Un nuovo libro spiega perché usare la ceramica in architettura è intelligente

  • Postato il 14 agosto 2025
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  • Di Artribune
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Anche a chi scrive è capitato di misurarsi con la ceramica, un prezioso materiale che risale alla notte dei tempi. Ho avuto la fortuna di incontrare e intessere una lunga amicizia con Alviero Moretti, il titolare della fornace dell’Antica Deruta e inventore di Deruta 2000, l’inedita collaborazione tra artisti e ceramisti, per rilanciare il valore di quella produzione. Ho ideato e presentato numerose mostre tenute in fabbrica, proposto la fondazione nel centro storico della cittadina umbra e realizzato il suo allestimento, scritto testi per importanti volumi pubblicati nel corso degli anni. Ben altra realtà rispetto a quella dell’azienda Casalgrande Padana, che davanti alla fabbrica anni orsono ha realizzato un intervento di Kengo Kuma. Più di recente, ha promosso e sostenuto il bel volume L’intelligenza della ceramica. Alfonso Femia Architectures.

Il lungo e proficuo sodalizio tra ceramica e architettura 

Edito da Marsilio Arte, è dedicato alle architetture di Alfonso Femia che utilizzano con maestria il nobile materiale ceramico, frutto del lavoro dell’uomo. Nel libro, insieme agli interessanti contributi di autori come Jean-Philippe Hugron, Matteo Vercelloni, Mourice Culot e al dialogo con l’artista Danilo Trogu, si ragiona sul ruolo svolto dalla ceramica in architettura, oltre a mostrare una lunga sequenza di opere nelle quali l’Atelier Femia inventa e applica in modo innovativo la ceramica.
Aldo Colonnetti introduce il volume rammentando che questa materia accompagna le vicende dell’uomo fin dalle sue prime esperienze. Basta citare il Museo di Pergamo a Berlino che custodisce importanti reperti come la scintillante Porta di Ištar, l’ottava della città, consacrata alla dea. Ben presente nella memoria per il colore turchese, venne eretta dai Babilonesi attorno al 575 a.C. sotto il re Nabucodonosor II, così come quella monumentale del Mercato di Mileto o la Via Processionale di Babilonia, ricostruita a Berlino. Risale a quasi 3000 anni or sono e viene da chiedersi come abbiano fatto i nostri antenati a realizzare strutture di tali dimensioni così ricche di decorazioni.

Ceramica e plasticità nell’architettura moderna e contemporanea

Occorre attendere quasi 5000 anni perché la ceramica torni ad assumere un ruolo significativo nel Liberty: prova ne sono le straordinarie architetture di Antoni Gaudì e le stazioni della metropolitana di Parigi di Hector Guimard, dove spicca la ceramica bianca brillante. Per non dire di Henri Sauvage che ne accentua il valore nell’edificio a gradini in rue Vavin. Questi progettisti hanno impiegato la ceramica per trasmettere una plasticità che tutti potevano riconoscere.Occorre arrivare agli Anni Cinquanta del Novecento perché in Italia si torni a lavorare con la ceramica. Ad esempio, nelle case dell’INA di Mario Ridolfi o nell’architettura religiosa, con Gio Ponti e Paolo Soleri, senza dimenticare Casa Papanice di Paolo Portoghesi. 
Femia ha esplorato le tante meraviglie realizzate dal materiale. Ne ha colto le capacità espressive capaci di indicare nuovi percorsi alla fantasia. Ha saggiato la sua duttilità e l’ampio impiego cromatico per realizzare nuove tessiture fino a riproporlo, in particolare nel design delle superfici esterne di numerosi edifici, attribuendo a queste un proprio valore espressivo, oltre che realizzando forme inedite per gli spazi dell’abitare.

Il libro sul ruolo della ceramica nell’architettura di Alfonso Femia

Tra i numerosi interventi va citato quello dei Dock a Marsiglia, dove la ceramica crea relazioni tra lo spazio intimo delle quattro corti e il volume. La variazione dei colori e la loro intensità non solo crea stupore e sorpresa, ma evoca l’immaginario del Mediterraneo e la memoria del chiostro delle Clarisse a Napoli. L’intervento Urbangreen a Romainville, nell’Île-de-France, mostra la dedica alla pavimentazione alla Cappella Caracciolo del sole mentre farfalle volanti si posano a caso sulla superficie e vibrano alla luce. In Life, a Brescia, la superficie vibra per le leggere increspature delle superfici delle piastrelle che la riflettono. A Milano invece, in Living in the Blue l’azzurro del cielo sembra scendere sulla superficie delle case per esaltare la soluzione d’angolo. In altri interventi le piastrelle si trasformano in cornici, in increspature d’acqua come nella Cappella De Ferrari a Ferrada De Moconesi. E, ancora, in pesci sospesi pronti a navigare nel cortile di OGR Officine Grandi Riparazioni a Torino. Per il maestro ceramista Danilo Trogu si tratta di “oggetti semplici, incontaminati, ancora vergini nelle loro forme pure, privi di qualsiasi superfetazione. Sono umili, frutto di un lavoro progressivo; chiedono di essere utili ed è questa la loro unica ambizione”. Alfonso Femia confessa a proposito: “il mio rapporto con la materia si esprime nella ricerca dell’equilibrio tra idea e opportunità di realizzarla, tra immaginario e realtà”. E ciò basta a raggiungere quanto desiderato.

Mario Pisani

AA.VV. ‒ L’intelligenza della ceramica. Alfonso Femia Architectures
Marsilio Arte, Venezia 2024
Pagg. 240, € 35,00 
ISBN 9791254632444

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L’articolo "Un nuovo libro spiega perché usare la ceramica in architettura è intelligente" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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