Kings League, Mirko Cisco: "Vi racconto come ho trasformato la mia passione in lavoro”. E intanto gli Underdogs si muovono sul mercato
- Postato il 27 giugno 2025
- Di Virgilio.it
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Perrotti e Rossi sono già stati annunciati. Ma il content creator sta anche pensando a un nuovo format su Twitch. Ecco tutto quello che ci ha rivelato il presidente degli Underdogs.
Da Trinitapoli, un paesino pugliese nella valle dell’Ofanto, fino al palcoscenico mediatico della Kings League. È un po’ la classica storia del ragazzo introverso, chiuso e timido che però trasforma una passione in un lavoro. Mirko Virgilio, in arte “Cisco”, ha le idee chiare su come muoversi e quali scelte compiere per fidelizzare platee sempre maggiori ed eterogenee. Dopotutto, i numeri sui social parlano chiaro: 372 mila follower su Instagram, quasi 100 mila su Tik Tok e 5.800 sul suo canale Twitch ufficiale. Poi l’esordio quest’anno in Kings League, in una stagione che forse è andata non come effettivamente si aspettava. Ma alla fine, come ha detto in questa intervista esclusiva ai microfoni di Virgilio Sport, è il viaggio ciò che conta.
Ha già smosso le acque del mercato grazie a due colpi importanti – Perrotti e Rossi – e non si nasconde dietro alibi o scuse: l’obiettivo del prossimo anno è il primo posto. I sogni nel cassetto non mancano, le idee da realizzare nemmeno. Perché alla fine, parole sue, Cisco (abbreviazione di “ci scommetto”, ndr) “è soltanto un Mirko ce che l’ha fatta”.
Chi è Mirko, sia umanamente sia professionalmente? E, soprattutto, come hai iniziato il tuo percorso da content creator?
“Mi definisco tipster (colui che fornisce un tip, ovvero un suggerimento di pronostico, ndr) ossia analizzatore di calcio sul quale fornisco consigli e suggerimenti. Non seguo altri sport, perché il calcio mi piace sia da guardare sia da praticare. Parallelamente svolgo l’attività di content creator. Sono partito da Facebook, sul quale scrivevo, per poi passare a Instagram e Tik Tok dove racconto la mia vita a trecentosessanta gradi e porto argomenti di analisi e discussione. Infine, da cinque anni sono un punto di riferimento per il network televisivo di Sport Italia“.
Che squadra tifi e da dove provieni?
– “Trinitapoli, un paesino di quattordici mila persone in provincia di Barletta-Andria-Trani. Da ragazzo tifavo Juventus, oggi invece posso dire di non avere una squadra del cuore. Con il passare del tempo, anche per motivi professionali, ho smesso di avere una fede calcistica, preferendo un approccio razionale e oggettivo”.
Dall’ecosistema digitale come sei arrivato in Kings League? Ed è un progetto nel quale hai subito creduto o avevi delle remore iniziali?
“Due anni prima rispetto all’effettivo lancio del prodotto Kings League ho avuto dei contatti, alla Milano Games Week, con i proprietari di aNc Media. Il progetto era ancora in cantiere, e addirittura non doveva nemmeno chiamarsi Kings League. La proposta mi ha suscitato immediatamente interesse, anche perché rappresentava un modo per acquisire conoscenze e capacità ulteriori rispetto al campo professionali in cui stavo lavorando.
E la presenza di Twitch, sul quale tra l’altro sono presente da qualche mese, mi intrigava tantissimo. Non ho avuto tentennamenti perché nei ragazzi di aNc Media ho percepito professionalità e idee chiare, abbinate a una strategia commerciale lineare. Poi ho seguito il format spagnolo, e vivendo di calcio mi sono ancora più innamorato della proposta che mi era stata rivolta. Così, ho deciso di lanciarmi in questa avventura”.
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A livello imprenditoriale, qual è stato il bilancio di questa prima annata? E ti senti anche di dare un feedback tecnico sugli aspetti – a tuo parere – da migliorare?
“Nel primo split c’erano degli sponsor messi a disposizione della lega, e ci siamo basati sui budget predefiniti. Ho un po’ sforato le spese previste (ride, ndr), ma nonostante ciò mi considero un presidente molto presente. Mi sono circondato di un team di persone interno che mi aiuta e supporta: ho ingaggiato un team manager, un direttore e uno staff di talent scout. Ho sempre messo a disposizione i campi d’allenamento, fermandomi anche spesso a cena con la squadra. Sono subito entrato in confidenza con i ragazzi, vivendo il format nella sua interessa e non soltanto fermandomi alla partita del lunedì sera. Quindi, posso dire che è stato un bilancio economico negativo, ma molto positivo a livello umano.
