Tutta la politica nell’arte di Diogo Pinto. La mostra da Monitor Gallery a Roma

Si conferma una galleria attenta ai giovani, alla pittura e alle tendenze internazionali Monitor Gallery che inaugura la nuova stagione espositiva con Agenzia/Agência, la prima personale di Diogo Pinto, artista nato nel 1993 a Lisbona che vive in Brasile. Una mostra che stupisce e spiazza per il talento pittorico del protagonista, ultimo acquisto della galleria, già in grado di coniugare una rara padronanza nell’uso dell’olio con una profondità concettuale, nell’espressione gentile di una decisa visione politica. Capacità che ben spiegano la scelta dell’esperta gallerista Paola Capata, ora affiancata da Gabriele Gaspari, di porlo al centro di ben due personali, dedicando a lui, con lo stesso titolo, anche la mostra nella sede portoghese della galleria.

La straordinaria abilità pittorica di Pinto 

A Roma, quando si varca la soglia dello spazio espositivo, occorre un attimo per mettere a fuoco e ricondurre tutte e nove le opere presenti allo stesso autore. Perché, per quanto siano tutte olio su tela, fatta eccezione per The Architects, su tessuto gobelin, sono caratterizzate da vertiginosi cambi di registro, per cui si passa da quadri iper realistici, come Cork, 2025, una sezione albero così dettagliata da superare persino una fotografia o Platax, 2025, immagine che riprende l’Oceanario di Lisbona, il secondo acquario più grande d’Europa, inaugurato per l’EXPO proprio nel Parque das Nações, la zona che ha ospitato la manifestazione; ad altre di carattere più espressamente pittorico, come Crystal Clear, 2025, una sezione di fiocco di neve o Ponte, 2025, dipinto del Ponte Vasco de Gama, realizzato sempre in ambito EXPO ’98 che è stato il più lungo d’Europa fino al 2018; per arrivare con Quality, 2025 a un registro fumettistico, anche in questo caso tanto fotorealistico da sembrare una stampa. Opere che dipinte espressamente per le mostre, condividono oltre il focus sull’EXPO di Lisbona, l’anno di realizzazione, circostanza che rende ancora più eclatante l’abilità del pittore di cambiare radicalmente stile e genere, in linea con precise esigenze concettuali, mantenendo inalterata la tecnica. 

Diogo Pinto, Agenzia, 2025, installation view at Monitor Rome. Photo Giorgio Benni Courtesy the Artist and Monitor
Diogo Pinto, Agenzia, 2025, installation view at Monitor Rome. Photo Giorgio Benni Courtesy the Artist and Monitor

Agenzia una mostra politica a Roma

Partendo da un focus sull’Expo di Lisbona del 1998, Pinto si sofferma su come il grande evento, nella cui scia è cresciuto, sia stato per i portoghesi solo uno specchietto per le allodole; configurandosi come un grande miraggio collettivo che ha generato l’illusione di un cambiamento senza effettivamente apportarne alcuno. Diogo sottolinea come le grandi opere non abbiamo contribuito al miglioramento della qualità della vita degli abitanti. Insomma, come nella celebre citazione Tancredi Falconeri, nipote del principe, ne Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, la considerazione amara che emerge dalla mostra è: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi“. Così, in gioco in cui non mancano punte di sarcasmo e ironia, senza diventare mai aggressivo ma lasciando ciascuno libero di trarre le proprie conclusioni, Pinto muove la sua critica sociale, in una Lisbona che a quasi 30 anni dall’evento, al di là delle apparenze, è rimasta uguale a se stessa.

Ludovica Palmieri

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Autore
Artribune

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