Ucraina, le condizioni di Putin per la tregua: stop armi a Kiev, controllo del Kursk e delle 4 regioni già occupate, colloqui con Trump

  • Postato il 13 marzo 2025
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Vladimir Putin non ha detto no, ma neanche sì. Per cominciare a parlare di una tregua in Ucraina il presidente russo ha posto alcune condizioni che per Kiev e gli alleati occidentali non sarà facile accettare. In una conferenza stampa tenuta a Mosca al fianco dell’alleato bielorusso Aleksander Lukashenko (un chiaro messaggio all’Europa poiché – confinando con Polonia, Lettonia e Lituania – Minsk è per l’Ue una spina nel fianco sul fronte orientale), il presidente della Federazione russa ha chiesto in primo luogo la garanzia che Kiev non mobiliterà né addestrerà truppe, né riceverà aiuti militari durante il cessate il fuoco di 30 giorni ipotizzato dai rappresentati di Ucraina e Stati Uniti durante il vertice tenuto nei giorni scorsi a Gedda, in Arabia Saudita.

“L’idea in sé è buona e la sosteniamo, ma ci sono una serie di questioni che devono essere discusse”, ha affermato Putin. A cominciare dalla situazione del Kursk. “Se cessassimo le ostilità… cosa significherebbe? – ha domandato il leader parlando della regione occidentale al confine con l’Ucraina dove da giorni le forze di Mosca stanno guadagnando terreno contro quelle di Kiev che tentano di occuparla stabilmente dall’agosto 2024 – Dovrebbero andarsene tutti? Dovremmo lasciarli andare dopo che hanno commesso numerosi crimini contro i civili? Oppure la leadership ucraina ordinerà loro di arrendersi? Cosa accadrà esattamente? Questo non è chiaro”.

Chiede chiarezza, Putin, perché le “prossime tappe” verso la tregua e la pace in Ucraina dipenderanno dall’esito della controffensiva russa nel Kursk che, secondo lui, sarebbe ormai sotto “il pieno controllo” della Russia. I fatti sembrano dargli ragione. Questa mattina il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato che le truppe russe hanno liberato Sudzha, il principale centro abitato della regione. E nel tardo pomeriggio le autorità ucraine hanno confermato le difficoltà ordinando l’evacuazione di otto località del territorio ucraino di Sumy, che con il Kursk confina.

Ha proceduto per quesiti, lo “zar”. Una tregua potrebbe favorire l’Ucraina, ha detto, dandole il tempo di riarmarsi e riorganizzarsi in un momento in cui la Russia starebbe avanzando lungo tutto il fronte di guerra. “Come verranno gestite le altre aree lungo i 2.000 chilometri della linea di contatto? – ha domandato – Le truppe russe stanno avanzando praticamente su ogni settore e ci sono tutte le condizioni per accerchiare unità di grandi dimensioni. Quindi cosa accadrà in quei 30 giorni?”. “Chi darà l’ordine di cessare le ostilità? Chi deciderà se c’è stata una violazione e chi verrà ritenuto responsabile?”, ha aggiunto poi, specificando che i preparativi per il cessate il fuoco richiedono ulteriori colloqui, tra cui uno con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Poi ci sono le condizioni già note. Nel giugno 2024 Putin le aveva elencate in un discorso solenne tenuto al ministero degli Esteri. In quell’occasione aveva detto che obiettivo di Mosca è ottenere il controllo non solo della Crimea, annessa nel 2014, ma anche delle 4 regioni ucraine che attualmente le truppe russe controllano solo parzialmente: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. Inoltre, Kiev dovrebbe impegnarsi ufficialmente a rinunciare all’adesione alla Nato. Non appena Kiev dovesse accettare, “nello stesso minuto verrà dato l’ordine di cessare il fuoco e cominciare i negoziati”, aveva assicurato Putin. Le trattative, aveva aggiunto, dovrebbero portare ad “accordi internazionali” che sanciscano anche la “cancellazione di tutte le sanzioni occidentali contro la Russia”.

Le richieste non finiscono qui. Secondo fonti citate dall’agenzia Reuters, tra le condizioni presentate dai russi agli americani e discusse con loro nelle ultime tre settimane figura anche l’assicurazione che dopo un accordo di pace non vengano schierate in Ucraina peacekeeper di Paesi Nato. Una ipotesi che anche pubblicamente le autorità di Mosca hanno giudicato come “inaccettabile“.

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