Terra dei fuochi, fatta la legge mancano i soldi. Tutti gli sconti con cui il Governo Meloni sceglie di non colpire il sistema
- Postato il 3 ottobre 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Con 137 voti favorevoli e 85 contrari, la Camera ha convertito in legge il decreto Terra dei Fuochi, testo di 15 articoli con cui si stanziano 15 milioni di euro per il 2025 destinati agli interventi di ripristino ambientale e bonifica dei siti contaminati, affidati al Commissario unico. I partiti di Governo esprimono soddisfazione, ma per l’opposizione si tratta di un’occasione persa sotto molti punti di vista. Perché si inaspriscono le pene (sono stati evitati i tentativi di depotenziare l’efficacia delle nuove sanzioni contro abbandoni, discariche abusive e spedizioni illegali di rifiuti), ma le risorse economiche sono insufficienti (si prevede uno stanziamento pluriennale da 60 milioni) e per molti non si colpisce il sistema. Dunque, la legge c’è, ma divide, anche perché sono diverse le proposte e le richieste che arrivavano dai territori di cui, alla fine, non c’è traccia del testo definitivo. Eppure, per la premier Giorgia Meloni “la lotta alla camorra e ai trafficanti di rifiuti compie un nuovo passo fondamentale. Non si tratta di un semplice traguardo legislativo, è una promessa mantenuta con i cittadini di Napoli, di Caserta e di tutta la Campania, per restituire loro un ambiente pulito e sano in cui vivere”. Ma va all’attacco il vicepresidente della Camera, Sergio Costa: “La vera vergogna è che in questa legge non c’è una sola parola sulla salute delle persone: zero biomonitoraggio, zero sorveglianza sanitaria, zero sostegno per le cittadine e i cittadini che pagano sulla propria pelle decenni di inquinamento”.
L’esultanza dei partiti di governo – Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin (di Forza Italia) ha invece ringraziato il Parlamento per la conversione in legge “del nostro provvedimento sulla Terra dei Fuochi”. Secondo Gimmi Cangiano, deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente della commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, con l’approvazione definitiva del decreto “lo Stato apre finalmente una pagina nuova di giustizia e legalità. Pene più severe contro chi abbandona e brucia rifiuti, fondi per le bonifiche, tracciabilità e poteri straordinari: misure concrete che i cittadini attendevano da anni”. Secondo Marco Cerreto, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo in commissione Agricoltura “il Governo Meloni dimostra così di saper tradurre in azioni concrete le istanze dei cittadini, dando finalmente risposte a chi per troppo tempo ha visto la propria terra avvelenata e la propria salute messa a rischio”.
Piovono critiche. Auriemma (M5S): “Provvedimento slogan” – Ma il decreto, secondo molti, non avrebbe accolto affatto le istanze dei cittadini. “Non è possibile che il governo faccia un provvedimento chiamato Terra dei fuochi, e poi si debba scoprire che questo testo non ha accolto nulla delle richieste di chi vive in quei luoghi, territori che per decenni non sono stati ascoltati” ha commentato nella dichiarazione di voto la vicepresidente del gruppo M5S alla Camera, Carmela Auriemma, secondo cui “il provvedimento è uno slogan che il Governo Meloni vuole vendere in campagna elettorale”. E ancora: “Ma davvero pensano di risolvere il problema della Terra dei fuochi con 15 milioni che non bastano neanche per pagare la struttura del commissario straordinario? Ricordo che questo governo non ha messo soldi né sugli screening sanitari né sulle indagini epidemiologiche e che sulle bonifiche ha messo pochi spiccioli. Lo stesso governo che non ha avuto la forza di trovare sei milioni per gli screening al seno delle giovani donne e poi ha trovato 15 milioni in più per gli staff dei ministeri e ha inventato un nuovo dipartimento”.
Bonelli (Avs): “Occasione mancata”. E Costa fa i conti: “Mancano quasi 2 miliardi” – Secondo il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, i 15 milioni di euro stanziati per le bonifiche sono una cifra irrisoria: “Con quei fondi non si riesce nemmeno a mappare tutte le discariche da mettere in sicurezza, figuriamoci a procedere con le bonifiche vere e proprie”. Le aree contaminate sono estese, complesse e spesso sotto il controllo diretto o indiretto dei clan. A dare le cifre è il vicepresidente della Camera, Sergio Costa. “Il commissario Vadalà ha certificato che servono 2 miliardi di euro in dieci anni e 500 milioni di euro in due anni per attuare la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (Leggi l’approfondimento), il governo ne ha stanziati appena 60 milioni, coprendo solo il 12% del necessario” spiega, sottolineando che “mancano 440 milioni di euro di quelli che servirebbero immediatamente e 1,5 miliardi nel medio termine. Con questi buchi non si bonifica un territorio avvelenato”. D’altronde, anche se con un giudizio complessivo meno negativo, i conti non tornano neppure per Legambiente. “Perché 15 milioni di euro destinati, per il 2025, agli interventi nelle discariche e nei siti contaminati affidati al commissario unico Vadalà rappresentano solo il 50% di quelle necessarie, secondo la struttura commissariale, a rimuovere le oltre 30mila tonnellate di rifiuti abbandonate nella “Terra dei fuochi” commenta il presidente, Stefano Ciafani.
Le proposte non accolte durante l’iter – Ma la questione delle risorse non è l’unica carenza della legge. “Questo governo ha scelto la strada del pugno duro con i cittadini invece che con i sistemi criminali: si inaspriscono le pene, si introducono arresti in flagranza differita, si sospendono patenti, ma non si tocca la filiera di chi inquina” aggiunge Costa, ricordando che mancano il Daspo ambientale per le aziende criminali e la confisca allargata dei beni di prestanome e familiari, strumenti pure si volevano introdurre con il progetto di legge”. Durante l’iter parlamentare è stata eliminata anche la responsabilità automatica dei titolari d’impresa per omessa vigilanza, un regalo a imprenditori che si nascondono dietro i dipendenti mentre avvelenano l’ambiente.
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