Tunnel subportuale, Comune: “Rivedere lo sbocco alla Foce”. E dice no allo smarino per il Parco della Lanterna
- Postato il 5 novembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Il tunnel subportuale torna a scaldare il dibattito politico della città, facendo emergere, ancora una volta, alcune possibili criticità legate al tracciato della galleria che dovrebbe unire la Foce con Sampierdarena passando sotto città e porto. L’occasione è il passaggio in Commissione consigliare della delibera di inserimento nel Puc del progetto dell’opera, un atto necessario per recepire il progetto approvato e ora in fase di progettazione esecutiva.
In Sala rossa, però, si torna a parlare dei dettagli dell’opera, la cui ricaduta sul territorio ha ancora molti aspetti da chiarire. In primis lo sbocco di levante. Come è noto l’ingresso e l’uscita del tunnel in via Brigate Partigiane prevede un innesto con la viabilità urbana molto complesso, con la necessaria rivisitazione delle famose aiuole della zona, ripristinate in questi anni a seguito del rifacimento della copertura del Bisagno. Il progetto prevede la cancellazione delle aiuole da via Cecchi in giù verso mare, vale a dire circa un terzo delle stesse. Una soluzione che ha trovato pareri discordanti ma che vede la giunta e gli uffici tecnici del Comune impegnati nella definizione di una controproposta rispetto al disegno presentato dallo Studio Piano, che prevede l’introduzione dell’inserimento di alberature. “Crediamo che il verde debba essere innanzi tutto frubile in una città moderna – ha sottolineato l’assessore all’urbanista Francesca Coppola – tenendo anche conto che il verde meramente decorativo ha dei costi molti elevati di manutenzione che impongono una attenta riflessione e analisi”. Secondo le cifre emerse durante la commissione, la civica amministrazione spende circa mezzo milione di euro all’anno per il mantenimento delle decorazioni a verde presenti in città, da viale Brigate Partigiane alle Caravelle, insieme alle altre parti “scenografiche” presenti in città.
Capitolo a parte sarà la ridefinizione dei giardini Coco, oggi una quinta quasi dimentica della città, che sarà completamente stravolta con l’apertura del tunnel. “Potrebbe essere l’occasione di definire il progetto per una vera e propria rigenerazine urbana di quell’area – sottolinea Coppola – e per questo stiamo interloquendo con lo Studio Piano per allargare a tutto il parco l’intervento di riqualificazione”. Nei prossimi giorni, infatti, l’amministrazione civica presenterà il possibile progetto alla città, durante una commissione consigliare in Municipio VIII Medio Levante: secondo le prime informazioni, l’idea sarebbe quella di rivedere il disegno dell’area, introducendo una serie di livelli, di fasce, che degradano dalle vicine mura, in modo da rendere più aperto lo spazio, fruibile l’area e coerente il contesto.
Anche a ponente, però, ci sono delle criticità che il Comune vuole risolvere. Su tutte le modalità di costruzione del Parco della Lanterna, la cui realizzazione a terrazzamenti prevede l’utilizzo dello smarino ricavato dallo scavo del tunnel. “Una soluzione che non ci convince – commenta Coppola – visto che con la terra di riporto da cantiere è impossibile generare uno spazio verde di qualità”. La paura è che quello che è stato pensato come un grande parco urbano diventi uno prato da svincolo autostradale: “Con la terra di riporto si possono fare alcuni strati di riempimenti – osserva l’assessora – ma le parti più superficiali devono poter garantire la possibilità di impiantare e mantenere con successo piante e alberi di un certo tipo, coerenti con il tessuto urbano”.
La partita con Aspi
Il convitato di pietra in questa discussione è stato senza dubbio Autostrade per l’Italia, responsabile del progetto del tunnel, concordato insieme ad altre opere con la città dal commissario per la ricostruzione Marco Bucci, in cambio del ritorno al pagamento dei pedaggi per il nodo di Genova. “Una scelta che oggi ci impone una riflessione – osserva l’assessore al bilancio Alessandro Terrile – visto che nel frattempo il costo dell’opera è lievitato al 1,1 miliardi, partendo dai 700 milioni previsti inzialemente e e per il quale ad oggi non è chiaro il panorama temporale, come peraltro sulla Gronda”. Il riferimento è chiaro: “Stiamo assistendo ad un braccio di ferro tra l’azienda e lo Stato per la definizione del piano economico finanziario – sottolinea Terrile – e temiamo che nel calderone ci possano finire anche le opere genovesi, che ricordiamo essere un risarcimento di quello che è successo con il crollo di Ponte Morandi”. Le tempitiche per la costruzione del tunnel, stando oggi alla carte, prevedono circa 80 mesi di lavorazioni, vale a dire sei anni e mezzo.
Il destino della sopralelevata
Nella discussione di oggi in aula non è mancato il confronto politico sul destino della strada sopraelevata Aldo Moro, di fatto l’infrastruttura che il tunnel subportuale dovrebbe sostituire. “In questi anni si sono fatti annunci e contro annunci – ha ricordato Terrile – ma di fatto oggi l’unico progetto vero, e approvato nel 2024, è quello che prevede la demolizione della sopraelevata come oggi la conosciamo”. Un destino che però non è di fatto segnato ancora. “Il cosa fare della Aldo Moro è una questione aperta e in piedi per noi ad oggi ci sono tutte le possibilità, compresa quella di mantenere entrambe le infrastrutture parallelamente”. Sicuramente sarà un tema fondamentale per la città del futuro, anche se ad oggi quando arriverà questo futuro non affatto chiaro.