Un prelievo di sangue individua la traccia del declino cognitivo. Parkinson, basterà un’iniezione di neuroni?
- Postato il 18 aprile 2025
- Scienza
- Di Blitz
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Un semplice test del sangue è in grado di individuare la firma molecolare che predice il declino fisico e cognitivo negli anziani, distinguendo i soggetti già fragili da quelli che si trovano in uno stato intermedio tra salute e fragilità.
E sul fronte Parkinson, l’approccio ispirato alla terapia cellulare che punta a reintegrare i neuroni e restituire, in tal modo, al cervello la capacità di produrre autonomamente la dopamina, segna due punti potebìnzialmente decisivi, con la realizazione di due sperimentazioni.
Due piccole sperimentazioni cliniche che hanno dimostrato un ragionevole grado di sicurezza dei pazienti quando si iniettano, in specifiche aree del cervello, neuroni derivati da cellule staminali.
Rallentare o invertire il processo di declino
A proposito del test di medicina predittiva, si tratta di un risultato ottenuto dallo studio italiano pubblicato sulla rivista Npj Aging, guidato dal laboratorio Ceinge Biotecnologie Avanzate Franco Salvatore di Napoli, dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli e dall’Università di Pavia.

La ricerca, alla quale hanno partecipato anche l’Università di Salerno, l’Irccs Fondazione Mondino di Pavia e l’Università Federico II di Napoli, apre quindi nuove prospettive per terapie che, se somministrati nel momento chiave di passaggio individuato dal test, potrebbero rallentare o addirittura invertire il processo, permettendo di invecchiare in buona salute.
Declino cognitivo: la condizione di “pre-fragilità”
In particolare, i ricercatori coordinati da Alessandro Usiello di Ceinge e Università Luigi Vanvitelli e da Enza Maria Valente di Università di Pavia e Fondazione Mondino, hanno scoperto che le persone cosiddette ‘pre-fragili’, che si trovano appunto nel momento critico di passaggio, mostrano livelli più elevati di betaina sia rispetto ai soggetti sani che a quelli fragili.
La betaina è una molecola che protegge le cellule da stress, dalla disidratazione, dall’eccessiva salinità e svolge un ruolo importante anche nella riduzione del rischio di malattie cardiovascolari.
“La betaina contribuisce a mantenere bassi i livelli di omocisteina, che quando elevati comportano un incremento del rischio cardiovascolare”, afferma Usiello.
“I prossimi passi saranno indagare i meccanismi biologici responsabili delle variazioni emerse nello studio – aggiunge il ricercatore – e verificare se la supplementazione di betaina o di specifiche formulazioni possa rappresentare una possibile strategia terapeutica per favorire un invecchiamento in buona salute”.
Parkinson, terapia cellulare per reintegrare i neuoroni
La malattia di Parkinson è caratterizzata dalla progressiva perdita di neuroni che producono il neurotrasmettitore dopamina. Molti gruppi di ricerca nel mondo stanno sperimentando un approccio di terapia cellulare che punta a reintegrare i neuroni e restituire, in tal modo, al cervello la capacità di produrre autonomamente la dopamina.
In questo filone si inseriscono i due nuovi studi. Il primo, condotto su sette pazienti da ricercatori della Kyoto University, in Giappone, ha usato un particolare tipo di cellule staminali generate in laboratorio (cellule staminali pluripotenti indotte) per far sviluppare neuroni capaci di produrre dopamina.
Nei due anni successivi al trapianto delle cellule, nessuno dei pazienti ha riscontrato effetti avversi gravi, i neuroni impiantati hanno continuato a produrre dopamina e, inoltre, in quattro pazienti è stata osservata una riduzione dei sintomi della malattia.
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