Ucciso a pugni perché russava: l’ex pugile in custodia in carcere per l’omicidio del coinquilino a Bresso
- Postato il 11 giugno 2025
- Cronaca Nera
- Di Il Fatto Quotidiano
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La giudice per le indagini preliminari Chiara Valori ha convalidato l’arresto avvenuto in flagranza di reato e disposto la custodia cautelare in carcere per Badr Harnafi, marocchino di 41 anni che ha aggredito e ucciso uno dei suoi coinquilini e connazionale, Abdellatif Soubai, 44 anni. Il provvedimento della giudice ripercorre le dinamiche dell’omicidio avvenuto nel seminterrato di via Don Vercesi 5 a Bresso sabato notte.
Ad allertare le forze dell’ordine e chiamare i soccorsi sarebbero stati gli altri tre coinquilini che hanno raccontato l’accaduto. Secondo questi, i due avrebbero litigato perché Abdellatif disturbava il sonno dell’aggressore russando, mentre Harnafi – che è un ex pugile professionista – ha invece riferito che il coinquilino era tornato ubriaco e lo avrebbe provocato. I coinquilini raccontano delle suppliche della vittima di 44 anni: “Sono tuo fratello, non voglio litigare” e ancora “fammi uscire, fammi uscire”. A nulla sono servite le preghiere di Abdellatif che è stato aggredito da Harnafi con pugni e calci senza sosta, fino al colpo fatale sulla mandibola. Secondo i testimoni, l’aggressore avrebbe continuato ad accanirsi sul coinquilino anche quando era esanime a terra.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Sesto San Giovanni. Le forze dell’ordine quando sono entrate nell’abitazione hanno trovato sangue praticamente ovunque e il 41enne marocchino avrebbe cercato di fuggire. Il sospettato è stato però subito bloccato e trovato con mani e piedi sporchi di sangue. Harnafi è stato poi portato in ospedale dove i medici gli hanno diagnosticato un trauma cranico da percosse e una contusione alla mano sinistra. Il presunto killer è stato anche sottoposto agli esami del sangue che sono risultati positivi alla cocaina.
Nell’ordinanza della gip si sottolinea l’aggressività di Harnafi che lo avrebbe portato a uccidere un uomo nonostante le suppliche della vittima e i tentativi di fermarlo da parte dei coinquilini. La custodia cautelare è infatti giustificata dal fatto che la giudice ritiene che il presunto assassino “possa reiterare condotte simili, peraltro scaturite da motivi probabilmente futili o da un semplice fastidio”.
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