Trump stringe accordi e alza i dazi: la strategia USA per isolare Pechino

  • Postato il 31 luglio 2025
  • Di Panorama
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Donald Trump tira dritto con gli accordi commerciali. Ieri sera, il presidente americano ha annunciato di aver raggiunto un’intesa con la Corea del Sud. Washington abbasserà i dazi dal 25% al 15%, mentre Seul si è impegnata in investimenti da 350 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Il via libera all’accordo è arrivato quasi allo scadere della deadline del primo agosto, che era stata fissata dalla Casa Bianca.

Trump accelera sugli accordi con l’Estremo Oriente

Dopo il Giappone, Trump ha quindi stretto un’intesa commerciale anche con un altro Paese dell’Estremo oriente. Non solo. Il presidente americano ha anche mostrato notevole interesse per il Sudest asiatico, visto che finora ha concluso accordi anche con Filippine, Vietnam e Indonesia. È dunque sempre più chiaro come Washington si stia muovendo per cerare di costruire una sorta di cordone sanitario attorno alla Cina dal punto di vista commerciale. Concentrandosi principalmente su Estremo oriente e Sudest asiatico, Trump punta proprio a questo obiettivo.

E attenzione: Pechino rappresenta il convitato di pietra anche nelle relazioni tra Washington e Bruxelles. Trump esige infatti che l’Ue acquisti 750 miliardi di dollari in gas e petrolio americani proprio perché vuole sferrare un colpo al Green Deal europeo e, quindi, alla stessa Cina. Non dimentichiamo infatti che la filiera del green, sia per quanto concerne le materie prime sia in riferimento alla tecnologia, fa principalmente capo alla Repubblica popolare.

Scontro frontale con Brics e India

Ma non è tutto. La Casa Bianca sta mettendo nel mirino Pechino anche da un altro versante. Innanzitutto, ieri Trump ha annunciato multe e dazi al 25% contro l’India, accusando inoltre Nuova Delhi e il Dragone di comprare prodotti energetici russi. Sempre ieri, il presidente americano ha imposto al Brasile tariffe aggiuntive al 40%. Se ufficialmente ha giustificato questa mossa citando il processo a Jair Bolsonaro e tacciando Brasilia di censura ai danni dei social media statunitensi, è in realtà mosso da considerazioni più complesse. Trump non vede di buon occhio che il presidente brasiliano, Inacio Lula da Silva, abbia rafforzato, negli ultimi anni, i legami del Brasile con la Cina.

Inoltre attenzione: Brasile, Russia, India e Cina risultano i principali Paesi dei Brics. Quei Brics contro cui, sempre ieri, l’inquilino della Casa Bianca è tornato a scagliarsi. “Stiamo negoziando proprio ora [con l’India], e si tratta anche dei Brics. Sapete, hanno i Brics, che sono fondamentalmente un gruppo di Paesi contrari agli Stati Uniti, e l’India ne fa parte. Non ci credete?”, ha dichiarato, per poi aggiungere: “È un attacco al dollaro, e non permetteremo a nessuno di attaccare il dollaro. Quindi, in parte è colpa dei Brics, in parte è colpa del commercio. Questa situazione commerciale è colpa del deficit. Abbiamo avuto un deficit enorme”. Già a fine gennaio, Trump aveva minacciato con pesanti i dazi i Brics, qualora questi ultimi avessero insistito nei loro propositi di de-dollarizzazione. Anche qui emerge quindi la competizione geopolitica e geoeconomica con Pechino.

Autore
Panorama

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