Una montagna da bucare, una cabinovia e 50 milioni di fondi pubblici: la Colere-Lizzola si farà?
- Postato il 6 ottobre 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il comprensorio sciistico Colere-Lizzola, nel bergamasco, nasce come idea alla fine degli anni 80 quando sulle Orobie la neve in inverno cadeva e persisteva per molti mesi all’anno e le aree di importanza comunitaria non erano ancora state istituite. Ripreso nel 2009, il progetto fu accantonato per le evidenti pecche nella VAS e nella VIA dovendo essere realizzato nel Sito di Importanza Comunitaria “Val Sedornia-Val Zurio-Pizzo della Presolana” (oggi ZSC IT2060005) e nella Zona a Protezione Speciale IT 2060401 “Parco Regionale Orobie Bergamasche”; oltre all’incompatibilità ambientale venne evidenziata la inaffidabilità economica di un progetto sfruttato solo da turismo mordi e fuggi data la mancanza di strutture ricettive e la precaria viabilità.
Nel 2024 la società RS Impianti – che gestisce gli attuali impianti di Colere – ha ripresentato il progetto mantenendo la struttura generale di quello bocciato nel 2010, con alcune modifiche. Da Lizzola salirebbe una nuova cabinovia senza stazioni intermedie, che andrebbe a sostituire le tre seggiovie esistenti attraverso la Val Sedornia; la montagna che si frappone tra Colere e Lizzola, il Pizzo di Petto, dovrebbe essere “bucata” per unire i due versanti con un tunnel lungo oltre 400 metri dotato di funicolare a piano inclinato; il collegamento con Colere, costituito da due impianti al posto dei tre originariamente previsti, si svilupperebbe attraverso la Val Conchetta; ai piedi del Monte Ferrante si prevede un bacino di accumulo per l’innevamento artificiale (il progetto parla di “banca dell’acqua”) su suolo di natura carsica permeabile all’acqua, un invaso che dovrà essere impermeabilizzato tramite materiali plastici e potrà venire alimentato solo dalle piogge.
Gli impianti di Lizzola sono a rischio chiusura per l’avvicinarsi della scadenza di vita, gli impiantisti avvertono che senza il collegamento a Colere la stazione di Lizzola sarà destinata a smettere le attività; negli ultimi 40 anni ha assorbito per gli investimenti decine di milioni, perlopiù pubblici, e collezionato 4,6 milioni di euro di debiti nelle gestioni fra il 2007 e il 2013 portando la società STL al fallimento. Il progetto attuale prevede un costo di 70 milioni di euro (ma sarebbero già saliti ad almeno 79, con prospettiva di arrivare a 90/100) dei quali 50 milioni di soldi pubblici e 20 di privati; non sono previsti i costi per le protezioni paravalanghe (indicate necessarie nelle Relazioni geomorfologiche e nivologiche preliminari di fattibilità) né quelli, stimati in almeno 1 milione di euro l’anno, per l’innevamento artificiale.
A livello naturalistico si assicura che il progetto “non interessa alcuna zona di protezione speciale (ZPS) nel Parco delle Orobie”, ‘dimenticando’ però il coinvolgimento della ZSC della Val Sedornia. La scheda sul sito della Provincia di Bergamo definisce l’area “minacciata da progetti di sviluppo sciistico di imminente realizzazione (comprensorio di Colere). Gli impianti già realizzati negli ultimi vent’anni hanno comportato la distruzione irreversibile di estese porzioni di questi habitat: il livellamento delle doline e dei dossi carsici è stato ottenuto mediante distruzione con esplosivi”. Nella ZSC è presente il cosiddetto “Mare in burrasca”, situato tra la Presolana e il Ferrante, accessibile dalla Val Conchetta in direzione del Pizzo di Petto, un ambiente caratterizzato da un carsismo intenso che offre un paesaggio spettacolare con un dedalo di rocce, massi, buche, crepacci e doline, e una flora alpina di rara varietà; come affermato dallo stesso Ente gestore del Parco delle Orobie Bergamasche, “numerose doline e pozzi carsici, non solamente quelli situati in prossimità delle piste, sono stati colmati da materiali di discarica e da rifiuti prodotti durante l’attività sciistica”.
I sindaci spingono per il collegamento, le associazioni lo avversano. La battaglia a colpi di petizioni online per ora vede in vantaggio gli ambientalisti: ad oggi circa 27.000 i no, 3.000 i sì. Per Walter Semperboni, sindaco di Valbondione di cui Lizzola è una frazione, già presidente di quella stessa STL fallita oltre dieci anni fa, “gli impianti Sciistici servono a destagionalizzare il Turismo e per dare la possibilità ad anziani e diversamente abili di poter godere delle Nostre Montagne”, osteggiando gli “stronzetti pseudo ambientalisti e comunisti che sono contro il comprensorio”.
I lavori secondo il cronoprogramma dovevano iniziare ad aprile 2025, la volontà politica c’è, che cosa manca?
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