“Un assegno di mantenimento per i gatti rimasti all’ex moglie, verserà 240 euro ogni tre mesi per 10 anni”: la storica sentenza di divorzio in Turchia

  • Postato il 29 ottobre 2025
  • Animal House
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un accordo di divorzioconsensuale” che, però, contiene una clausola senza precedenti che sta facendo il giro del mondo. Un tribunale della famiglia di Istanbul ha approvato un protocollo di separazione in cui l’ex marito non solo verserà un risarcimento alla moglie, ma si impegna a pagare un vero e proprio assegno di mantenimento periodico per i due gatti di famiglia. Una decisione che in Turchia, Paese noto per il suo amore viscerale per i felini, ha un forte valore simbolico e giuridico, tanto da essere definita dagli avvocati una “svolta che potrebbe ispirare futuri accordi simili”.

La coppia, Buğra B. ed Ezgi B., ha deciso di separarsi dopo due anni di matrimonio per “l’irreversibile compromissione dell’unione coniugale”. Non avendo figli, come riportato dai media turchi, tra cui Bianet e Turkiye Today, l’accordo prevede che l’uomo paghi alla ex moglie una cifra di 550.000 lire turche (circa 13.000 euro). Ma è sulla gestione degli animali domestici che l’atto di divorzio diventa storico. Nel documento infatti si legge: “Le parti hanno concordato che i due gatti […] resteranno con Ezgi B.”. E, soprattutto: “Buğra B. si impegna a versare 10.000 lire turche [circa 240 euro] ogni tre mesi per le spese di mantenimento dei due gatti, per un periodo di dieci anni”. La somma, inoltre, non è fissa, ma sarà rivalutata annualmente in base agli indici dei prezzi al consumo pubblicati dall’istituto di statistica turco, esattamente come un assegno di mantenimento per un figlio.

Sebbene il codice civile turco classifichi ancora formalmente gli animali come “beni mobili” (alla stregua di un divano o di un’automobile), recenti modifiche alla Legge sulla Protezione degli Animali hanno permesso ai giudici di adottare nuove interpretazioni. In passato, si erano già visti accordi per coprire spese veterinarie o l’acquisto di cibo, ma mai un impegno finanziario così strutturato, duraturo e indicizzato all’inflazione. Questo caso segna un passo fondamentale verso il riconoscimento degli animali domestici come esseri senzienti e parte integrante del nucleo affettivo familiare, e non come semplici proprietà da dividere.

La sentenza turca riflette un cambiamento di atteggiamento globale, con sempre più persone che vedono i propri animali come figli. Negli Stati Uniti, ad esempio, una recente ricerca di Kinship ha rilevato che il 35% dei proprietari di animali della Generazione Z ha già stipulato un “pet-nup” (un accordo prematrimoniale specifico per la gestione degli animali). In quest’ottica, in un Paese come la Turchia, dove vivono milioni di gatti domestici e ci sono dei randagi quasi “venerati” (basti pensare alla fama mondiale di Gli, la gatta di Santa Sofia, o di Tombili, il gatto a cui è stata dedicata una statua), questa sentenza non appare come un’esagerazione ma come il riflesso dei tempi moderni.

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Il Fatto Quotidiano

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