Uccise il figlio per disperazione a Lamezia, a giudizio ex guardia giurata

  • Postato il 19 novembre 2025
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Uccise il figlio per disperazione a Lamezia, a giudizio ex guardia giurata

LAMEZIA TERME – Inizierà il 3 febbraio 2026 davanti la Corte d’Assise di Catanzaro il processo nei confronti di Francesco Di Cello, 64 anni, ex guardia giurata, che a maggio scorso confessò di aver ucciso il figlio Bruno di 36 anni in località Marinella. Nel corso dell’incidente probatorio di luglio scorso davanti al gip di Lamezia, Francesco De Nino, era stato riconosciuto un vizio di mente nel momento in cui uccise il figlio. Il professore Ferracuti accertò la sussistenza di un vizio di mente al momento del fatto, tale da far scemare la consapevolezza e volontarietà dell’omicidio del 2 maggio scorso.

Rigettata la richiesta di abbreviato

Nel corso dell’udienza di ieri, i legali di Di Cello, gli avvocati Giuseppe Spinelli e Renzo Andricciola, hanno sollevato al gip una questione di costituzionalità in relazione alla Legge Cartabia, che però non prevede il rito abbreviato nel caso di reati puniti con l’ergastolo. Il gip ha quindi rigettato le richieste dei legali dell’imputato, accogliendo però giuridicamente la richiesta di inserire l’imputato nei centri di giustizia riparativa che, però, allo stato non ci sono.

La confessione

L’ex guardia giurata, costituitosi al commissariato confessando di aver ucciso il figlio, confessò che la sua furia omicida era scattata per la disperazione in cui ormai si sarebbe trovata la famiglia per via della vita che conduceva Bruno Di Cello, con il sogno di diventare un modello, con la passione delle arti marziali ma che avrebbe sottoposto i familiari a continue vessazioni, violenze, minacce per ottenere dei soldi. E questo perché il 36enne sarebbe stato sopraffatto dall’uso di droghe e alcol oltre che dalla ludopatia. Sui social pubblicava anche un video in cui annunciava le sue giocate. Una confessione sofferta quella di Francesco Di Cello davanti al pm prima e al gip poi parlando di «una situazione ormai esasperata» precipitata evidentemente la mattina del 2 maggio scorso. L’uomo ha raggiunto il figlio (che aveva chiamato il padre per un problema a una gomma di una Giulietta bianca) in località Marinella dove il giovane ucciso viveva da solo. Qui nasceva l’ennesima lite e, improvvisamente, partì un colpo di pistola diritto al volto che uccise Bruno Di Cello.

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