Tigri ed elefanti: finalmente due buone notizie

  • Postato il 7 dicembre 2025
  • Di Focus.it
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Nel flusso di notizie deprimenti sullo stato della biodiversità, quando qualcosa funziona bisogna farci caso: per questo riferiamo con piacere due piccole storie di successo nella conservazione delle specie, che riguardano due grandi mammiferi di abitudini e geografie molto distanti, ma che legano entrambi alle foreste la loro sopravvivenza.. Le tigri di Sumatra si incontrano più spesso nella giungla di quanto si pensasse. La prima notizia riguarda un'indagine condotta con fototrappole (le stazioni fotografiche collegate a sensori di movimento usate per documentare animali molto rari e sfuggenti) all'interno dell'ecosistema Leuser, una delle aree più vaste e incontaminate di foresta pluviale tropicale del Sudest asiatico: una distesa verde tra le province di Aceh e Nord Sumatra (Indonesia), preziosissima per la biodiversità animale e vegetale. L'indagine ha documentato la presenza nell'area di più del doppio del numero delle tigri di Sumatra (Panthera tigris sumatrae) rispetto a quelle trovate altrove sull'isola di Sumatra. Un bel segnale dello stato di salute di questa popolazione.. Grazie a una collaborazione tra la popolazione indigena dei Gayo, che conosce queste foreste come le sue tasche, all'organizzazione per la conservazione Hutan Harimau e ad altri enti di ricerca, sono state installate in una parte poco studiata dell'ecosistema 60 fototrappole. Queste hanno fotografato 17 tigri di Sumatra in una finestra di 90 giorni nel 2023, e 18 in un periodo della stessa durata nel 2024: nel medesimo arco di tempo, le ricerche precedenti avevano individuato solo 7 tigri in media. Il nuovo numero va ben oltre le aspettative.. Dietro il rimbalzo: tanto cibo e protezione. Come ricorda lo studio, pubblicato su Frontiers in Conservation Science, oggi la maggior parte delle tigri si trova in India dove negli ultimi anni si sono registrati diversi passi avanti nella conservazione. Ben più critico è lo stato delle popolazioni di sottospecie di tigri presenti nelle foreste pluviali del Sudest asiatico, sulle quali si dispone di dati meno affidabili. Le tigri di Sumatra sono predatori al vertice della catena alimentare che necessitano di una grande abbondanza di prede: averne trovate in numeri più alti del previsto significa che queste foreste sono ricche di altri animali, come i cervi sambar di cui le tigri si nutrono.. Il raddoppio di esemplari di tigre incrociati dalle fototrappole significa anche che le ronde mensili dei ranger organizzate nella foresta dalle ong per dissuadere i contrabbandieri funzionano, anche se si potrebbe fare di più: secondo la lista IUCN (redatta cioè dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) al momento si contano tra i 441 e i 679 esemplari totali di tigri di Sumatra, e negli ultimi anni, il Sudest asiatico ha già perso completamente le tigri dai paesi di Vietnam, Cambogia e Laos.. Sugli elefanti africani di foresta ci eravamo sbagliati (meglio così!). La seconda notizia riguarda gli elefanti africani di foresta (Loxodonta cyclotis) presenti nelle foreste dell'Africa centrale (in Stati come Repubblica del Congo, Gabon, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana). Questi mammiferi, più piccoli degli elefanti della savana, sono considerati ingegneri ecosistemici, per la loro capacità di eliminare gli alberi più piccoli dalle foreste e far prosperare quelli più grandi, e perché favoriscono la dispersione dei semi. Solo dal 2021 il loro stato di conservazione è valutato separatamente da quello degli elefanti della savana (Loxodonta africana).. Ebbene, una nuova valutazione del numero degli elefanti di foresta basata sui campioni di DNA prelevati dai loro escrementi ha permesso di definire in modo più accurato la dimensione totale della loro popolazione, ora stimata in 135.690 esemplari. È un numero più alto del 16% rispetto ai dati pubblicati nel 2016, anche se il pachiderma rimane a rischio critico di estinzione, a causa del bracconaggio e della frammentazione del suo habitat. Come precisano gli esperti della IUCN, «i numeri aggiornati degli elefanti africani delle foreste non devono essere interpretati come una crescita della popolazione, ma piuttosto come il risultato di una migliore copertura di indagine resa possibile da metodi basati sul DNA. Queste tecniche hanno ridotto significativamente l'incertezza nelle stime di rilevamento e ci hanno permesso di valutare aree precedentemente inaccessibili»..
Autore
Focus.it

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