Una brutta campagna elettorale democratica nell’America anni Trenta
- Postato il 27 luglio 2024
- Di Il Foglio
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Una brutta campagna elettorale democratica nell’America anni Trenta
"L’estate scivolava verso le convention politiche nazionali”. Sinclair Lewis scrisse la frase nel 1935, in un romanzo intitolato: “Da noi non può succedere”. La dittatura, si intende, come stava capitando in Germania con Adolf Hitler. Era un esorcismo, un atto di fede nella democrazia americana, e nello stesso tempo un accurato studio di come il populismo tende alla cancellazione delle libertà. Non serve un colpo di stato, basta assecondare il malcontento delle persone che non si erano rimesse in sesto dopo la Grande Depressione.
Sinclair Lewis aveva già vinto il Nobel (premio non decaduto come adesso, celebrava per la prima volta uno scrittore americano senza considerare la loro letteratura “troppo giovane e immatura”). Era il 1930, lo scrittore del Minnesota lo aveva meritato per “Main Street” e per “Babbit”: il ritratto di una cittadina, con donna ribelle; e il ritratto di un impiegato di mezza età, agente immobiliare annoiato in cerca di promozioni, avventure, una bella automobile. Tra gli scrittori dell’American Way of Life è il meno noto – eppure molto acuto, intelligente e talentoso. H. L. Mencken, che di solito con gli scrittori era perfido, lo celebra come “narratore naturale”.
“Da noi non può succedere” segue l’ascesa del candidato democratico Berzelius Windrip (erano i repubblicani allora a essere più avanti, lo era Abraham Lincoln che abolì la schiavitù). Era un democratico anche Huey Long, governatore della Louisiana che suggerì a Sinclair Lewis questo romanzo, scritto nell’estate del 1935. Long era in corsa per la presidenza con la parola d’ordine “La ricchezza va divisa”; fu assassinato nel settembre 1935. Berzelius Windrip avanza con il diabolico segretario Sarason: guardia del corpo, ufficio stampa e ghost writer. Per conto del senatore ha scritto “Ora Zero - Sopra le righe”. Nella descrizione di Sinclair Lewis: “Un libro gustoso che conteneva più suggerimenti per rimodellare il mondo dei tre tomi di Karl Marx e tutti i romanzi di H. G. Wells messi assieme”.
Slogan da gridare in piazza: tutte le combinazioni tra Washington e to wash: la capitale corrotta va ripulita. Bisogna cacciare gli affaristi. Risvegliare lo spirito della nazione. Andare contro le banche senza toccare i banchieri (eccetto i banchieri ebrei, loro vanno cacciati del tutto dalla finanza). Quattromila dollari pronto cassa per ciascun lavoratore – riportati a oggi sarebbero circa 90.000. Alle donne, concessi solo i lavori di cura e di bellezza. Se no a casa, bisogna crescere i futuri cittadini.
Da “Ora zero”, altre massime politiche: “La qualità principale degli statisti di prima classe non è la sottigliezza politica, ma un grande ricco e traboccante amore per ogni tipo di persone e per tutta la terra”. Se, senza opporsi sono disposti a seguirti senza protestare. Quando parla, incanta. Poi arrivati a casa nessuno ricorda le mille promesse, e adulazioni. Altro che “sangue sudore lacrime”: pessime parole per chi intende convincere e piazzare la propria merce. Al contrario: “Non sarò contento – dice il futuro presidente – finché non saremo in grado di produrre ogni cosa di cui abbiamo bisogno: anche caffè, cacao, gomma”. Promette stipendi alti, lavoro per tutti, sussidi – “centinaia di anziani ci credono e trotterellano nel negozio di ferramenta per ordinare nuovi fornelli da cucina, e pentole di alluminio per salse, da pagare dopo l’Inauguration Day”. Naturalmente serve disciplina, guai a chi si mette di traverso verso il radioso futuro: c’è la polizia speciale. Il grande traghettatore non sembra avere grandi meriti. Anzi, “è volgare, quasi analfabeta, un bugiardo pubblico facilmente individuabile”.
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