Trapianto di rene con un gruppo sanguigno incompatibile, “modificato” l’organo non il paziente

  • Postato il 5 ottobre 2025
  • Scienza
  • Di Il Fatto Quotidiano
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C’è un passo avanti nella medicina dei trapianti d’organo. È riuscito un intervento di rene da donatore con gruppo sanguigno incompatibile grazie a un innovativo metodo che “modifica” direttamente l’organo anziché il ricevente. Finora, per superare l’incompatibilità, era necessario sottoporre i pazienti a giorni di trattamenti intensivi per sopprimere il sistema immunitario. In questo nuovo approccio, invece, si utilizzano speciali enzimi che agiscono come forbici molecolari, eliminando l’etichetta che identifica il gruppo sanguigno direttamente sull’organo da trapiantare.

Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Biomedical Engineering, è frutto del lavoro congiunto tra il West China Hospital della Sichuan University, il Centro di urologia e nefrologia dell’Università medica di Chongqing e la University of British Columbia in Canada. Questo risultato potrebbe contribuire significativamente a ridurre le lunghe liste d’attesa per i trapianti mentre la ricerca prosegue nel centrare l’obiettivo di poter usare un giorni organi di maiali geneticamente modificati.

“È il risultato di anni di ricerca di base che finalmente si traducono in potenziali benefici per i pazienti”, ha commentato Stephen Withers della University of British Columbia, che ha guidato lo studio insieme a Xiaofeng Lu, Tao Lin e Turun Song del West China Hospital, e Keqin Zhang dell’Università di Chongqing. “Vedere le nostre scoperte avvicinarsi all’impatto reale è ciò che ci motiva.”

Gli enzimi, sviluppati in Canada, hanno eliminato le molecole che contraddistinguevano il gruppo A sui vasi sanguigni del rene, trasformandolo in gruppo 0, il cosiddetto donatore universale. Il trapianto è stato effettuato in Cina, con il consenso della famiglia, su un paziente cerebralmente morto: il rene ha funzionato senza segni di rigetto acuto per due giorni. Il terzo giorno sono ricomparsi alcuni marcatori del gruppo sanguigno originale, provocando una leggera reazione, ma molto meno grave rispetto a quella normalmente associata all’incompatibilità. I ricercatori hanno anche osservato segnali iniziali di tolleranza da parte dell’organismo.

Ora il team di ricerca punta a ottenere l’approvazione per avviare una sperimentazione clinica. L’obiettivo è perfezionare l’uso degli enzimi per renderli applicabili non solo ai trapianti, ma anche alle trasfusioni di sangue universali. Inoltre, questo metodo potrebbe ampliare l’uso di organi da donatori deceduti, offrendo nuove opportunità a migliaia di pazienti in attesa di un trapianto.

Lo studio su Nature

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Il Fatto Quotidiano

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