Una ricerca di Women’s Aid mette in relazione le teorie sull’alienazione e l’assassinio di bambini
- Postato il 12 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La teoria della alienazione parentale è connessa al rischio che bambini siano uccisi dai genitori rifiutati? Secondo il report pubblicato recentemente da Women’s Aid, quel rischio è concreto e reale. Si intitola (tradotto) “19 omicidi di bambini in più” e analizza caso per caso, le carenze dei Tribunali della Famiglia, inglesi, che non hanno protetto figli di genitori violenti. Diciotto bambini sono stati assassinati dai propri padri o dal padre dei fratelli, e in un solo caso, ad assassinare il figlio è stata la madre. I bambini non sono stati protetti nonostante ci fossero denunce o condanne per violenze.
Questo non è il primo rapporto di Women’s Aid bensì il terzo. Nel 2004, era stata presentata una ricerca intitolata “Twenty-nine child homicides” che documentava l’uccisione di 29 bambini, tra il 1994 e il 2024, da parte di padri violenti. In alcuni casi, le madri presentavano problematiche, come l’abuso di sostanze ma se questo era stato ritenuto un elemento dirimente per ritenere inadeguata la figura materna, la violenza commessa dal padre non era stata presa in considerazione per valutarne l’inadeguatezza genitoriale. Le uccisioni di questi bambini sono avvenute in parte, in contesti di contatto informale tra padri e figli. Ovvero per accordi intercorsi tra i genitori. In altri casi, sono avvenuti durante incontri stabiliti dal tribunale.
Non si tratta degli unici bambini uccisi. Nel 2016 Women’s Aid pubblicò un altro report nel quale rilevava l’assassinio di altri 19 bambini da parte di padri violenti. C’è però un aggravamento della situazione, sono aumentati i nuclei familiari dove la violenza non è stata riconosciuta e si è conclusa con la morte di bambini e, in alcuni casi, anche delle loro madri. “Nel sistema dei tribunali famigliari – dice il rapporto – permane una considerazione sproporzionata dei diritti dell’autore di violenza, spesso a scapito dei diritti del minore”. Il report mette in connessione l’uccisione di 67 bambini, dal 1994 fino ad oggi, sulla base di teorie della ostatività materna alla relazione padre-figli. Il collegamento tra la mancanza di protezione dei bambini con la teorie della alienazione parentale viene quindi reso evidente dall’analisi dei casi.
E’ importante chiarire che l’alienazione parentale è un costrutto che a causa della fallacia scientifica, ha attraversato diverse metamorfosi e definizioni: da pas ad ap, da sindrome della madre malevola, a pollyannica, fusionale, simbiotica ecc fino ad approdare al recente “disturbo dell’adattamento” o più semplicemente “rifiuto genitoriale”. Nella situazione inglese rivedo quella italiana. Nei tribunali civili le controaccuse di alienazione genitoriale da parte di padri denunciati per violenze, non sono adeguatamente verificate. Anzi spesso sono supportate da alcune Ctu che aderiscono al costrutto che spiega la paura del padre come influenza materna invece che come la conseguenza del disturbo post traumatico da stress.
Il padre sparava con un fucile in giardino per intimidire la compagna? Il padre picchiava la madre? Il padre causava al figlio la distorsione del polso? (sto citando casi realmente accaduti, nda). La paura nei figli era instillata dalla madre: fusionale, apprensiva, rancorosa e vendicativa. E’ uno schema che si ripete e fa scomparire la violenza dietro il “conflitto genitoriale” sia nei tribunali civili che nelle relazioni di alcuni Ctu incaricati di valutare le competenze genitoriali durante le separazioni.
Un altro problema che accomuna Italia e Inghilterra è la mancanza di coordinamento tra tribunali civili e tribunali penali. Una realtà denunciata, dalla rete D.iRe che in due report pubblicati nel 2022 (Il non riconoscimento della violenza domestica nei tribunali civili e per i minorenni e La vittimizzazione istituzionale) ha documentato l’esposizione alla violenza istituzionale delle sopravvissute alla violenza e dei loro figli, vittime di violenza assistita o abusi.
