Una pallavolista incinta in Italia non ha tutele: “Il nostro volley è al top nel mondo, ma siamo l’unico sport di squadra senza un accordo collettivo”
- Postato il 30 luglio 2025
- Sport News
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Auguri, siamo felici ma ora togli il disturbo. Sei licenziata”. È il riassunto in brevissimo della vicenda Asia Cogliandro. Una storia che ha scosso il mondo della pallavolo e dello sport italiano in generale. Licenziata dalla Black Angels Perugia Volley perché “è incinta“, come ha denunciato la stessa pallavolista. “Sono stati lapidari, volevano proprio che mi levassi di mezzo”, ha spiegato Cogliandro. Giorgio De Togni, presidente dell’Associazione Italiana Pallavolisti (AIP), ha sentito Asia Cogliandro sia dopo la comunicazione del licenziamento da parte della società, sia quando in questi giorni la sua intervista ha generato grande clamore mediatico.
Come avete vissuto la situazione? Siete intervenuti sull’argomento?
Asia ci ha chiamati i primi di giugno per comunicarci la notizia e noi abbiamo cercato un contatto prima con i vertici di Lega e poi con quelli della Federazione per fare in modo che parlassero con la società. Lo scopo era fargli capire che dal nostro punto di vista ciò che stavano facendo era sbagliatissimo. Da parte di Lega e Federazione l’intervento evidentemente non è servito. La società non voleva trovare un accordo, aveva preso la questione come una mancanza di rispetto da parte di Asia. Questo la dice lunga. Era stata anche fatta una proposta per fare attività alternative – vista l’importanza mediatica dell’atleta – o comunque di avere un ruolo amministrativo o di promozione sui social. Ma niente, avevano già deciso.
Quali possono essere le soluzioni a riguardo?
Il problema, dal mio punto di vista, va affrontato tutti insieme. È l’ennesima volta che succede un casino del genere, noi abbiamo lavorato per far sì che non ci fosse questo clamore, soprattutto il giorno dopo la vittoria della VNL della nostra nazionale femminile. Si parla comunque di cifre non importanti per la Serie A1 della pallavolo femminile. Non sono un avvocato o un commercialista, ma Asia doveva essere pagata integralmente.
Il passaggio al professionismo è una soluzione?
Di questo ne ha parlato Fabris (presidente della Lega pallavolo femminile, ndr) a fine marzo, ha detto che i tempi sono maturi. Noi crediamo che ci siano i presupposti per questo passaggio, ma serve la convinzione da parte della Federazione e da parte dei club per affrontarlo. Non si può legare tutto alla questione dei costi, perché il calcio femminile riesce a supportare l’incremento degli stessi. Non capisco perché da noi non si possa fare. Quanto fatto da prima della Riforma per lo Sport ad oggi è un passaggio intermedio. Prima c’era una totale assenza di tutele, oggi c’è la presenza di un contratto, anche se come Co.Co.Co. ed è già qualcosa. C’era la possibilità e adesso non più di attingere a un fondo per il professionismo femminile e il calcio ne ha approfittato. Noi siamo indietro, se ci fosse la possibilità di riproporre il fondo da parte del governo, mi auguro che ci si sieda intorno a un tavolo per fare questo passaggio che deve esserci e sarà storico. Tenteremo anche di avere un confronto con il ministro Abodi per richiederlo.
Ci sono dei modelli sportivi da poter seguire in Italia?
Si fa fatica a fare un paragone con altre realtà perché poi le stesse società ti fanno notare che in Francia sono professionisti, sono considerati lavoratori subordinati ma il livello – e gli stipendi – sono più bassi. Si mettono subito a paragone i diritti e le tutele dei lavoratori con i risultati sportivi. Oppure ci viene detto ‘ma tutti i migliori francesi vengono qui a giocare’. Questo perché noi come realtà siamo sempre stati ai vertici del ranking mondiale dagli anni ’80 a oggi, quindi tutti sono attratti dal nostro mondo. Ma secondo me non scenderebbero di livello i campionati, anzi ci sarebbe la possibilità di attrarre ancora più sponsor creando società più solide e senza scandali di questo genere.
Non è la prima volta che capitano episodi simili.
Sì, ma ci sono tanti altri casi che non riguardano solo la maternità e che siamo riusciti a risolvere con il nostro intervento senza che diventassero così mediaticamente potenti. Dal nostro punto di vista, oggi, sarebbe importantissimo concludere il nostro primo accordo collettivo con le Leghe e la Federazione perché in questo modo sarebbero garantite tante tutele e avremmo un contratto unico uguale per tutti. Siamo l’unico sport di squadra – tra quelli con più tesserati – che non ha ancora sottoscritto un accordo collettivo.
La politica cosa può fare?
Servirebbe in questo momento un’opera di sensibilizzazione nei confronti della società per far capire che questa questione andava chiusa molto tempo prima. Noi vorremmo un incontro con il ministro Abodi per confrontarci e fare in modo che non si ricreino queste situazioni. Una ragazza non può sentirsi in colpa perché è incinta.
Che proposte farete?
Vogliamo che siano chiare le linee guida riguardanti la maternità. Poi vorremmo un fondo di sostegno per il passaggio dal dilettantismo al professionismo, per agevolarlo. Ci sono altre questioni da discutere, come l’accesso da parte delle donne ai vertici, un passo alla volta.
Si è mosso qualcosa in queste quasi 48 ore?
Ho sentito Asia stamattina, ma finché non mi chiamerà per dirmi che la società ha saldato quanto dovuto, per me non sarà risolto nulla. La stiamo supportando e l’unico obiettivo che abbiamo è farle avere quanto dovuto. Lei si sente travolta da tutto ciò. Si aspettava che facesse rumore, ma non che venisse fuori con questa forza. Mi ha detto che alcuni commenti che ha visto da parte di haters e leoni da tastiera l’hanno fatta sorridere con amarezza. Ci tengo a dire che sono consapevole che da parte di Lega e Federazione non ci sia potere coercitivo nei confronti della società, ma è compito loro fargli capire cosa hanno sbagliato. Serve poco per rimediare a una situazione del genere. Mi auguro che si muovano per far cessare tutto questo clamore per una storia che non doveva neanche venir fuori.
Credit photo: AIP– Associazione Italiana Pallavolisti
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