Tra poco vedremo ovunque gli ermellini mascotte delle Olimpiadi, ma quelli veri stanno scomparendo: ecco perché

  • Postato il 27 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Tra qualche mese vedremo ermellini dappertutto. Due in particolare: uno bianco e uno marrone. Il primo è Tina, nome che deriva da Cortina; l’altro è Milo, da Milano (sì, fino a qui si è spinta la fantasia del marketing olimpico con l’avallo di migliaia bambini prestatisi a un sondaggio ad hoc). Tina è l’ermellino bianco ed è la mascotte dei Giochi Olimpici Invernali; Milo ha il manto bruno e rappresenta i Giochi Paralimpici (non per altro è stato concepito con una zampa sola!). E va bè, di fronte alle mascotte, si sa, si ritorna tutti un po’ bambini.

Nella realtà, però, di ermellini ne vedremo pochissimi. Non solo perché è un animale mimetico ed estremamente elusivo, ma perché sta di fatto sparendo.

In questi giorni gli esemplari che popolano le Alpi sono in procinto di cambiare colore. Tra poco prenderanno le sembianze di un piccolo fantasma bianco sul quale spiccheranno le palline nere degli occhi. Il cambio di livrea avviene nel cosiddetto fotoperiodo, ovvero durante la variazione delle ore di luce. Attenzione: è la luce, la mancanza di luce, che agisce sul pigmento del pelo, non il freddo dell’imminente inverno. Dunque poco importa se attorno il biancore della neve non c’è: d’inverno lui è sempre, sempre, bianco. E questo può rivelarsi un problema.

Lui non si accorge di essere bianco in un contesto non bianco: dunque sta lì, fermo, come sempre, sicuro di non essere visto. E qui c’è la beffa: il mimetismo che gli servirebbe a proteggersi ora lo fa diventare un bersaglio ancora più evidente nel pendio senza neve. È come urlasse ai suoi predatori: “Venite a prendermi, sono qua!”. Lui non lo sa, macchiolina bianca sulla montagna marrone.

L’ermellino sta scomparendo per l’arrivo sempre più tardivo della neve. E, paradosso, è diventato proprio la mascotte delle Olimpiadi della neve. Chissà se dalle parti del Cio o del Coni ne hanno una vaga idea. Sarà opportuno dirglielo a gran voce, magari chiedendo anche qualche stanziamento in denaro (briciole in confronto alla montagna di milioni che gestiscono) per quei pochi scienziati e istituzioni che studiano il prezioso mustelide e cercano di trovare metodi di conservazione, tra questi l’Università di Torino e Ermlin Project. Fatelo, finanziate la ricerca. Tina e Milo diventerebbero più simpatici.

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Il Fatto Quotidiano

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