A livello prettamente tecnico, i risultati non sono stati eccelsi, e siamo stati vittima di continui cambiamenti che fanno comunque parte del calcio. È stata una stagione in cui abbiamo dovuto affrontare tante difficoltà in campo e non, come il cambio allenatore e la ricerca di Wild Card in piena stagione. Tutto ciò è comunque servito per affrontare il secondo split. Posso comunque dire che quando impari qualcosa, hai comunque vinto“.
Secondo te quali sono i punti di forza, anche partendo da quegli attuali di debolezza, della Kings da migliorare e su cui poter investire? Parlo di aggiustamenti in chiave digitale, tecnica e di regolamento per rendere il format sempre più appetibile
“Il format di per sé ha già delle ottime basi, e insistere non troppo sulla spettacolarità quanto più a livello organizzativo e burocratico della lega. Ho suggerito di migliorare la comunicazione delle Wild Card, che non può essere il venerdì, ma bisogna consentire ai tanti giocatori e presidenti – magari impegnati sabato o domenica – di organizzarsi in tempi congrui per essere presenti il lunedì sera. Inoltre, introdurrei Wild Card di riserva per evitare eccessive disparità tra le squadre. Inoltre, ho consigliato alla lega di migliorare i controlli VAR e aiutare l’arbitro a prendere le decisioni nel miglior modo possibile.
Le decisioni, se devono essere prese anche in seguito a chiamata, devono essere visualizzate nella risoluzione qualitativa migliore possibile. Immagini sgranate e poco chiare aumentano solo la confusione. Bisogna quindi investire su dispositivi magari più piccoli, ma performanti“.
Quali sono le principali novità che interesseranno gli Underdogs nella prossima stagione? Avete già iniziato a pianificare il prossimo campionato?
“Sono uno stacanovista, e come dicevo per me la Kings è sia una passione sia un lavoro. Ci siamo già mossi sul mercato, annunciando due nuove Wild Card: Matteo Perrotti e Domenico Rossi. Questa mossa ha scombussolato i piani di molti competitor che pensavano ci fossimo fermati per il periodo estivo. Sicuramente ora tante squadre hanno cominciato a muoversi per accorciare il gap: avere annunciato due giocatori così forti ha suscitato l’interesse di giocatori e presidenti.
È stata anche una mossa volta a marcare la professionalità degli Underdogs in termini di brand reputation. Per quanto riguarda altri cambiamenti, ancora non ci sono troppo novità. Anche perché devo operarmi al crociato dopo quattro anni, e per il momento penso alla mia salute (ride, ndr). Ma è tutto propedeutico al tornare in campo e poter battere i rigori presidenziali nella miglior maniera possibile. Una cosa però posso dirla: gli Underdogs non si fermano mai“.
E se dovessi dire una squadra rivale che temi, sia in campo ma anche dal punto di vista mezzi a disposizione, chi sceglieresti?
“Non vorrei sembrare troppo presuntuoso, ma al momento sono consapevole dei nostri mezzi. Conosco il nostro metodo di lavoro, e più che invidiare credo di essere invidiato. Sono uno stacanovista, non temo nessuno e anzi penso che gli altri gradualmente temino molto gli Underdogs. Chi vive il contesto della Kings, sa che Cisco è sempre presente e pronto a imparare, formarsi e crescere per aumentare la propria professionalità e il proprio livello competitivo”.
Hai idee per il futuro, anche dal punto di vista lavorativo? Hai mai pensato di coniugare la Kings con la tua carriera di content creator?
“Sì, ci ho pensato. Mi piacerebbe creare un format su Twitch, unendo il calcio tradizionale e la Kings League. Sto studiando come rendere interessante il tutto, per intercettare gli interessi delle persone. Alla gente piace molto la spontaneità, ed è tendenzialmente curiosa. Poi, molti vogliono conoscere Mirko e non solo “Cisco” anche per quello che fa – e come lo fa – nel dietro le quinte. Voglio fidelizzare sempre più audience mostrando la mia vera natura, soprattutto in un mondo troppo strutturato e comandato da strumenti digitali (i social) spesso mistificati”.
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“Volevo solo concludere dicendo che Mirko Cisco rappresenta semplicemente ogni ragazzo che vuole trasformare il proprio sogno e passione in un lavoro. “Cisco” è voglia di rivalsa di un ragazzo che a 17 anni voleva spaccare il mondo. Cisco è l’ abbreviativo di “ci scommetto”, e significa credere in sé stessi e puntare tutto sulla propria visione. È ciò che insegno anche ai ragazzi in televisione, sui social network o nei workshop: inseguire sempre la propria passione e raggiungerla. Il mio obiettivo è trasmettere un insegnamento positivo ai tanti ragazzi che mi seguono, dimostrando loro che ho fatto della mia passione una ragione di vita. E se ci sono riuscito io, con uno zaino in spalla, da un paesino pugliese di quattordici mila persone, possono farlo tutti. Ai ragazzi dico: “superate la vostra paura interiore, alla fine Cisco è soltanto un Mirko che ce l’ha fatta”.