Tutti i fili della vita. La mostra di Elisabetta Di Maggio a Milano

Elisabetta Di Maggio (Milano, 1964)rende visibile la complessità microscopica e impercettibile della vita.In questa seconda mostra (Punto Improprio) alla Galleria Christian Stein, di fronte al secolare giardino, su una delle pareti bianche spiccano in solitario due ingigantite ali di libellulain rame ossidato (Annunciazione #2, 2025), che l’artista definisce “di un verde gravido di aspettative, istoriate come le vetrate delle chiese, che ricordano il geometrismo di Piero della Francesca e insieme l’esoscheletro invisibile del magnifico animale”, e che nella loro monumentalità danno un senso di protezione e aspettativa.

Le strutture connettive di Elisabetta Di Maggio

Il lavoro di Di Maggio è una riflessione metaforica sull’esistenza: parte da fili esili che sorreggono il tutto, da fragili microrganismi a agglomerati più strutturati, e armonizza flussi sottili e cosmogonie, trasformandoli in un ordine filiforme e schematico. I nostri corpi sono gusci sorretti da uno scheletro, le nostre terminazioni nascondono innervazioni cutanee vascolarizzate; le foglie sotto il laminato verde della struttura esterna hanno una guaina sofisticata che processa la fotosintesi clorofilliana, la respirazione e la traspirazione.

Le opere di Elisabetta Di Maggio a Milano

Nel grande arazzo in garza medica intarsiato a micromosaico in cera (Improprio, 2025) i frammenti acquistano luce nellaricomposizione visiva di una nuova geografia. Sembra un collage di fiori, ma per l’artista è il “rimando a una pianta geografica, alla mappatura di una città, al circuito organizzato e ramificato di una metropolitana, ma ancor più alla complessità di un embrione”. Per Di Maggio la mappatura naturale o quella artificiale sono ineluttabili, riprendendo la complessità di un embrione uterino quale fondamento della vita. Ma Di Maggio va oltre la genetica e approccia l’architettura, l’armonia e le simmetrie naturali. Un lavoro dettagliato che induce a riflettere sulla imprescindibilità in un intreccio complesso, poetico e frangibile.

La spettacolarità della vita nei ricami di Elisabetta Di Maggio

I micro-intagli delle foglie di eucaliptus, fatti da un laser e non da un bruco, sono alchemici e avvitati in un equilibrio effimero, reso stabile e sacrale dalla teca che li contiene. Una mostra con lavori autoreferenziali, gravidi di letture che si insinuano nella mente, lasciando spazio a serie considerazioni sui minuziosi fili indispensabili che sorreggono natura e vita.

Cristina Zappa

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Autore
Artribune

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