Trump, spese di guerra, terzo mandato, Mussolini leghista: incontri che fai nei meandri della politica

  • Postato il 26 giugno 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Chi è davvero Donald Trump? Un vincitore NATO; oppure un presidente che fa dell’incertezza la sua arma strategica?

Non ci sono mezzi termini quando si parla di lui. Però, all’Aja, dove si è svolto un incontro storico per gli europei, il numero uno degli Stati Uniti ha stravinto ancora una volta. 31 Paesi hanno detto si al riarmo, sono pronti a sacrificare il 5 per cento del loro Pil per una difesa che vuol dire sicurezza.

Tutti uniti, perché l’attacco ad uno vuol significare un attacco a tutti. Un accordo storico a cui si è sottratto soltanto lo spagnolo Pedro Sanchez, il quale ha lanciato il sasso per poi nascondere la mano. Ha votato si per poi rivelare coram populo che quei tanti soldi non li butterà via per comprare armi e sottovalutare i gravi problemi che assillano molte nazioni del vecchio continente, compresa l’Italia.

Chissà se ieri Giuseppe Conte non ha avuto la tentazione di parlare con Madrid per stringere la mano a quel presidente che ha avuto il coraggio di non inchinarsi allo strapotere di Trump.

Conte a Trump

Trump, spese di guerra, terzo mandato, Mussolini leghista: incontri che fai nei meandri della politica, nella foto Giuseppe Conte, presidente del M5s e Donald Trump
Trump, spese di guerra, terzo mandato, Mussolini leghista: incontri che fai nei meandri della politica – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Già, perché l’avvocato del popolo, o meglio il leader dei 5Stelle, la pensa esattamente come lui. Si isola, respinge anche il parere di molta parte del Pd che vede Elly Schlein balbettare ed avere un parere diverso da quello degli ex grillini.

Comunque la si voglia girare, per Trump quella di ieri è stata un’altra sacrosanta vittoria, perchè se 31 paesi rispondono si ad una sua proposta vuol dire che in Europa il presidente degli Stati Uniti gode di un grande prestigio.

Ad onor del vero, non sono soltanto i pentastellati a criticare e a dire un no netto al riarmo. Anche l’ala più intransigente dell’opposizione, quella di Fratoianni e Bonelli per intenderci, è contro il riarmo, dice peste e corna della riforma e sono pronti a dare battaglia in Parlamento sempre e comunque.

Il problema vero che sorge oggi è dove trovare il danaro necessario per una spesa così rilevante. Miliardi, non bruscolini che dovranno essere reperiti entro il 2035: per l’esattezza il 3,5 per cento per le spese militari, il restante 1,5 per cento per le infrastrutture.

Dove li prenderà questi soldi Giorgia Meloni? A scapito della sanità, della scuola, del salario minimo e di altre mille calamità che non possono essere ulteriormente rimandate? La premier non si nasconde, non si trincera dietro un diplomatico “no comment”, ma ai giornalisti che l’attendono al varco, replica con tre semplici parole: “Saranno spese sostenibili”.

Meloni non si inchina

Nessun inchino a Trump, nessuna sottomissione, solo una prudente ed attenta visione del futuro.

Certo, se fra le forze politiche italiane ci fosse un maggiore buon senso ed una minore acredine, la situazione potrebbe essere affrontata con uno spirito diverso. Invece, non c’è pace né tra maggioranza, né tra la minoranza.

I primi sono sempre divisi su quasi tutto, il campo largo è diventato ormai un miraggio a cui non crede più nemmeno la segretaria di via del Nazareno. A destra infuria la battaglia sul terzo mandato. Era stata presa una decisione che respingeva la proposta. Poi, si è innestata la retromarcia e tutto è ricominciato da capo. Una pessima figura perché quando chi guida il Paese sceglie una strada su cui  crede non può tornare indietro per un inutile braccio di ferro che chi va a votare non capisce, anzi condanna.

Sul fronte opposto, i riformisti (di cui fanno parte nomi di grande rilievo) sono seduti sulla riva del fiume aspettando gli eventi, Ma sono convinti che prima o poi la “rivoluzione” della Schlein dovrà cedere il passo e arrivare ad un cambio della guardia. 

Problemi di piccolo cabotaggio se si pensa a quel che infuria ancora nel mondo dove due guerre lasciano con il fiato sospeso decine di milioni di persone.

Tra Ucraina e Russia, la pace è lontana, malgrado l’ottimismo di Trump. A Gaza, si continua a morire di fame perché gli aiuti umanitari tardano per il semplice motivo che le vie d’accesso sono precluse. Insomma, che futuro dovremo aspettarci? Tempi duri, non c’è dubbio. Fino a quando?

Sono “piccole questioni” che non impensieriscono i parlamentari che noi tutti abbiamo votato. Oggi il grande interrogativo è questo: Alessandra Mussolini può cambiare casacca ed entrare di prepotenza nella Lega di Matteo Salvini? Con il nome che porta, questa bella signora potrebbe fare a meno di spaccare una parte della destra. Magari, dicendo lei stessa che nel mondo ci sono problemi più assillanti, o no?

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Autore
Blitz

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