistica – nacque infatti nel 1858 e morì nel 1899, a 41 anni – tecnicamente Segantini impose una sterzata decisa all’arte italiana, percorrendo insieme ad altri artisti divisionisti – tra i quali spiccano Pellizza da Volpedo e Plinio Nomellini – un viatico che avrebbe rappresentato una sorta di “risposta italiana” all’Impressionismo francese. Tematicamente, invece, Segantini risulta tra i più sensibili osservatori del mondo naturale e impareggiabile cantore della montagna quale luogo fisico, e al tempo stesso simbolico, a tal punto che questa mostra rappresenta il giusto omaggio a un artista troppo spesso lontano dai riflettori puntati sull’arte italiana del XIX secolo.

Al piano terra e al primo piano del museo bassanese, il visitatore trova ad accoglierlo circa un centinaio di opere provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private italiane ed europee – dal parigino Musee d’Orsay al Rijksmuseum di Amsterdam, tanto per citare i principali –, quasi tutte con cornici importanti e alcune delle quali rintracciate a distanza di oltre un secolo dalla loro realizzazione, che definiscono un percorso espositivo diviso in quattro sezioni e in tre focus tematici i quali, a partire dall’esordio a Brera, inquadrano gli snodi più importanti della vicenda biografica di Segantini, mettendo allo stesso tempo in luce la straordinaria evoluzione della sua pittura.

Un nucleo importante di opere giunge poi da Sankt Moritz, località sciistica di lusso della valle svizzera dell’Engadina, nota per aver ospitato per ben due volte i giochi olimpici invernali, dove ha sede il piccolo, ma affascinante Museo Segantini che propone di continuo esposizioni capaci di far vivere emozioni visive, e allo stesso tempo culturali, che hanno per comune denominatore l’arte di Segantini.

Tutte considerate, le tele e i disegni in mostra concorrono a dare l’opportunità di ricostruire la figura di dell’artista attraverso un’inedita rilettura della sua opera, messa anche a confronto con l’arte coeva, per raccontare una carriera che dagli esordi “scapigliati” agli ultimi slanci simbolisti volti a catturare la Natura, fu capace di influenzare i maggiori movimenti artistici del suo tempo.

La mostra si articola in quattro sezioni ben definite. La prima è dedicata alla fase milanese, segnata dall’incontro con il gallerista e sodale Vittore Grubicy De Dragon, nonché dal diretto confronto con l’eredità della Scapigliatura e del Naturalismo lombardo. Se in questo vivace contesto si fece evidente l’innata propensione del pittore allo studio delle potenzialità espressive di luce e colore, con il trasferimento in Brianza, verso la fine del 1880, si registra invece un rinnovamento della concezione dell’uso del colore in direzione di un crescente interesse per la Natura quale elemento di comunione tra uomo, paesaggio e animali. A questa iniziale parte della mostra appartiene una serie di ritratti maschili e, soprattutto, femminili, alcuni dei quali rivelano tratti assolutamente contemporanei, così come sono in evidenza immagini di luoghi milanesi, tra i quali spicca Naviglio a Ponte San Marco, una tela del 1880, e alcune nature morte che rivelano attenzioni dell’artista davvero particolari.

Nella seconda sezione sono messi in luce anche i contatti con l’arte di Jean-Francois Millet, con la produzione grafica di Vincent van Gogh e con le opere degli artisti della Scuola dell’Aja, per la prima volta posti a diretto confronto con la sua pittura. È in questa sezione che il Seminatore di Segantini va a confrontarsi con quello di Van Gogh. A chiudere questa seconda parte di mostra è il primo, vero autentico capolavoro di Segantini – Ave Maria a trasbordo – proveniente da Sankt Moritz, che rappresenta il primo “atto” dell’avventura divisionista di Segantini. Tra l’altro questo dipinto resterà disponibile nella mostra di Bassano solo fino all’8 dicembre.

Il percorso prosegue poi con la terza, affascinante sezione dedicata alla fase svizzera, avviatasi a Savognin nel 1886, durante la quale Segantini realizzò le grandi e celebri composizioni dedicate alla vita montana, arricchite dallo studio sugli effetti di luce e colore attraverso la definizione di una personale tecnica pittorica che lo fece emergere quale uno dei protagonisti del Divisionismo italiano. E di questo periodo si possono ammirare in mostra dipinti come Sole d’autunno, Ritorno dal bosco, ma soprattutto quella che può considerarsi l’autentica superstar della mostra – All’ovile, del 1892 – la grande tela in cui la tecnica divisionista è al suo massimo fulgore e per la quale l’artista si spinse perfino all’utilizzo di polveri d’oro e lamine metalliche.

La mostra si chiude sull’ultimo decennio della produzione segantiniana, caratterizzata dal trasferimento a Maloja e dall’apertura alla poetica simbolista, raggiunto attraverso la peculiare formula del “simbolismo naturalistico”, una personale interpretazione del rapporto universale tra Uomo e Natura, ben visibile in dipinti di grande suggestione come Le due madri, L’ora mesta e La vanità, dove una fanciulla nuda – quanto meno di botticelliana ispirazione – una volta abbandonata la comfort zone della conchiglia, adesso si specchia in una pozza alpina, ma invece di ammirare la propria immagine ricevendo conferma della propria beltà, scorge un dragone simbolo dell’invidia.

***

Info

Giovanni Segantini
A cura di | Niccolò D’Agati
Dove | Museo Civico, Bassano Del Grappa
Quando | Fino al 22 febbraio 2026
Orari | Tutti i giorni 10-19. Chiusura il martedì
Biglietti | Intero 13 euro, ridotto 11, famiglia 28, giovani 5
Contatti e prenotazioni | Tel. 0424 177 0020 – email segantinibassano@ne-t.it
Web | https://www.museibassano.it/it/mostra/giovanni-segantini
Social | Fb @museibassanoIg @museibassano

L'articolo Una sterzata all’arte italiana lunga vent’anni: il ritorno di Giovanni Segantini, il campione del divisionismo proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti