Termovalorizzatore, non solo Valbormida: per l’impianto spunta l’ipotesi Valle Scrivia. Ma nel savonese continua la mobilitazione dei contrari

  • Postato il 25 settembre 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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Liguria. E’ in stallo il progetto per l’impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti in Liguria, termovalorizzatore o waste to chemical. Il presidente della Regione Marco Bucci aveva preannunciato il bando a giugno, poi lo slittamento in attesa dell’esito del tavolo tecnico permanente aperto dalla Provincia di Savona con sindaci, Arlir e rappresentanti del mondo scientifico tra cui esperti dell’Istituto superiore di sanità. Nelle scorse ore il presidente della Provincia Pierangelo Olivieri ha rilanciato sottolineando la necessità di “impianti altamente performanti, capaci di trasformare i rifiuti in energia green”. Ma i tempi sono tutt’altro che certi.

La strategia della Regione: prima il via libera dei Comuni, poi il bando

Dalla Regione si ribadisce la linea: “Stiamo lavorando con diversi Comuni per valutare le soluzioni migliori. Quando le individueremo procederemo al bando”, spiegano fonti di palazzo. Quindi la strategia è rimasta invariata: prima andrà incassata la disponibilità del sindaco (o dei sindaci) del territorio dove insisterà l’impianto, poi si apriranno le manifestazioni di interesse rivolte alle aziende. In altri termini, senza avere già in pancia un accordo politico a livello locale, non si partirà nemmeno con una procedura che andrebbe sicuramente deserta, dato che negli indirizzi della giunta è esplicitata la necessità di una “nota di adesione del Comune interessato”.

Il bando in teoria è già pronto e, secondo le linee guida approvate, prevede la realizzazione di un solo impianto (dunque esclusa la possibilità che possano essere due di dimensioni inferiori) capace di trattare 320mila tonnellate all’anno per superare la necessità di inviare l’indifferenziato e quote di rifiuti speciali fuori regione. La superficie minima dovrà essere di 100mila metri quadrati con tolleranza del 30%. La scelta della tecnologia (termovalorizzatore o waste to chemical) è demandata alle aziende che presenteranno i progetti.

Termovalorizzatore, le ipotesi in campo e il nodo Genova

Tra le aree ottimali individuate dallo studio del Rina, finora la Val Bormida è quella con più chance di ottenere un via libera. Le tensioni però rimangono molto forti, in particolare tra Cairo Montenotte e Cengio, dove si ipotizza di localizzare il termovalorizzatore. Nel frattempo, nell’eventualità che lo scontro politico pregiudichi la fumata bianca dall’entroterra savonese, l’Agenzia regionale dei rifiuti sta già esaminando altre opzioni, non necessariamente tra quelle già ritenute idonee, ma in generale sul territorio ligure, in un punto che risulti baricentrico tra Genova e Imperia per ragioni logistiche.

Genova, per ora, attende alla finestra. “Stiamo aspettando il bando regionale, non abbiamo nessuna indicazione”, riferisce la sindaca Silvia Salis, che martedì ha effettuato un sopralluogo a Scarpino insieme all’assessora all’ambiente e ai vertici di Amiu. E poi accusa: “È molto bello che la minoranza, dopo otto anni di governo, mi chieda una risposta precisa e netta a quattro mesi dal nostro insediamento”.

La spada di Damocle per il capoluogo si chiama proprio Scarpino: tra cinque o sei anni la discarica arriverà a esaurimento e il Comune dovrà pagare 7 milioni all’anno per trent’anni solo per lo smaltimento del percolato, con costi totali che potrebbero raggiungere i 300 milioni complessivi fino al 2060.  “Ora siamo arrivati al momento di trovare una soluzione“, sottolinea la sindaca.

L’aspetto geografico, tuttavia, preoccupa l’amministrazione di Tursi. “C’è un tema di grandezza e un tema di collocazione – riflette Salis -. Ora conferiamo i rifiuti fuori regione, ma se l’impianto viene fatto a 100 chilometri da Genova il problema rimane lo stesso. L’importante per noi è avere una certezza, in modo da organizzarsi per calcolare le ricadute sui costi”.

