Trento, due cacciatori a giudizio per l’uccisione dell’Orsa F36: era stata trovata morta nel 2023

  • Postato il 24 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Due cacciatori trentini saranno rinviati a giudizio e dovranno rispondere di bracconaggio e uccisione di un’orsa di 6 anni che si trovava in compagnia di un piccolo. Il gip Enrico Borrelli, del Tribunale di Trento, ha riconosciuto le ragioni sostenute in un ricorso presentato dalla Lega anti vivisezione, che si era opposta all’archiviazione del procedimento aperto a carico di quattro cacciatori, a seguito del rinvenimento del cadavere dell’orsa F36. Per due di loro è arrivata l’archiviazione, perché un cacciatore si trovava a due chilometri di distanza dal punto dove è stato sparato a F36, mentre un secondo era intento al recupero di animali. Diversa la posizione degli altri due per i quali il giudice ha chiesto alla Procura di formulare la richiesta di rinvio a giudizio.

Esulta la Lav. “Grazie al nostro intervento il procedimento non è stato archiviato, chiediamo giustizia per l’orsa e per il suo cucciolo reso orfano dal clima d’odio creato dalla giunta Fugatti nei confronti degli orsi trentini” dichiara Massimo Vitturi, responsabile animali selvatici dell’associazione. “Dalle ipotesi investigative è emerso che l’uccisione è avvenuta senza alcuno stato di necessità, l’animale non era nella posizione di attacco”. Lav definisce la vittima “un’orsa condannata a morte dal presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, perché responsabile di avere semplicemente seguito due escursionisti senza alcun contatto. Grazie al nostro intervento il Tar Trentino annullò la condanna a morte, ma Fugatti si premurò di emettere immediatamente un nuovo atto per la cattura e la condanna all’ergastolo dell’orsa”.

La carcassa era stata rinvenuta il 27 settembre 2023 nei boschi di Roncone in Sella Giudicarie. L’autopsia provò che era stata abbattuta da una fucilata, anche se l’ogiva non è stata mai trovata. Le analisi dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie hanno permesso di rinvenire tracce di piombo sul corpo dell’animale. A sparare da una distanza di 600 metri sarebbe stato un fucile a canna rigata. Per questo sono stati indagati i cacciatori che si trovavano vicino all’appostamento di caccia.

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Il Fatto Quotidiano

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