Anche in Italia ci sono stati bambini assassinati da padri durante incontri informali e formali. Il più eclatante è quello di Federico Barakat, assassinato dal padre nel 2009 durante un incontro protetto. Ci sono stati poi gli assassini di Davide e Andrea Iacovone dopo che la madre aveva sporto dieci denunce e quello della piccola Gloria Danho consegnata al padre, nonostante si trovasse in una casa famiglia con la madre vittima di violenze. Infine il caso di Daniele Paitoni, assassinato dal padre che si trovata agli arresti domiciliari per aver accoltellato alle spalle un collega. In nessuno di questi casi italiani è stata fatta una valutazione del rischio o sono state ascoltate le madri che chiedevano protezione per i figli.
Nell’estate del 2022, Zlatan Vasiljevic uccide Lidija Milikovic, la ex compagna con la quale aveva avuto due figli. Dopo una condanna a 1 anno e 10 mesi con la condizionale, cominciò il “candeggiamento” di Vasiljevic che aveva intrapreso un percorso presso un Cuav e il Serd. Furono sufficienti pochi mesi per considerarlo sulla via della redenzione. Nello stesso tempo cominciò il calvario di Lidija Milikovic che vide i figli affidati ai servizi sociali e la sua scelta di cominciare una nuova vita con un altro uomo, fu malgiudicata dal servizio sociale che la ritenne una madre inadeguata. L’esito è tragicamente noto. Zlatan Vasilievjc nel giugno 2022 rese i figli orfani, uccise Lidija e Gabriella Serrano, la nuova compagna. L’uomo che le istituzioni avevano giudicato sulla via della redenzione, prima di suicidarsi, lanciò due bombe a mano sulla Valdastico.
Nel novembre del 2022, l’Italia riceve l’ottava condanna da parte della Cedu per violazione dell’art 8 della Convenzione dei diritti umani. Il Tribunale di Roma aveva continuato a disporre incontri protetti tra un uomo che manifestava comportamenti violenti che terrorizzavano sia i figli che gli assistenti sociali che dovevano presenziare alle visite vigilate.
Siamo convinte che ci siano molte evidenze che ci svelano come, da una parte, si proclama l’intenzione di proteggere donne e bambini vittime di maltrattamento e dall’altra parte, si smantellano tutti i protocolli a protezione delle vittime. Nei tribunali civili si sono incistate prassi che vittimizzano donne e bambini maltrattati. Le parole chiave sono “rifiuto genitoriale”, “madre ostativa”, “prelievi forzosi” e “casa famiglia”. Il contatto forzato e imposto tra il padre accusato o denunciato per violenze e bambini che ne sono spaventati, la colpevolizzazione delle madri che denunciano violenze e chiedono aiuto allo Stato, i prelievi coatti sfondando porte, non sono rari nei processi separativi.
Tutto questo ci rivela quanto la cultura patriarcale sia ancora radicata nella società italiana e nei tribunali e si traduce, di fatto, con il ripristino dell’autorità paterna e l’imposizione della subalternità materna. Quando nelle Ctu aderenti al costrutto dell’alienazione parentale, leggiamo che la madre non è in grado di restituire ai figli l’immagine positiva del padre anche in presenza di violenze, che cosa stiamo leggendo? E’ violenza di Stato senza precedenti. Si chiede alle sopravvissute di nutrire sentimenti positivi nei confronti di uomini che le hanno umiliate, violate e maltrattate, pena la perdita dei figli. Tutto questo viene ostinatamente perseguito in nome della bigenitorialità e del ripristino delle relazioni familiari. Siamo tornati al precetto “Onora il padre”, quindi?
Ignorare o sminuire le conseguenze traumatiche della violenza assistita, sostenere che un uomo violento può essere un buon padre, vuol dire ritenere i comportamenti autoritari e violenti, un buon modello relazionale ed educativo. E se questo lo sancisce un magistrato in un tribunale dobbiamo cominciare a chiederci che cosa sta accadendo nelle nostre aule di giustizia? Se non è patriarcato questo…
@nadiesdaa
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