E se il termovalorizzatore fosse a Scarpino? In campagna elettorale la sindaca aveva definito “non ideale” l’ipotesi di un “impianto sovradimensionato in una discarica che sta per chiudere“. L’opzione Scarpino, sebbene sul tavolo, era stata esclusa da Piciocchi ma ripescata da Bucci. Tanto che Salis la liquidò con un inevitabile “mettetevi d’accordo“. Oggi, però, la posizione non sembra così netta.

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La discarica di Scarpino

Comunque il sopralluogo a Scarpino, assicura la prima cittadina, non aveva secondi o terzi fini. “Una visita per osservare da vicino il cuore della gestione dei rifiuti della città e confrontarsi con i tecnici, valutare le criticità attuali e le potenzialità future”, si legge nella nota diffusa da Amiu. È bene ricordare che l’azienda aveva già ricevuto dal Comune (con Piciocchi reggente) le linee d’indirizzo per partecipare alla manifestazione d’interesse regionale per costruire l’impianto.

Sullo sfondo c’è un’alternativa che potrebbe rivelarsi un jolly per la giunta Bucci: la Valle Scrivia, altra area riconosciuta come idonea dal Rina. Tra i vantaggi, approfonditi da Genova24 negli scorsi mesi, ci sarebbero la maggiore vicinanza al nucleo metropolitano genovese, di fatto il maggior produttore di rifiuti, e il casello autostradale di Busalla negli immediati dintorni. Si aprirebbero possibilità di sinergia con la raffineria Iplom, che potrebbe usare proprio l’energia prodotta dal termovalorizzatore. E c’è un’area già a disposizione di Amiu, l’ex discarica in località Birra, nel comune di Busalla. Al momento si tratta di suggestioni o poco più, ma in vallata è già iniziata la mobilitazione del fronte contrario.

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L'ex discarica in località Birra a Busalla

Continua lo scontro politico

I capigruppo del centrodestra in Regione fanno pressione: “In Liguria costa troppo smaltire i rifiuti fuori regione senza poter sfruttare i benefici di ritorno sul territorio. La nostra regione non può essere esclusa dalle opportunità che invece hanno colto altre realtà come Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Lombardia. È il momento delle scelte. Ed è per questo che crediamo che chiudere il ciclo dei rifiuti non soltanto sia un’opportunità, ma una chiara ed evidente responsabilità politica”.

A rispondere è il Partito Democratico: “Nei giorni in cui la Val Bormida si trova sotto il fango, esattamente un anno dopo la precedente alluvione, la destra spinge per mettere un termovalorizzatore su quello stesso territorio. E, invece di concentrare gli sforzi e ragionare su come metterlo in sicurezza – dichiara il consigliere regionale Roberto Arboscello –  tutto il centrodestra si mobilita affinché il termovalorizzatore arrivi qui. La Val Bormida ha bisogno di sanità, di infrastrutture, di messa in sicurezza idrogeologica. Queste sono le priorità di cui discutere e non un impianto per la chiusura del ciclo dei rifiuti”.

“Le dichiarazioni dell’assessore Ripamonti e del presidente della Provincia Olivieri sull’ipotesi di un inceneritore in provincia di Savona confermano come il dibattito sia oggi orientato più a difendere un modello industriale obsoleto che a proporre soluzioni realmente sostenibili“, dichiarano il capogruppo regionale del M5s Stefano Giordano e la coordinatrice provinciale del M5S Savona Stefania Scarone. “L’esperienza del Gerbido di Torino dimostra che, a fronte di 440mila tonnellate di rifiuti trattati, oltre 113mila si trasformano in scorie e ceneri speciali, da smaltire in discariche o riutilizzare con rischi concreti per ambiente e salute. Non è quindi un ciclo virtuoso, bensì uno spostamento del problema altrove. La Valle Bormida, già martoriata dall’eredità Acna, non può essere nuovamente sacrificata”.

Autore
Il Vostro Giornale

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