Trump aggiusta il tiro sulle auto e salgono i titoli Ford e Stellantis
- Postato il 30 aprile 2025
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Il Quotidiano del Sud
Trump aggiusta il tiro sulle auto e salgono i titoli Ford e Stellantis
Le aziende potranno scegliere tra la tassa sull’acciaio o quella sulle auto. Ma l’obiettivo resta il trasferimento delle produzioni negli Stati Uniti
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aggiusta il tiro sulle automobili alleggerendo i dazi. È quanto prevede un ordine esecutivo che “salva” la componentistica. Praticamente i costruttori potranno scegliere se pagare i dazi sull’acciaio o sui veicoli. Dunque una sola tariffa e naturalmente la più conveniente. La tassa del 25% sulle auto importate resta, ma i costruttori che producono e vendono negli Usa possono ottenere alcuni rimborsi, anche fino al 3,75% del valore della vettura.
E comunque saranno favorite le aziende che trasferiranno sul territorio americano la maggior parte delle lavorazioni per incrementare così l’occupazione. Fino ad arrivare a dazio zero. L’obiettivo resta dunque sempre lo stesso: favorire il trasferimento degli stabilimenti di produzione negli Stati Uniti.
Il segretario al Commercio americano, Howard Lutnick, ha precisato che il piano prevede l’esenzione per le auto assemblate con almeno l’85% di componenti americani. I produttori avranno due anni di tempo per rafforzare le filiere nazionali.
Non è una marcia indietro, ma comunque un’apertura. Ed è bastato questo ammorbidimento da parte del tycoon per far salire i listini di Ford e Stellantis che hanno segnato a Wall Street rispettivamente +1,2% + 4,3%. Secondo quanto riferisce la Cnn la decisione di Trump sarebbe maturata dopo una serie di colloqui con i vertici delle principali case automobilistiche che lo avrebbero convinto a una maggiore flessibilità.
Ma la tensione commerciale comunque resta. Anche all’interno degli States.
Ieri ci sarebbe stato un vivace scambio telefonico tra Trump e Jeff Bezos sulle voci di una decisione di Amazon di mettere in evidenza il costo dei dazi nei prezzi dei suoi prodotti.
Un “atto ostile e politico” così definito dalla portavoce dalla Casa Bianca. A stretto giro la smentita da parte di Amazon che non avrebbe preso in considerazione questa idea per lo store principale né per nessun altro sito.
In serata il presidente Usa ha annunciato passi avanti nella trattativa con l’India: “Penso che avremo un accordo”, ha affermato.
Ieri intanto sulla questione dazi è intervenuta ancora una volta la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen che, in occasione del Congresso dei Popolari a Valencia, ha ribadito come i mercati globali siano scossi “dall’imprevedibile politica tariffaria dell’amministrazione statunitense. I dazi statunitensi sul resto del mondo sono ai massimi da un secolo a questa parte. Le tariffe sono come le tasse. Fanno male sia ai consumatori che alle imprese. Colpiscono sia Wall Street che Main Street. Milioni di cittadini – ha aggiunto – dovranno fare i conti con un aumento della spesa. Le medicine costeranno di più”. E ancora un avvertimento: “Non possiamo e non dobbiamo permettere che questo accada”.
La Cina, la più colpita dalle misure di Trump, persegue la strategia dell’autosufficienza tecnologica rafforzando i legami con il sud del mondo. E’ quanto ha ribadito il presidente cinese Xi Jinping, in occasione di una visita a Shanghai. Il Paese del Dragone punta ad andare ancora più avanti sull’Intelligenza artificiale e il numero uno del governo cinese ha chiesto a Shanghai di “accelerare i suoi sforzi per diventare una fonte di innovazione all’avanguardia e un hub tecnologico globalmente influente”. Pechino su questo fronte ha chiamato a raccolta i paesi del sud del mondo. I Brics, da parte loro, sarebbero pronti a rafforzare la collaborazione economica per contrastare così le misure restrittive degli Usa. E si pensa in un futuro anche a una moneta comune.
Insomma si tentano strade diverse per evitare il pesante impatto delle tariffe che rischiano di mettere in difficoltà tutte le economie mondiali.
A evocare i rischi che la guerra dei dazi comporta per la stabilità finanziaria globale è stata ieri la Banca d’Italia nel consueto rapporto sulla stabilità finanziaria. Un segnale della crisi, secondo l’Istituto di Via Nazionale, arriva dal crollo di fiducia dei consumatori americani al minimo dal 2020.
Bankitalia ha parlato di “notevole aumento dell’incertezza e di tensioni sui mercati finanziari” con previsioni di crescita al ribasso. E non va meglio il sentiment economico nell’Unione europea. Quanto all’Italia secondo il report “l’alto debito pubblico e la scarsa crescita dell’economia italiana rimangono fattori di vulnerabilità”. Anche se “i rischi per il sistema finanziario italiano restano comunque moderati”. Grazie alla buona capitalizzazione delle banche e alla bassa disoccupazione.
Il Quotidiano del Sud.
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