“The Girlfriend”, anatomia di una ossessione. La miniserie dove Robin Wright fa la gallerista

  • Postato il 18 settembre 2025
  • Cinema & Tv
  • Di Artribune
  • 1 Visualizzazioni

Robin Wright è abituata a incarnare personaggi femminili complessi, figure che oscillano tra forza e fragilità, determinazione e abisso interiore. Con The Girlfriend, miniserie tratta dal romanzo di Michelle Frances e disponibile su Prime Video, l’attrice compie un passo ulteriore: oltre a essere protagonista, firma anche la regia di più episodi, assumendosi la responsabilità di modellare dall’interno lo sguardo con cui questa storia di ossessione, identità e rivalità viene raccontata.

Robin Wright attrice e regista per “The Girlfriend”

“È stato come indossare tre cappelli allo stesso tempo: attrice, regista, custode del tono complessivo”, racconta Wright, spiegando come il lavoro sul set fosse un continuo esercizio di sdoppiamento. Da un lato la presenza scenica di Laura, madre alle prese con il figlio Daniel e con la nuova e inquietante compagna Cherry; dall’altro il controllo registico, quindi la capacità di fermarsi e dire ‘stop’ quando una scena non funzionava. “È liberatorio, perché puoi decidere di non portare con te un momento che non senti autentico”, aggiunge.

Una serie che si insinua tra collezionisti e dilemmi esistenziali

La serie affonda le radici nei dilemmi esistenziali di una donna a metà della vita: il nido vuoto, la paura di perdere il controllo sul proprio ruolo materno, l’irruzione di una nuova figura femminile che sembra minacciare equilibri consolidati. “C’è una parte fraudolenta nel mondo dell’arte che Laura frequenta, fatta di collezionisti ricchi e vanità di superficie. Lei non ci crede, non si riconosce. E questa incrinatura diventa anche psicologica, un cortocircuito che la porta a smarrirsi”, osserva Wright.

L’arte e l’ambiente lavorativo la disorientano tanto quanto la sfera privata. Nel racconto, il confronto con Cherry, interpretata da Olivia Cooke, diventa il cuore pulsante della narrazione: due “femmine alfa”, come le definisce Wright, sospese tra attrazione e sospetto. In un altro contesto potrebbero essere amiche; qui si affrontano come in un duello, in un continuo gioco di maschere e rivelazioni.

Una serie dall’approccio cinematografico

Dal punto di vista stilistico, Wright ha scelto di girare con un approccio cinematografico, lontano dai ritmi convenzionali delle serie da palinsesto. Con il direttore della fotografia Matias Nyberg c’è stata sintonia sin da subito, già dai primi incontri: “Abbiamo aperto i rispettivi laptop e avevamo le stesse immagini. È raro, ma fondamentale: la relazione tra regista e DOP è la più importante su un set. Da qui la decisione di usare meno tagli, di privilegiare movimenti fluidi di macchina che restituissero l’idea di una presenza minacciosa, quasi invisibile, sempre nella stanza. ma il team riesce comunque a tirare fuori il meglio, capisci che non c’è niente di paragonabile a questa forma di cameratismo”.

“The Girlfriend”, solo questione di prospettiva?

Il tema della percezione soggettiva attraversa l’intera miniserie: ogni punto di vista – quello di Laura, Cherry, Daniel – genera una verità parziale, diversa. “È ciò che accade nella vita”, puntualizza Wright. “La propria versione di un fatto non è mai identica a quella di chi sta accanto o in ascolto. Tutto dipende dai nostri traumi, dai nostri trigger personali”. E anche per questo motivo, The Girlfriend non offre un finale univoco ma lascia che lo spettatore costruisca la propria interpretazione.

Con The Girlfriend, Robin Wright si conferma non solo interprete magnetica, ma regista capace di trasporre in immagini l’ambiguità dei sentimenti umani. Il suo sguardo, diviso tra dentro e fuori la scena, restituisce un’opera stratificata che interroga lo spettatore sulle zone d’ombra delle relazioni, dimostrando come la verità, spesso, sia solo questione di prospettiva.

Margherita Bordino

L’articolo "“The Girlfriend”, anatomia di una ossessione. La miniserie dove Robin Wright fa la gallerista" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

Potrebbero anche piacerti