Ucraina, “Johnson non ha sabotato gli accordi con la Russia”. Zelensky torna sui negoziati di Istanbul del 2022

  • Postato il 12 febbraio 2025
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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato su un punto cruciale della storia del conflitto russo-ucraino: i negoziati di pace di Istanbul falliti nel 2022, che erano arrivati vicini al punto di fermare la guerra solo un mese dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

In un lunga intervista video al quotidiano britannico The Guardian, il presidente ucraino ha smentito che l’ex premier del Regno Unito Boris Johnson (che chiama “caro amico”) avrebbe fatto naufragare un possibile accordo di pace tra Ucraina e Russia nella primavera del 2022, cioè durante i negoziati convocati a marzo 2022 a Istanbul, gli unici finora mai tenuti tra direttamente tra una delegazione russa e ucraina.

“Ci sono stati diversi approcci con ultimatum e non ho mai dato la mia approvazione”, racconta Zelensky al Guardian. Johnson, aggiunge, non ha avuto nulla a che fare con la sua decisione: “Non è logico; da cosa avrebbe dovuto dissuaderci?”. L’allora primo ministro britannico fece una visita a sorpresa a Kiev il 9 aprile 2022, sei settimane dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala della Russia e poco dopo la scoperta del massacro di Bucha denunciato su tutti i media internazionali.

Dopo un rocambolesco viaggio, il 9 aprile 2022 Johnson camminò con Zelensky per le strade di Kiev e da lì affermò pubblicamente il sostegno britannico all’Ucraina, concretizzato poi con un invio di milioni di sterline di armi. Poco dopo, i negoziati di fatto si interruppero e la guerra è proseguita finora.

L’idea che Johnson abbia utilizzato la visita anche per assicurarsi che l’Ucraina non firmasse un accordo di pace con la Russia è emersa per la prima volta in un articolo apparso sulla testata Ukrainska Pravda nel maggio 2022, in cui si affermava che i negoziatori ucraini e russi avevano concordato un possibile accordo di massima dopo un incontro a Istanbul a fine marzo. Successivamente, è stata ripresa da testate internazionali come il Financial Times e Foreign Affairs e citata anche da Vladimir Putin nella sua intervista con Tucker Carlson al Cremlino nel 2024. Lo stesso Boris Johnson ne parla in un’autobiografia, smentendo di aver inteso sabotare i negoziati di pace.

A Putin piace molto questa storia sulla Turchia”, ha detto Zelensky al Guardian, precisando poi che la vera pressione per firmare un accordo si era già dissipata quando Johnson è arrivato ad aprile: “Quando è arrivato Johnson, stavamo camminando insieme per Kiev. Li avevamo già cacciati via dalla zona. Quindi non c’è alcuna logica nell’idea che lui potesse avermi fatto pressione. Mi ha fatto pressione per cosa?”.

L’articolo di Foreign Affairs del 2024, firmato dallo storico russo Sergey Radchenko e dal politologo Samuel Charap e intitolato Il negoziato che aveva sfiorato la pace, ricostruisce nel dettaglio quel cruciale passaggio nel conflitto ucraino, le cinque settimane di negoziato di Istanbul tra il 10 marzo e il 15 aprile.

A quello stadio, accordo vero e proprio di pace non era stato finalizzato, scrivono gli autori, perché le due parti non si erano accordate sulle questioni territoriali o sui livelli di armamenti militari consentiti dopo la guerra. La posizione dell’Ucraina durante i negoziati richiedeva garanzie di sicurezza che gli Stati occidentali esitavano a fornire. Inoltre, l’Ucraina non intendeva accondiscendere alle richieste russe di di vietare per legge “il fascismo, il neonazismo, il nazionalismo aggressivo” e le delle formazioni ucraine che combatterono contro l’Armata Rossa.

Ma, allo stesso tempo, Mosca e Kiev avevano trovato un accordo su questioni territoriali importanti, sulla Crimea e parte del Donbass, sulla neutralità strategica del Paese ma anche sulla sua adesione all’Ue, che la Russia si era impegnata a sostenere. Rachenko e Charap scrivono chiaramente che la promessa di aiuti militari da parte dell’occidente ha giocato un ruolo importante nel convincere Zelensky a rifiutare le condizioni chieste dai russi, mandare all’aria i negoziati e proseguire con la guerra con l’obiettivo di ricacciare indietro l’esercito di Mosca.

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